Primera División, la TOP 11 del campionato

Terminato l’ultimo campionato argentino in modalità “corta” (a febbraio inizierà il torneo a trenta squadre di cui abbiamo parlato qua) con il trionfo del Racing, ecco la TOP 11 con i giocatori che più si sono messi in evidenza, schierati con un 4-3-3 abbastanza offensivo. Tuttavia non ci si ferma qui, infatti trovate anche il miglior allenatore, le riserve, il giovane più pronto per spiccare il volo, la squadra top, le squadra rivelazione e la squadra flop.

PORTIERE: Sebastián Saja (Racing, 1979). A trentacinque anni vince il campionato e lo fa da assoluto protagonista. Oltre alle parate effettuate durante tutta la stagione, negli occhi dei tifosi del Racing restano sicuramente quelle tre decisive fatte sullo 0-0 nella penultima giornata contro il Rosario Central. Forse il finale per l’Acádemia sarebbe stato diverso senza quegli interventi. SARACINESCA.

 

TERZINO DESTRO: Gastón Díaz (Racing, 1988). Subito un altro elemento chiave nella corsa alla conquista del titolo da parte dei biancocelesti di Avellaneda. Cocca ha capito subito che poteva diventare un’arma fondamentale con i suoi traversoni dalla fascia destra e infatti proprio dagli assist di Gaston Díaz sono nati diversi gol realizzati poi dai vari Bou, Milito e Hauche. RE DEGLI ASSIST.

 

 

DIFENSORE CENTRALE: Gabriel Mercado (River Plate, 1987). Un premio a questo e allo scorso campionato. La difesa del River Plate è stata granitica per buona parte dell’anno e, sebbene Ramiro Funes Mori sia stato più prolifico in zona gol (ricordiamo la rete decisiva alla Bombonera), Mercado è stato sicuramente colui che ha guidato il reparto praticamente senza sbavature. MURO.

 

DIFENSORE CENTRALE: Hugo Nervo (Arsenal, 1991). L’Arsenal ha fatto un campionato tanto buono in casa quanto negativo in trasferta, e tra le note più liete dei rossocelesti di Sarandí c’è sicuramente questo difensore 23enne, capace con la sua squadra di alzare il rendimento e di contenere spesso il passivo a zero o un gol nelle partite casalinghe del Viaducto. SORPRESA.

 

TERZINO SINISTRO: Leonel Vangioni (River Plate, 1987). Un anno eccellente con giocate sempre propositive sulla fascia sinistra hanno attirato su di lui le attenzioni di alcune squadre europee, tra cui il Milan. Perno fondamentale nello schema di Gallardo, Vangioni è stato utilizzato anche in una posizione più avanzata per le sue accelerazioni, i suoi inserimenti e la capacità di saltare l’uomo. Può partire solo per una cifra importante (circa dieci milioni di dollari) perché il River vorrebbe tenerlo per la Copa Libertadores. TRENO.

CENTROCAMPISTA DESTRO: Maxi Rodríguez (Newell’s Old Boys, 1981). Chiudere il campionato da capocannoniere in doppia cifra a trentatré anni e giocando dietro le punte è una cosa degna di nota; se in più tutto questo viene fatto in una stagione abbastanza fallimentare per il Newell’s, allora si capisce ancora di più il livello di calcio offerto quest’anno dall’ex giocatore dell’Atletico Madrid. Unica nota negativa la terza sconfitta consecutiva nel Clásico di Rosario. ETERNO.

 

CENTROCAMPISTA CENTRALE: Lucas Zelarrayán (Belgrano, 1992). Altra squadra rivelazione come il Tigre e altro ottimo talento sbocciato in questi cinque mesi. Sostanza, qualità e anche qualche gol hanno permesso a questo 22enne di farsi notare a Cordoba e non solo. Non suona quindi strano che Zelarrayán sia finito nel mirino del Racing, intenzionato a rinforzarsi in vista della Copa Libertadores. PRONTO PER IL GRANDE SALTO.

 

CENTROCAMPISTA SINISTRO: Carlos Sánchez (River Plate, 1984). L’uomo giusto nel posto giusto, sempre. Si potrebbe sintetizzare così il campionato del centrocampista uruguaiano, superlativo nella prima parte di stagione e sempre concentrato anche quando la squadra di Gallardo ha accusato un po’ di stanchezza per il doppio impegno (campionato e Copa Sudamericana). Ciliegina sulla torta i quattro assist; sempre applaudito da tutto il Monumental. QUANTITÀ E QUALITÀ.

