Siamo alla vigilia della sedicesima edizione della Coppa d’Asia, che dal 9 al 31 gennaio, in Australia, terrà con fiato sospeso 16 nazionali pronte a contendersi l’ambito trofeo: passeremo al vaglio, quindi, delle quattro squadre che fanno parte del Girone B e che saranno impegnate per almeno i primi 10 giorni della competizione. Ecco il gruppo di Arabia Saudita, Corea del Nord, Cina e Uzbekistan.
ARABIA SAUDITA – La formazione biancoverde è senza dubbio il team del girone B con più storia alle spalle, avendo partecipato a ben nove edizioni raggiungendo la finale in sei circostanze e vincendo tre trofei. Guidata dal rumeno Cosmin Olăroiu (parallelamente tecnico anche del Al-Ahli), la selezione saudita si presenta ai nastri di partenza come possibile outsider al pari di Cina, Uzbekistan e Iran.
L’Arabia Saudita ha raggiunto la fase finale della competizione continentale senza raccogliere nessuna sconfitta (cinque vittorie e un pareggio il ruolino di marcia), mostrando un calcio pragmatico e – a tratti – divertente. Nonostante il cammino netto, la federazione ha deciso di esonerare lo spagnolo López Caro, affidandosi a Olăroiu. La squadra ha cambiato pelle col tempo, modificando il proprio atteggiamento tattico: con il nuovo allenatore, infatti, si è puntato molto su un centrocampo muscolare e tecnico, che fa perno su Kariri e Bakswuin. La pressione alta, unitamente alla marcatura a uomo dei talenti avversari (nonostante una difesa compassata e pasticciona nei due centrali), completano la mini-rivoluzione in salsa rumena.
Da tenere d’occhio: Tra le fila saudite spicca la sgusciante punta Nasser Al-Shamrani. Il classe 1983, già autore di tredici reti nelle passate edizioni, è il vero punto di riferimento offensivo dei biancoverdi. Il suo stile di gioco basato sulla velocità e la scaltrezza, potrebbe rivelarsi una soluzione in più nelle ripartenze. Unico neo la tenuta mentale: nella scorsa edizione della Champions League asiatica, Al-Shamrani prese otto giornate di squalifica dopo una furiosa aggressione operata contro un calciatore avversario. Insomma: genio e sregolatezza, risorsa e speranza.
COREA DEL NORD – Arrivati alla Coppa d’Asia grazie alla vittoria in Challenge Cup, i ragazzi di Ri Myong-Guk sono una delle compagini con maggiori aspettative, sia sul prato verde che fuori. Molte le restrizioni a cui sono stati costretti dal regime di Pyongyang: niente internet senza autorizzazione, uso del cellulare limitato e divertimento relegato ai pochi attimi di relax. Per quanto concerne l’aspetto meramente tecnico, la squadra vanta un discreto collettivo, impreziosito da Jong e Pak, terminali offensivi con sufficiente esperienza nel calcio che conta.
Il collaudato 4-4-2 delle precedenti gare può prestarsi a diverse interpretazioni e, all’occorrenza, “evolversi” in 4-2-3-1 molto più offensivo. In patria cresce l’attesa per la manifestazione australiana, mai come in questa occasione evento di rilievo per rinverdire i fasti del regime comunista ed esaltare la crescita socio-culturale dell’intera comunità.
Da tenere d’occhio: Molte delle aspettative nordcoreane sono affidate al 21enne Jang Kuk-Chol, gioiello del Rimyongsu autore di ottime prove con la nazionale maggiore. Jong Tae-Se, il “Rooney del popolo” resta l’ancora a cui affidarsi nei momenti di maggiore difficoltà; Ri Myong-Guk, anima e capitano della squadra, invece, garantisce tra i pali affidabilità e parate di livello, mentre in uscita rischia spesso di rovinare tutto. Poca tecnica, molta esplosività. Più che un’avventura tra i canguri, quella nordcoreana assomiglia molto più a una missione per tenere alto l’onore della patria.
