Serie B, squadra che vince non si cambia
Tra le certezze maturate nel girone d’andata del campionato di Serie B, ce ne è una che spicca su tutte le altre: molte squadre che stanno facendo un campionato al di sopra delle aspettative hanno cambiato poco quest’estate, mantenendo l’ossatura della squadra della passata stagione.
Partiamo, per quanto dimostrato sul campo, dal “miracolo” chiamato Carpi, in fuga con nove punti di vantaggio sulle inseguitrici Bologna e Frosinone. La squadra emiliana ha sorpreso tutti ma è in realtà frutto di una grande organizzazione alla base del progetto maturato in seguito alla promozione sorprendente ottenuta nella finale playoff di Lega Pro contro il Lecce. Il piazzamento dell’anno scorso a metà classifica sembrava essere il massimo per i biancorossi, di casa in uno stadio con appena quattromila posti e in una città che la Serie B l’aveva vista solo in televisione fino a due anni fa. Ed è qua che la dirigenza non si è fatta prendere dalla frenesia in estate: preso un allenatore esperto come Castori, confermati alcuni giocatori fondamentali delle passate stagioni come Gagliolo, Di Gaudio (presente in Seconda Divisione e ora punto fisso della formazione di Castori) e Letizia e aggiunto un centravanti “giusto” come Mbakogu (il nigeriano era già in Emilia in prestito nella scorsa stagione, ma grazie al fallimento del Padova è arrivato a parametro zero e ora ha richieste da mezza Serie A). Con questi ingredienti e con una consapevolezza nei propri mezzi maturata giornata dopo giornata è stato possibile arrivare dove è ora il Carpi: a un passo dal sogno chiamato Serie A. L’unica nota negativa è rappresentata dalla recente vicenda di Concas, trovato positivo a un controllo antidoping. Ora sta alla società comportarsi adeguatamente riguardo a questo brutto episodio.
Non solo la capolista conferma però il fatto che fidarsi di quello di cui si è certi spesso è una mossa vincente in cadetteria. Il Frosinone per esempio ha smentito tutti quelli che ritenevano il suo organico inadeguato e anzi è proprio grazie al blocco di giocatori che l’anno scorso facevano la Lega Pro come Blanchard, Crivello, Paganini (esterno classe 1993 veramente interessante, prendano nota le squadre di Serie A che a volte cercano stranieri “a caso”), Gori (altro giovane di prospettiva, Stellone non fa quasi mai a meno di lui a centrocampo), Gucher e Daniel Ciofani che i ciociari hanno chiuso il girone d’andata al secondo posto con il Bologna. La parola d’ordine del Frosinone è “salvezza”, ma sognare non costa nulla e continuando su questa strada un posto nei playoff potrebbe essere tranquillamente alla portata dei laziali.
Altri esempi lungimiranti sono la Pro Vercelli, l’Avellino, la Virtus Lanciano e il Trapani. La squadra piemontese, anch’essa neo-promossa come i ciociari, e alle porte della zona playoff grazie a un allenatore come Scazzola che ormai conosce l’ambiente (così come Stellone a Frosinone, Rastelli ad Avellino e Boscaglia a Trapani) e che ha potuto operare su giocatori già conosciuti e protagonisti di una grande annata (su tutti il capocannoniere Marchi) in una Lega Pro chiusa al secondo posto e con una sola sconfitta.
Un discorso analogo può essere fato per le due più belle realtà del sud: Avellino e Trapani. Sia i “lupi” che i granata non hanno ceduto le pedine che ritenevano fondamentali (per esempio nei siciliani Mancosu, capocannoniere dello scorso campionato di Serie B) e con gli allenatori con cui hanno raggiunto la Serie B stanno continuando a ottenere risultati importanti. Il che non vuol dire che lotteranno fino alla fine per la promozione, ma che ogni anno i tifosi, sempre presenti in gran numero al Partenio-Lombardi di Avellino e al Provinciale di Trapani, possono godersi un calcio divertente e sapere che la squadra non verrà smantellata di fronte alle prime difficoltà o offerte.
Molto bene anche il Lanciano dell’esordiente D’Aversa, che però in Abruzzo ha trovato un gruppo unito e protagonista di due ottime stagioni in Serie B con giocatori d’esperienza e ormai a proprio agio nella realtà abruzzese come Mammarella, Vastola e Paghera. Innesti oculati come Thiam, Monachello, Piccolo e Cerri hanno aumentato la qualità dei rossoneri, capaci di giocare sempre secondo il proprio “credo calcistico” sia al Biondi che in trasferta.