 

ATTACCANTE DESTRO: Silvio Romero (Lanús, 1988). Capocannoniere del torneo insieme a Pratto e Maxi Rodríguez con undici reti, se il Lanús è rimasto in corsa per il titolo fino alla penultima giornata molti meriti sono suoi (suo il gol della vittoria in pieno recupero contro l’Arsenal). Dopo aver fallito in Francia con il Rennes, ora lo vogliono Pachuca e Cruz Azul in Messico. Quel che è certo è che in maglia granata si sente a casa sua e i numeri registrati nella squadra del sud di Buenos Aires parlano per lui. GRANATA.

ATTACCANTE CENTRALE: Teófilo Gutiérrez (River Plate, 1985). Quando la classe non è acqua. Spesso si è parlato del brutto carattere dell’attaccante colombiano, ma quest’anno Teo è stato pressoché perfetto dentro e fuori dal campo: dieci gol realizzati in campionato e sempre decisivo quando c’era bisogno di chiudere le partite come un vero centravanti deve fare quando si trova davanti alla porta. KILLER.

 

ATTACCANTE SINISTRO: Gustavo Bou (Racing, 1990). Nessun dubbio, è lui la sorpresa dell’anno in Argentina. Poco o niente aveva fatto veder in termini realizzativi con le maglie di River Plate e Olimpo, e anche all’inizio di quest’anno i tifosi del Racing nutrivano forti dubbi sulle sue capacità davanti alla porta avversaria. Poi l’esplosione, dieci gol in dodici partite tra cui quelle decisivi a Bandield e Quilmes e la doppietta che ha firmato la rimonta della squadra di Cocca alla Bombonera contro il Boca Juniors. INCONTENIBILE.

ALLENATORE: Diego Cocca (Racing). Criticato fortemente dai tifosi dell’Acádemia dopo la frase pronunciata in seguito alla sconfitta nel Clásico “Preferisco perdere contro l’Independiente, ma lottare per vincere il campionato”, si può dire che si sia preso la rivincita diventando un idolo del popolo biancoceleste con i risultati ottenuti che hanno confermato quanto aveva detto. INTELLIGENTE.

 


RISERVE

PORTIERE: Fernando Monetti (Gimnasia, 1989). Pedro Troglio ha costruito un’ottima realtà a La Plata e il tutto a partire dall’estremo difensore. Moretti si è rivelato infatti un ottimo portiere anche quest’anno salvando spesso il risultato con interventi veramente notevoli. Pazzesca la parata fatta contro il Lanús, il popolo del Lobo dopo questo campionato l’ha sicuramente perdonato per la papera commessa nel finale della scorsa stagione contro il Quilmes.

DIFENSORI: Matías Aguirregaray (Estudiantes, 1989). Roccioso quanto basta e autore di un buon campionato insieme ai veterani Desábato e Ré. Se Pellegrino spesso ha potuto schierare davanti Carrillo, Vera e Correa, il merito è anche di una difesa che raramente tradisce e la nota più lieta per il futuro dei biancorossi è proprio Aguirregaray, come età il più giovane del pacchetto arretrato del Pincha.

Lucas Licht (Gimnasia, 1981). Capitano dei biancoblù di La Plata e vera bandiera della squadra di Troglio. Praticamente non ha saltato una partita e sulla sinistra ha dato sempre il suo contributo con tre assist e anche due gol. Già protagonista della risalita del Gimnasia in Primera División, a 33 anni sta vivendo una seconda giovinezza nella squadra in cui è cresciuto.

Lucas Villalba (Independiente, 1994). La squadra di Almíron ha disputato un ottimo campionato al ritorno dall’inferno della B Nacional e il giovane che più si è messo in luce con la prestigiosa maglia rossa è questo terzino sinistro. Le sue continue buone prestazioni hanno fatto sì che si conquistasse un posto da titolare senza mollarlo praticamente più: sono state infatti quindici le presenze di Villalba in stagione.

CENTROCAMPISTI: Leonardo Pisculichi (River Plate, 1984). Al River Plate reduce dalla vittoria del campionato servivano innesti mirati per migliorare ancora una squadra già ottima. Pisculichi è stato preso dall’Argentinos proprio perché poteva dare quella qualità in più per consentire ai Millonarios di alzare il proprio livello di gioco, e così è stato. A trent’anni è stato lui a segnare tra l’altro un gol pesantissimo a Medellin nella finale di andata di Copa Sudamericana.

Ezequiel Videla (Racing, 1988). Il metronomo dei campioni, paragonarlo a Xavi può sembrare una bestemmia calcistica, ma per caratteristiche fa capire bene il tipo di gioco fatto da questo regista. Dai suoi piedi sono spesso partite le azioni più pericolose degli esterni e del duo Milito-Bou.

