A pochi giorni dall’inizio della trentesima edizione della Coppa d’Africa, comincia il nostro viaggio alla scoperta dei quattro Gironi che daranno vita alla prima parte della manifestazione continentale. Un’analisi per cercare di conoscere meglio le magnifiche sedici squadre nazionali che prenderanno parte alla rassegna del Continente Nero.
Oggi è il turno del Girone B, a cui prendono parte Zambia (campione nel 2012), la Tunisia, Capo Verde (la sorpresa del 2013) e Repubblica Democratica del Congo. Tutte le partite (tranne RD Congo – Tunisia, che si terrà a Bata) si giocheranno nel Nuevo Estadio de Ebebiyín, nell’estremo nord est della Guinea Equatoriale: il più piccolo impianto della competizione.
Zambia – 6,5 – I Chipolopolo sono ormai un habitué della Coppa d’Africa: hanno infatti partecipato a tutte le fasi finali dal 1990 in poi (esclusa l’edizione di Tunisia 2004), mettendo a segno ottimi risultati, tra cui due terzi posti, una medaglia d’argento e la storica vittoria del 2012. Uno dei fautori di quel successo fu il tecnico Hervé Renard, poi sostituito da Patrice Beaumelle, che ha lasciato il posto in agosto allo zambiano Honour Janza, che guiderà la sua Nazionale in Guinea Equatoriale. Nemmeno tra i giocatori resta una particolare traccia di quel successo: più della metà dei convocati, infatti, non fece parte di quella spedizione. Il nuovo ct ha preferito un rinnovamento e un abbassamento dell’età media: molti gli under 24.
La prima deferenza che balza all’occhio è quella dei fratelli Katongo: Christopher, ex capitano, e Felix, tra i giocatori zambiani con più esperienza. Mancano anche i vecchi bomber Mbesuma e Chamanga, sostituiti da Emmanuel Mayuka, più ricordato per le belle annate con lo Young Boys che per i travagliati giorni di Saouthampton, e da Singuluma e Kampamba, conoscitori del calcio africano. Gli schieramenti ampi e avvolgenti di Janza faranno molto riferimento sulla velocità di Kalaba e Lungu, mentre Sinkala e gli altri mediani dovranno fornire anche un aiuto alla difesa, praticamente imbattuta nei gironi di qualificazione, grazie alla linea a quattro formata dai rocciosi Nkausu, Sunzu, Munthali e Mbola. La missione di Janza è tenere alta la bandiera dello Zambia tra le sue conterranee e il Girone relativamente equilibrato lo può rendere possibile.
Tunisia – 6,5 – Con tre Mondiali consecutivi alle spalle e una vittoria in Coppa d’Africa, le Aquile di Cartagine sono tra le squadre più distinte del panorama africano. Fermatisi ai Gironi durante la scorsa edizione, i tunisini hanno cambiato più volte guida tecnica, per poi scegliere Georges Leekens, mostro sacro del calcio belga e due volte alla guida della sua Nazionale. Il sessantacinquenne ha messo in pratica, durante le eliminatorie, un calcio mutevole e molto curioso, che prendeva diverse forme rispetto all’avversario affrontato, il che rende la Tunisia una formazione eclettica e piena di sorprese. Se contro l’Egitto la parola chiave era attaccare, contro il Senegal era meglio chiudersi e attendere, quindi, ecco una folta difesa a cinque, che, nel complesso, ha fatto sì che subissero solo due reti.
Per quanto riguarda le convocazioni, un difetto che si può riscontrare alla formazione magrebina è l’assenza di una punta prolifica e di spessore internazionale, per quanto ci siano elementi di buon livello come Chermiti, Saber Khalifa (ottimo all’Evian) e Younés, che in est Europa sposta gli equilibri. A centrocampo, spazio alle colonne della Nazionale: il mediano Ragued e il fantasista Chikhaoui, che avranno le spalle coperte da Msakni, Sassi e Jamel Saihi del Montpellier. Occhio ovviamente anche a Wahbi Khazri, tunisino di Corsica, che si sta facendo apprezzare col Bordeaux. In difesa, con la garanzia di Mathlouthi in porta, spiccano il centrale del Monaco Abdennour e il suo compagno di reparto Ben Youssef. Per solidità, qualità e mutevolezza, la Tunisia prenota il pass per gli ottavi. Anche se sappiamo cosa accadde nel 2013 al Marocco…
Capo Verde – 6,5 – Gli Squali Azzurri non sono più una sorpresa. L’evoluzione del movimento calcistico capoverdiano è sotto gli occhi di tutti: i giocatori apprendono nelle giovanili dell’ex madrepatria, il Portogallo, e poi si smistano nei più disparati campionati europei, riportando a casa nuove tattiche e filosofie di gioco. Nel 2013, agli ordini del ct Lúcio Antunes, Capo Verde sorprese tutti per fantasia e solidità e diede la netta impressione che, con una maggiore freddezza sotto porta, potesse togliersi anche maggiori soddisfazioni. Oggi in panchina siede Rui Águas, ex stella di Benfica e Porto, che predica un calcio da giocare in velocità e con qualità. Ciò che manca è una migliore organizzazione difensiva, che possa mettere in risalto le qualità di alcuni interpreti. Nei Gironi di qualificazione, il problema non è stato certo l’attacco, andato a segno con continuità e con praticamente tutti i giocatori offensivi possibili.