A dimostrazione di questa tesi c’è l’altra faccia della medaglia, ovvero le squadre che hanno cambiato tanto e male e che ora si ritrovano impantanate in zone di classifica che mai avrebbero pensato di calcare quando è iniziato il campionato. Il Catania è sicuramente la più grande delusione vista finora, per tanti motivi: una dirigenza povera di idee o con idee confuse, calciatori che giocano individualmente senza avere in mente il concetto di “gruppo” (fondamentale in cadetteria) e allenatori cambiati ogni mese. Lasciando stare i singoli, di per sé anche validi in alcuni casi, è il complesso che non rende. Puntare su un allenatore inesperto come Pellegrino a inizio stagione è stato un errore in una piazza esigente come quella etnea, ma cambiare idea dopo una manciata di partite è stata un’autorete ancora più grande. Sannino comunque non è durato molto di più e ora è stato chiamato Marcolin per non far affondare definitivamente una squadra che doveva lottare per i primi due posti e che invece è alle porte dell’inferno. La rivoluzione di gennaio è già iniziata e gli arrivi di Manuel Coppola dal Cesena e soprattutto di Riccardo Maniero (capocannoniere del campionato) dal Pescara possono dare una svolta alla stagione dei siciliani, ma in Serie B i nomi non contano più dello spirito del gruppo e quindi sarà il campo a dire se questa volta rivoltare la squadra sarà stata una cosa positiva o un altro fallimento.
Musica completamente diversa da quella che si respira nell’altra grande piazza retrocessa dalla Serie A: Bologna. I felsinei infatti sono stati bravi a creare un mix tra giocatori di giovani ma di personalità e con anche un buon senso del gol (Oikonomou in difesa e Laribi e Zuculini a centrocampo per esempio), e calciatori esperti e “di categoria” come Maietta e Cacia. Il risultato è un secondo posto destinato probabilmente a essere mantenuto, se non migliorato, fino a fine stagione; soprattutto se dovessero arrivare altri giocatori importanti a gennaio da inserire nello scacchiere di López.
Analoga situazione, con il caos allenatori a farla da padrone, a Latina. I nerazzurri avevano sorpreso tutti positivamente la scorsa stagione raggiungendo il terzo posto in classifica e la finale playoff (persa contro il Cesena) al primo anno di Serie B, ma quest’anno si è passati dalle stelle alle stalle. Dopo che Breda ha lasciato la panchina al termine del campionato passato, Beretta e i giocatori portati nel capoluogo pontino dal fallito Siena hanno ampiamente deluso tanto che l’avventura dell’esperto allenatore sulla panchina laziale è durata meno di due mesi. Il ritorno di Breda non è servito però a nulla e il Latina ha chiuso l’anno in zona retrocessione e con un nuovo esonero che ha portato la società ad affidare la squadra a Iuliano, allenatore della Primavera e quindi senza nessuna esperienza tra i professionisti: ok che fare peggio di così è difficile, ma non si sa mai cosa si può trovare buttandosi nel buio. Unica nota positiva per i pontini è stato Viviani, presente anche nella nostra TOP 11; gli altri nomi acquisti come Valiani, Angelo, Sforzini, Pettinari e Petagna hanno tutti deluso le attese. Ciliegina sulla torta in senso negativo è stata il derby perso 4-1 in casa contro il Frosinone.
Se a Latina piangono, non va molto meglio a Bari. L’entusiasmo per la nuova proprietà è già evaporato e l’arrivo di Nicola al posto dell’ormai sopravvalutato Mangia sembra non aver invertito la rotta di una squadra che ha visto fallire quasi tutti gli acquisti estivi. A suon di contestazioni i biancorossi pugliesi hanno anche preso paura a giocare in casa e sono stati asfaltati dallo Spezia nell’ultima partita del 2014. Proprio la squadra ligure è l’opposto del Bari in questo momento: una società che ha capito gli errori del
passato e che ha azzeccato praticamente ogni mossa sul mercato a partire dall’allenatore, il croato
Bjelica. L’ex tecnico dell’Austria Vienna ha portato in Liguria ottimi giovani dalla Croazia come Čulina, Brezovec e Datković, i quali si sono aggiunti a elementi d’esperienza come Catellani e Juande. Tuttavia, l’arma vincente è stata la mentalità data ai bianconeri dal tecnico e con le sue idee ora lo Spezia è li a lottare per un posto in Serie A e la sensazione è che ne avrà le possibilità fino alla fine.