CINA – Il “gigante dormiente” del continente asiatico. La formazione cinese vanta sei semifinali raggiunte e due secondi posti, ormai datati e troppo “stretti” verso una terra sempre più legata al calcio e in procinto di esplodere non solo con i club, ma anche con la nazionale. Allenata dal francese Alain Perrin, la rosa cinese conta diversi elementi del Guangzhou Evergrande di Marcello Lippi, club leader in patria e campione d’Asia nel 2013.
L’anagrafe potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio: giovani e giovanissimi formano l’undici titolari, vuoi per la carenza di un ricambio generazionale adeguato, vuoi per la voglia di cambiamento operata da Perrin dopo i deludenti risultati del passato. Zeng Cheng (portiere dotato di grande atletismo), Zheng Zhi a centrocampo e Wu Lei in avanti, formano la spina dorsale della squadra, modellata su un classico 4-4-2 tutto grinta e dinamismo.
Da tenere d’occhio: Gao Lin da Zhengzhou, uomo e idolo delle masse cinesi e talento cristallino. Le sue giocate repentine, il suo cambio di passo e la sua tecnica individuale sono i marchi di fabbrica del calciatore del Guangzhou, che si trova a memoria con il compagno di club ed esterno Zhang Linpeng, formando un asse offensiva di tutto rispetto. La tenuta difensiva e l’imprevedibilità della linea mediana, composta interamente da calciatori duttili e senza un ruolo fisso, potrebbero fondersi e creare la giusta alchimia insieme ai due fuoriclasse del reparto avanzato. Cina outsider del gruppo, ma con i colpi giusti per guadagnarsi i quarti.
UZBEKISTAN – Perennemente in bilico tra due continenti e due modi diversi di intendere il football, l’intero movimento uzbeko appare in forte ascesa. Dopo l’indipendenza dall’URSS ottenuta nel 1992, la repubblica uzbeka si è qualificata ininterrottamente dal 1996 alla fase finale della Copa d’Asia. Una lenta e costante crescita intrapresa grazie al settore giovanile e alla preparazione degli allenatori locali; Qosimov, cittì con esperienze da calciatore in Russia, ha plagiato una creatura sulla vecchia guardia e le nuove leve, creando un mix di spessore per il medio-breve termine.
Il pressing alto e l’attacco degli spazi restano i punti cardine della filosofia di calcio uzbeka, distillata in modo certosina nelle menti dei propri atleti. Il 4-3-3 del tecnico dei bianchi ha come punto debole la difesa, priva di grande esperienza e spesso troppo avanzata. Spetterà a Iskanderov, Ahmedov e Ismailov nella linea centrale del campo costruire gioco e mettere in condizione gli avanti di gonfiare la rete.
Da tenere d’occhio: L’attaccante Igor Sergeev, giovane 21 enne del Paxtaor, ha sulle spalle una buona fetta dell’attacco. Ma non camminerà solo, perché il suo compagno di reparto sarà Sanzhar Tursunov, giramondo con il vizio del goal e vera e propria istituzione in patria. L’obiettivo minimo dell’Uzbekistan resta il passaggio ai quarti. Cina, Corea del Nord e Arabia Saudita sono avvisate. Avanti adagio, seguendo la stella polare della programmazione e della preparazione tecnico-tattica.
Il calendario completo del girone:
10 Gennaio 2015, Uzbekistan-Corea del Nord (Sidney, Stadium Australia)
10 Gennaio 2015, Arabia Saudita-Cina (Brisbane, Suncorp Stadium)
14 Gennaio 2015, Corea del Nord-Arabia Saudita (Melbourne, Rectangular Stadium)
14 Gennaio 2015, Cina-Uzbekistan (Brisbane, Suncorp Stadium)
18 Gennaio 2015, Uzbekistan-Arabia Saudita (Melbourne, Rectangular Stadium)
18 Gennaio 2015, Cina-Corea del Nord (Canberra, Canberra Stadium)