Coppa d’Africa 2015: il girone C

A pochi giorni dall’inizio della trentesima edizione della Coppa d’Africa, comincia il nostro viaggio alla scoperta dei quattro Gironi che daranno vita alla prima parte della manifestazione continentale. Un’analisi per cercare di conoscere meglio le magnifiche sedici squadre nazionali che prenderanno parte alla rassegna del Continente Nero.

Oggi è il turno del Girone C, il raggruppamento con più storia al suo interno, a cui prendono parte: il Ghana, una delle formazioni con la tradizione calcistica più solida dell’intero continente e reduce dal torneo brasiliano della scorsa estate, l’Algeria, ai nastri di partenza con molta voglia di confermare (e, perché no, migliorare) l’impressione destata agli stessi Mondiali, il Senegal e il Sudafrica, entrambe dotate di un passato glorioso e di un presente quanto meno balbettante, lontano dai fasti di nemmeno troppi anni fa. Tutte le partite del girone, a eccezione dell’ultima, avranno luogo nell’Estadio de Mongomo, impianto da 15.000 posti nell’omonima città della Guinea Equatoriale situata quasi al confine orientale del paese, a pochi passi dalla frontiera col Gabon; tanto per dare un’idea, lo stadio può contenere il doppio degli abitanti dell’intero insediamento urbano. La gara finale (Senegal-Algeria) avrà come teatro il Nuevo Estadio de Malabo, arena della capitale, lontano dalla sede precedente quasi 370 chilometri.

GHANA – Voto 6,5 – Le Stelle Nere sono sempre e comunque nel novero delle squadre possibili vincitrici della Coppa d’Africa: un po’ per storia, un po’ per la capacità di crescere e svezzare a getto più o meno continuo grandi calciatori, un po’ perché spesso e volentieri il gioco ghanese è stato divertente, intrigante ed efficace. Le Black Stars non vincono però il trofeo dal 1982 e quindi è comprensibile anche una certa ansia con cui il Ghana si accosta alla Coppa d’Africa: la voglia di imporsi di nuovo, dopo ben 34 anni, è tanta e anche per conseguire quest’obiettivo è stato assunto per la panchina Avram Grant, magari non un profeta del bel gioco ma certamente una vecchia volpe esperta, capace di ottenere il massimo dai suoi giocatori nelle competizioni che si svolgono tramite partite secche.

Guardando a chi ci sarà e a chi non ci sarà, non si può non notare l’assenza di Essien, Muntari e Kevin-Prince Boateng, che non sono stati chiamati dal tecnico Grant nonostante alcune dichiarazioni (di facciata?) del tecnico delle Stelle Nere, che a inizio mandato pareva voler considerare un reintegro nei ranghi dei tre centrocampisti. Oltre ai tre citati, mancherà anche Kwadwo Asamoah: tegola pesante per le Black Stars nonostante fosse un’assenza più che annunciata, visto l’infortunio grave patito dallo juventino. Ci sarà invece Christian Atsu, autore di un’ottima stagione col Vitesse lo scorso anno ma decisamente un desaparecido in questo: poche presenze con l’Everton e sempre per pochi minuti. Tuttavia, la sensazione è che il giocatore dei Toffees sarà uno dei perni della mediana del Ghana e, se Grant dovesse proseguire col 4-2-3-1, uno dei posti sulla trequarti dietro al capitano Asamoah Gyan dovrebbe essere suo (ma occhio ad Acheampong dell’Anderlecht). Gli altri due paiono già prenotati dagli imprescindibili fratelli Ayew, pilastri della squadra. In mezzo, invece, si dovrebbe vedere il volto noto di Badu dell’Udinese, con Rabiu che parte favorito per fargli da partner mentre Acquah del Parma dovrebbe partire dalla panchina. In difesa il pilastro è Mensah, leader del pacchetto arretrato, mentre sulla sinistra l’assenza di Asamoah dovrebbe essere compensata con l’inserimento di Rahman. In porta Grant pare aver risolto il problema di chi starà tra i pali scegliendo Razak del Mirandés, anche se il più esperto Dauda rimane in agguato; quel che è certo è che nessuna delle tre soluzioni possibili dà un affidamento del 100% e la scelta potrebbe cambiare lungo il corso della manifestazione.

