Scandali russi: l’eco di Maribor

Ogni giovedì Mondopallone commenterà un avvenimento scandalistico che ha caratterizzato il movimento calcistico russo. Oggi trattiamo della sconfitta patita dalla nazionale maggiore a Maribor, nello spareggio mondiale del 2009 contro la Slovenia.

L’eco di Maribor. Così si intitola un bel libro del famoso giornalista russo Igor Rabiner, nel quale viene analizzata in modo molto intelligente la sconfitta della Russia contro la Slovenia datata novembre 2009. Quell’incontro ha segnato in negativo la crescita di un movimento che arrivava da una stagione paranormale, con il bronzo europeo della nazionale e il doppio trionfo continentale dello Zenit, in Coppa UEFA prima e in Supercoppa poi. Il campionato si stava evolvendo ed era sempre più conosciuto all’estero, con tante emittenti che ne avevano acquistato i diritti. Serviva un ultimo passo per completare, o comunque consolidare con basi di un certo peso, il progresso e la crescita: qualificarsi a un mondiale dopo le cocenti delusione delle edizioni precedenti. Una notte, quella di Maribor, che, come è normale che sia, ha lasciato numerosi strascichi e, tutt’ora, alcuni passaggi poco chiari.

Prima di tutto è giusto rendere conto di quanto accaduto in campo. La Russia arriva in Slovenia con il risicato vantaggio conquistato al Luzhniki di Mosca: il 2-1 arrivato nel finale è una beffa amara, che risulterà decisiva al termine del doppio confronto (e senza una prodezza di Akinfeev nel recupero gli sloveni avrebbero agguantato un clamoroso pari nonostante una gara totalmente dominata dai padroni di casa). Nonostante tutto gli addetti ai lavori in Russia sono fiduciosi, in virtù di quanto visto all’andata fiducia che si rivelerà vana: la Slovenia trova il gol qualificazione poco prima dell’intervallo e la Russia chiude addirittura in nove, con soltanto Akinfeev e Zhirkov sopra la sufficienza. Da segnalare, per onor di cronaca, un clamoroso torto arbitrale del norvegese Hauge, il quale decide di espellere Kerzhakov invece di fischiargli un calcio di rigore. L’unica reale occasione per la Russia, oltre a questo episodio, è un tiro a distanza ravvicinato di Zhirkov, ma Handanovic è quasi magico e con un grande intervento manda all’inferno la Russia. La ricerca dei colpevoli è immediata: chi bisogna mettere alla gogna?

A pagare sarà Hiddink, che si dimetterà qualche mese dopo, in una triste amichevole con l’Ungheria. Ma l’accoglienza ai giocatori è freddissima. Molti giornali piangono l’ennesima delusione, altri invece raccontano, attraverso testimoni più o meno credibili, alcuni retroscena sconvolgenti: molti giocatori, prima della partita, avrebbero fatto le ore piccole, bevendo e fumando fino a tarda notte. Ipotesi, scandali, che giocoforza si creano dopo flop così clamorosi

“Se si beve fino ale 5 di mattino il giorno dopo non corri per più di 10 minuti, per cui mi sento di escludere queste voci complottiste” affermerà Hiddink. Più duro Fursenko, allora presidente della RFS: “Se qualcuno li ha visti davvero, doveva dirlo prima, non dopo la sconfitta. E’ troppo comodo così.”

A conti fatti quella serata è stata una catastrofe per il movimento russo. Tutto era innestato su binari favorevoli, serviva quell’ultimo gradino da superare per crescere di livello. Quell’occasione è stata persa e gli anni successivi sono stati complessi. I treni non passano sempre e, probabilmente, Maribor sarà sempre rimpianta…