Jaime Ayoví (Godoy Cruz, 1988). Qualcosa in più di un centrocampista, ma abbiamo voluto comuqnwu inserirlo qui per la sua predisposizione a partire da lontano. Nove reti da assoluto protagonista per questo ottimo ecuadoriano, vera novità di un Godoy Cruz come sempre altalenante nelle sue prestazioni ma capace di fare anche qualche buon risultato. Ayoví è stato il giusto supporto per il veterano Ruben Ramírez e ha dato una soluzione in più alla squadra di Mendoza per quanto riguarda gli inserimenti in velocità.

ATTACCANTI: Diego Milito (Racing, 1979). Trovate tutto in questo articolo cucito su misura per el Principe, descrivere in poche righe quello fatto da questo giocatore sarebbe ingiusto.

Lucas Pratto (Vélez-ora Atlético Mineiro-1988). Passato pochi giorni fa ai brasiliani dell’Atletico Mineiro, lacia il Vélez dopo due anni e un ultimo campionato chiuso da capocannoniere con undici reti. Purtroppo per lui e per la squadra di Liniers la seconda parte del torneo è stata deleteria, ma Pratto non ha comunque smesso di segnare confermandosi un attaccante adatto al calcio sudamericano dopo aver fallito nel Genoa.

Federico Mancuello (Independiente, 1989). Smentiti tutti quelli che pensavano che non avrebbe ripetuto nella massima categoria quanto fatto vedere in B Nacional: dieci gol e Independiente in lotta per la vittoria del campionato fino a poche giornate dalla fine.

IL PROSPETTO “EUROPEO”: Jonathan Calleri (Boca Juniors, 1993). Ok, non è giovanissimo, ma è un giocatore già pronto per l’Europa. Prestanza fisica, movimenti da vero “nove” e un buon fiuto per il gol potrebbero favorire un suo sbarco nel Vecchio Continente a breve. Non per nulla si dice che abbia messo gli occhi su di lui Wenger, uno che di giovani talenti ne capisce abbastanza.

 

SQUADRA TOP: Racing. E chi se no, una squadra che dopo un altalenante inizio di campionato sembrava dovesse cadere nel solito anonimato che ne ha contraddistinto le ultime stagioni. Invece Cocca ha saputo cambiare l’inerzia e la seconda metà del campionato è stata semplicemente perfetta, per non parlare del finale: sei vittorie consecutive, tra cui la rimonta alla Bombonera e lo scontro diretto alla terzultima giornata contro il River Plate. Memorabile l’ultima partita contro il Godoy Cruz al Cilindro, con i tifosi del Racing che hanno creato un’atmosfera sensazionale prima e dopo la partita, ale termina della quale sono iniziati i festeggiamenti. Merita di essere nominato il River Plate, autore di un’annata fantastica chiusa “sacrificando” il campionato pur di vincere la Copa Sudamericana.

SQUADRE RIVELAZIONE: Tigre, Belgrano e Atlético de Rafaela. Non era giusto laciare fuori una di queste squadre quindi ho deciso di menzionarle tutte e tre. Quest’anno non c’erano retrocessioni, ma tutti si aspettavano di trovarle a fine campionato nella parte bassa della classifica: sbagliato. Alegre (Tigre), Zielinski (Belgrano) e Sensini (Atlético de Rafaela) hanno fatto un lavoro esemplare portando le loro squadre nella prima metà della classifica e togliendosi non poche soddisfazioni facendo anche vedere molti giovani interessanti. Menzione particolare per l’Atlético de Rafaela (e per il suo centravanti Lucas Albertengo, classe 1991), a giugno salvatosi vincendo lo spareggio per non retrocedere contro il Colón e questa stagione capace invece di fare un’impresa togliendo la soddisfazione di vincere 2-0 al Cilindro contro i futuri  campioni d’Argentina.

SQUADRA FLOP: Vélez. Un inizio da schiacciasassi per poi squagliarsi strada facendo. Nonostante un Pratto in forma olimpica, dopo le prime quattro vittorie nel Fortín si è inceppato qualcosa e sono arrivati quattro ko in sei partite. La situazione non è migliorata molto e così una squadra costruita per giocarsi il titolo ha chiuso il campionato all’undicesimo posto. A pagare per tutti è stato José Flóres, incapace di ridare un’anima alla squadra; al suo posto è stato preso Miguel Ángel Russo, già vincitore di un titolo sulla panchina del Vélez.

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Riccardo Bozzano