Strappo alla regola
Non è stata una giornata facile. Tra il tanto lavoro e il consueto tran-tran, la testa è andata sempre e solo lì, in quella Parigi che ha vissuto momenti drammatici, quella Parigi testimone di una delle crudeltà che l’uomo ha inflitto a se stesso, al proprio diritto di pensiero e di espressione.
Sarà l’ultimo strappo alla regola, questo, poi torneremo a parlare di calcio e sport. Doveroso però concedere almeno un altro giorno alla memoria dei morti della redazione di Charlie Hebdo, e analizzare ciò che è accaduto nelle ventiquattro ore che sono succedute alla tragedia.
Popolazione mondiale divisa in tre parti. “Io sono Charlie Hebdo”, “Io non sono Charlie Hebdo”. Poi, quella fazione vicina ai due folli che hanno causato tutto ciò. Di questi ultimi, inutile perfino parlarne; le loro gesta lo fanno per loro, e sbagliato è chi fa di tutta l’erba un fascio e associa la parola “Islam” al mero terrorismo. L’Islam è una religione, ma c’è chi la strumentalizza e ne rende un motivo per dichiarare guerra a chi non la pensa allo stesso modo. Colpa dell’uomo, non del pensiero filosofico (chiamiamolo così) che ne è alla base.
Sulle altre due parti (sono-non sono Charlie Hebdo): è addirittura nata una polemica sui social. Perché effettivamente c’è chi non sapeva neanche cosa fosse Charlie Hebdo, e ciononostante ha aderito all’iniziativa del cambio di nome. Dov’è il problema? Esiste, al mondo, anche chi prende consapevolezza di una cosa e la condivide seduta stante, sempre che lo faccia in maniera convinta e non trascinato da eventi e situazioni. Siccome c’è però chi pensa che l’uomo è comunque un animale, e per questo vive in gregge, al grido di “chiamiamoci tutti così” ha tratto la conclusione che fosse istintivo associare la propria idea a quella più comune. Da qui, dalla massa, com’è oramai altrettanto uso comune fare, ecco che nascono coloro che si “distinguono”, raramente però mossi da un pensiero vero, concreto e proprio; troppo frequentemente, invece, mossi dalla coscienza, che gli impone di essere sempre e comunque schietti e diretti.
Noi di MondoPallone sapete da che parte stiamo. Scriviamo per informare, in una maniera diversa da Charlie Hebdo, ma lo scopo è comune: dire la verità, senza compromessi. In qualche modo, perciò, quello che è accaduto in Francia ha minato anche la nostra libertà di pensiero e parola. Per questo motivo – e non per coscienza o non coscienza, per condivisione o non condivisione di idee – cambiare nome, in questi giorni, ha per noi assunto grande valore. E’ stata messa in pericolo, addirittura ferita (ma non uccisa) la libertà, sacrosanta, di esprimere il diritto di ciò che è il proprio pensiero. Cosa che non dovrebbe accadere mai più.
Siamo stati Charlie Hebdo: torniamo a essere MondoPallone.