ALGERIA – Voto 7,5 – Impossibile non considerare le Fennec come favorita – col Ghana – per il passaggio del turno e, chissà, magari come candidata semifinalista o addirittura finalista. Di sicuro il talento non manca ai ragazzi agli ordini di mister Gourcuff, che ha lasciato il suo posto al sole al Lorient dopo tanti anni per accettare la panchina di una Nazionale giovane ma anche ambiziosa come quella delle Volpi del Deserto. Come già ricordato precedentemente, l’Algeria arriva da un Mondiale notevole e tiene parecchio a confermare l’impressione fatta in Brasile, presentando più o meno gli stessi giocatori (tra i protagonisti della cavalcata verdeoro ha dato forfait Belkalem, alle prese con un infortunio dell’ultimo minuto) e la stessa identica filosofia offensiva. Il 4-2-3-1 è rimasto il modulo degli algerini anche dopo il cambio di allenatore e promette notevole spettacolo.

Imprescindibile là davanti è il solito finalizzatore implacabile – perlomeno con la Nazionale – Slimani (la sua riserva sarà Belfodil, alla prima chance importante con l’Algeria), mentre le qualità tecniche della trequarti nordafricana non hanno nulla da invidiare a una Nazionale europea di valore medio-alto: Brahimi, Feghouli e Mahrez sono giocatori capaci di accelerare o rallentare il ritmo a loro piacimento, nonché tirar fuori in ogni momento del match una giocata che può essere risolutrice. In mediana i vari Bentaleb, Taïder o Lacen sono tutti elementi di sicuro affidamento e garantiscono una copertura a 360 gradi per quanto riguarda la varietà dei profili: abile in entrambe le fasi il giocatore del Sassuolo, regista tecnicamente dotato il mediano del Tottenham, combattente inesauribile nonché capace di impostare egregiamente la colonna del Getafe. Già detto dell’assenza di Belkalem in difesa, il confermatissimo M’Bohli sarà probabilmente protetto dalla coppia Halliche-Medjani, con quest’ultimo che arretrerà il raggio d’azione rispetto a Brasile 2014, dove aveva giocato sostanzialmente da mediano di rottura. Se a destra Mandi non ha rivali, rimane sempre vivo il ballottaggio per il terzino sinistro tra Ghoulam e Mesbah, con il blucerchiato avvantaggiato visto il miglior ritmo partita rispetto al connazionale del Napoli.

SUDAFRICA – Voto 5,5 – L’unica definizione che viene in mente guardando alla rosa che propone il Sudafrica in quest’edizione della Coppa d’Africa è: non proprio uno squadrone. La stragrande maggioranza dei giocatori chiamati dal CT Mashaba giocano in patria – i Kaizer Chiefs portano un vero e proprio blocco giallonero in Nazionale: ben cinque i calciatori provenienti dalla compagine di Soweto. Gli unici a giocare in campionati di livello più alto sono il portiere Darren Keet, il difensore Ngcongca, il mediano Jali, il capitano Dean Furman e la punta Rantie (questi ultimi tre, probabilmente, sono anche gli elementi migliori della rosa). farà senz’altro discutere l’assenza di alcuni altri giocatori che militano in Europa, tra cui Mokotjo del Twente ma soprattutto Thulani Serero dell’Ajax, centrocampista offensivo che, tecnicamente, avrebbe potuto dare parecchio a questa squadra.