In effetti, per il reparto offensivo c’è l’imbarazzo della scelta. L’esperienza e la classe di Héldon a supporto della prima punta Djaniny, coadiuvato sulle fasce da Ryan Mendes e Platini, è una soluzione tattica di pregio, garantita da validi sostituti in caso di guai fisici dei titolari. A centrocampo, spazio alla solidità di Toni Varela, possibilmente coadiuvato da Babanco, uno dei giocatori più importanti e multiformi di Capo Verde, capace avanzare e arretrare sulla sinistra. Nel caso venisse posto in mediana, la zona mancina della difesa verrebbe presidiata da Nivaldo, con Carlitos dall’altra parte. Tra i centrali c’è il pezzo da novanta della Nazionale, Fernando Varela, che è risultato essere uno dei migliori difensori africani del 2013-2014, guadagnandosi un posto da titolare nella Steaua Bucarest.
Repubblica Democratica del Congo – 6,5 – Nazionale altalenante, la RD del Congo ritorna in Coppa d’Africa per la seconda volta consecutiva, dopo un digiuno di qualche anno. Dopo il picco del 1974, quando vinse la Coppa e si qualificò per i Mondiali come Zaire, ci fu un periodo di carestia di successi, che durò fino al 1992, anno in cui ricominciò a farsi notare con continuità. Poi il buio ed eccoli di nuovo qua. Che sia l’inizio di una nuova era di luce? Il Ct Florent Ibengé, successore di Muntubila, se lo augura, anche se il percorso che li ha portati in Guinea Equatoriale non è stato semplice. In Girone con due superpotenze come Camerun e Costa d’Avorio, i democratico-congolesi si sono imposti come migliori terzi classificati, grazie allo spettacolare 3-4 ottenuto ad Abidjan. Il rigoroso ma offensivo 4-4-2 studiato da Ibengé per le ultime uscite ha conferito alla squadra un certo brio, ma anche qualche problema dietro.
Il primo nome che viene in mente, vedendo questa Nazionale, è Mbokani, terribile con Anderlecht e Dynamo Kiev, ma, frenato da un infortunio, ha lasciato spazio ad altri attaccanti che hanno fatto la fortuna della squadra: Jeremy Bokila e l’ala Yala Bolasie. Non c’è nemmeno da sottovalutare Kabananga e Kage, sempre decisivi in Belgio. Gli stessi giocatori militanti in Africa (soprattutto nel Vita Club e nel Mazembe) sono da tenere d’occhio, ma il posto in mediana sembra essere già prenotato da Makiadi e capitan Mulumbu. Dietro, attenti al giovane Mbemba, titolare nell’Anderlecht, e all’esperto Mongongu.
LA STELLA DEL GIRONE: Yassine Chikhaoui (Tunisia) – In un Girone di squadre solide e veloci, spettacolari ma non estremamente tecniche, Yassine Chikhaoui spicca per talento e abilità col pallone tra i piedi. Classe 1986, capitano dell’Etoile du Sahel che vinse la Coupe de la CAF nel 2006, è allo Zurigo dall’anno seguente. Frenato da un grave infortunio al ginocchio, che gli precluse un futuro in club più importanti, “La Perle Tunisienne” sta vivendo la migliore stagione da qualche anno a questa parte. Titolare inamovibile degli svizzeri, illumina il Letzigrund Stadion con i suoi dribbling, le sue giocate fantasiose e, finalmente, numerosi gol. In Nazionale dal 2006, ha segnato due reti essenziali per la qualificazione delle Aquile di Cartagine contro Egitto e Botswana.
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