E’ durato il breve volgere di un meriggio al tramonto il sottobraccio della Roma alla Juventus in cima alla classifica. A fine giornata i bianconeri si son ripresi la vetta solitaria, aumentando il gradiente di ulteriori due scalini rispetto alla distanza iniziale.
Il pareggio con l’Inter della settimana precedente è stato rapidamente metabolizzato e stavolta è toccato alla Roma accorciare il passo, dopo aver rischiato grosso nel derby con la Lazio. Al passo elegante di Felipe Anderson (sontuoso l’assist telecomandato per Mauri) ha saputo rispondere la classe senza tempo di Francesco Totti, che in mancanza di pittori di corte, si è autoritratto in un selfie da consegnare ai posteri giallorossi.
Ma l’istantanea di fine giornata, quella che in forma tabellare riporta su due quadranti di classifica i numeri della raccolta punti, vede dinanzi non il volto del campione dei campioni di Porta Metronia, bensì il solito nome sovrimpresso da molti anni: Juventus.
Vincere a Napoli, in uno stadio gremito e caliente come il San Paolo, è una pura dimostrazione di forza, tanto più dopo che i partenopei avevano pareggiato la prodezza di Pogba. In ambito nazionale, la dominante di gioco della Juventus non cessa mai di esercitare la propria prepotenza agonistica. Magari non sempre riesce lo spunto di Tevez, spesso Llorente sembra non riuscire ad andare oltre il contributo di muscoli e movimento, ma l’ensamble orchestrale ha dimostrato ancora una volta di possedere una preparazione complessiva tale da saper suonare la marcia di Radetsky di fronte a Higuain, Callejon e compagni. E Allegri, dopo un’infilata di ombre e sussurri, ha ripreso a dirigere saldo sul podio, riallontanando il ricordo di Von Karajan Conte.
Riprendendo una riflessione di Sandro Modeo, sull’esperienza di Mourinho al Real Madrid, se è vero che in alcune società esiste un entità squadra che viene prima e nonostante l’allenatore (di Entitad Blanca, parla Modeo per il Real) e più di ogni altro dettame tattico caratterizza l’essenza della squadra, anche per la Juventus può valere questo teorema (che invece è inapplicabile al Milan di Sacchi o all’Ajax di Michels). I risultati di Allegri, nel temuto dopo Conte, sembrano costituire la prova del nove, tanto più dopo la vittoriosa trasferta contro la terza in classifica (che nel contesto di Supercoppa aveva invece saputo reggere il confronto).
Il gioco in ripartenza di Benitez non ha quasi mai incontrato spazi per esprimersi, diluito in refoli tra le linee compatte bianconere. La corsa elegante di Pogba e la trascinante irruenza di Vidal continuano a essere tratti distintivi pari a un livello da Champions, in grado di connotare una differenza tecnica deflagrante rispetto alla cifra vigente nel nostro campionato attuale. Paradossalmente, per capire la difficoltà della Juventus in Europa, basterebbe osservare la qualità dei suoi due gioielli nel fior della carriera e il resto della squadra, che pure primeggia in Serie A. Quel che avanza in classe e tonicità segna lo spread con l’estremo superiore di un Real Madrid o Mancheser United.
Alla prossima, la Roma va a Palermo, mentre la Juve riceve il Verona. Salvo imprevisti fatali, il turno sembra favorevole ad Allegri. E questo tipo di vantaggio competitivo, difficilmente l’ “Entitad Juventus” lo spreca.