Qualità non proprio eccelsa dunque per i Bafana Bafana ma le motivazioni non mancano: oltre a quelle sportive, infatti, può essere di sprone ai suoi ex compagni la recente dipartita di Senzo Meyiwa, portiere e capitano della squadra ormai da un paio d’anni, mancato a ottobre perché ha fatto scudo col suo corpo alla fidanzata durante un’aggressione da parte di alcuni rapinatori. Nel calcio, come nella vita, simili tragedie possono dare quel quid in più a una squadra nel perseguire i propri obiettivi: di certo sarebbe romantico e affascinante se accadesse. In difesa, davanti alla saracinesca del Kortrijk Keet (a lui il non semplice compito di sostituire Meyiwa), da notare senz’altro Thulani Hlatshwayo, detto Tyson, massiccio centrale dell’Ajax di Città del Capo, e il terzino Ngcongca, fisicamente straripante e dotato di buon piede. In mezzo non si potrà non notare la grinta di capitan Furman (formatosi tra giovanili del Chelsea e dei Rangers di Glasgow), non certo un regista classico, anzi; il mediano del Doncaster è più che altro un recuperatore di palloni instancabile, un leone che non smette mai di lottare, ma il suo problema è lo stesso del resto della squadra: qualità non eccelsa in fase di possesso palla. Davanti, invece, chi dovrà mettere paura agli avversari è Rantie, trascinatore dei suoi a questa fase finale; occhio però, perché se non segna il centravanti del Bournemouth i problemi realizzativi dei Bafana Bafana si acuiscono parecchio nonostante la presenza dell’esperto Parker.

SENEGAL – Voto 6 – Terzo incomodo del raggruppamento, il Senegal attuale è lontano parente di quella squadra divertente e affascinante che esplose ai Mondiali nippo-coreani del 2002, anche se l’esperienza internazionale complessiva dei convocati è incomparabilmente superiore a quella del Sudafrica che, onestamente, pare destinato a essere l’agnello sacrificale del girone. Questa incarnazione dei Leoni, comunque, dovrebbe giocarsi il secondo posto con il Ghana: missione non semplice (siamo pur sempre parlando di un girone di ferro) ma nemmeno impossibile, vista la mancanza di alcuni storici elementi delle Black Stars. Il tecnico Giresse, comunque, ha saputo allestire qualcosa di molto vicino al miglior Senegal possibile, abbondando nelle convocazioni di attaccanti perché, semplicemente, in avanti non mancano varie alternative di qualità.

La mancanza di Diamé, d’altro canto, è un duro colpo: in mediana, ora, le responsabilità di Kouyaté, ironia della sorte suo sostituto anche al West Ham, salgono nettamente. Anche Diafra Sakho fuori dai giochi non è stata una buona notizia per i Leoni del Teranga ma, come detto, in attacco una defezione è assai più rimediabile viste le disponibilità di giocatori come Cissé del Newcastle, Diouf dello Stoke City, Mané del Southampton, N’Doye della Lokomotiv Mosca o i due Moussa, Sow del Fenerbahçe e Konaté del Sion (ex Genoa). E non è stato convocato Demba Ba! Il problema principale del Senegal, comunque, resta la difesa, che fatica a trovare un suo assetto definitivo e, soprattutto, dovrà rinunciare allo stesso Kouyaté, reso necessario in mezzo come si diceva. Sané è senz’altro un buon centrale ma tutti i possibili candidati ad affiancarlo non suonano pienamente convincenti, sia sulle fasce, sia in mezzo. La sensazione è che la retroguardia senegalese faticherà non poco…

LA STELLA DEL GIRONE – Sofiane Feghouli (Valencia) – Giocatore di formazione completamente francese (è nato vicino a Parigi ed è cresciuto calcisticamente nel Grenoble), da molto giovane probabilmente prometteva ancor più di quello che ha messo in mostra finora. Tuttavia il buon Feghouli, di pari passo col suo Valencia, sta pian piano tornando alla ribalta del calcio mondiale, grazie anche alla sua Nazionale. Scegliendo l’Algeria, il numero 8 dei Pipistrelli iberici ha trovato un ambiente pronto a lanciarlo e, soprattutto, dove nessuno lo mette in discussione, sicché può giocare senza pressione come, invece, non succede al suo club dove, col cambio di gestione e con l’arrivo di tanti altri giocatori validi, resta senz’altro un giocatore importante ma non più imprescindibile come negli anni scorsi. Dotato di grande fantasia, velocissimo e in possesso di una tecnica di base enorme, il numero 10 delle Fennec dovrà cogliere l’occasione che la Coppa d’Africa gli offre per dimostrare di essere ancora una volta il leader tecnico della sua Algeria e, magari, condurla alla vittoria.

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