Tino Costa e la (celebre) confusione dello Spartak

Restare a secco di vittorie per oltre un decennio ha portato, negli ultimi anni, a una serie di decisioni scellerate in casa Spartak Mosca. Il club più titolato di Russia, la cosiddetta squadra del popolo, appesantita dalla propria nomea e dalla perdurante assenza di titoli, è finita in una spirale di risultati negativi dove le prestazioni in campo sono ormai soltanto la conseguenza, e non la causa.

“Lo Spartak è davvero la squadra del popolo, come dicono i loro i tifosi. Quando lo Spartak perde la gente è felice, per cui è proprio la squadra del popolo.”.

Questa simpatica citazione tratta da un noto portale anti Spartak (Spartak-bez-titulov.ru, letteralmente Spartak senza titoli, portale che mette in bella mostra un contatore che scandisce il tempo dall’ultimo successo della squadra biancorossa) sintetizza al meglio il terzo millennio del club più titolato di Russia. Sono passati undici anni e mezzo dall’ultimo trofeo alzato, ben 40 competizioni disputate e condite da figuracce clamorose in ogni angolo d’Europa ma anche in numerose zone in patria. Ma non è tutto, oltre al danno la beffa: il 90% di chi se ne va vince subito qualcosa. Ma la lunghissima crisi dello Spartak non è frutto di casualità e sfortuna, avversità che possono dare fastidio nel breve termine ma che alla distanza devono essere sconfitte. Il problema di Fedun e soci sono le scelte, le decisioni, la gestione di una piazza esigente come quella moscovita. Al momento, nell’ultimo decennio, l’unica trovata realmente  convincente è stata la costruzione della splendida Otkrytie Arena ma uno Spartak ai limiti della decenza sta facendo di tutto per non onorare un impianto avveniristico e pieno di attrazioni culturali, basti pensare alle statue dei veterani ubicate ai lati del manto erboso.

La Champions da obiettivo minimo a sogno (quasi) impossibile- Qualche giorno fa il presidente Fedun, è più timidamente Glushakov, hanno ribadito che in caso di mancata qualificazione alla massima competizione per club la stagione sarebbe da considerarsi un fallimento; capire come lo Spartak possa cambiare rotta e raggiungere almeno la seconda piazza è un quesito abbastanza complesso da risolvere, e in Russia a dirla tutti sono anche felici, preferendo la continua crescita di un progetto serio come il Krasnodar in Europa rispetto a un gruppo che soltanto quindici mesi fa ne prendeva 4 in casa col San Gallo, lasciando l’Europa ancora prima che arrivassero le prime piogge autunnali. Si diceva che il problema era Karpin, dirigente troppo spesso chiamato in causa in panchina, eppure l’addio del biondo e carismatico uomo tuttofare, finito ad allenare (con risultati alterni) il Maiorca, non ha agevolato Yakin, in totale confusione fino ad ora. E la scelta di cedere Tino Costa (e probabilmente Shirokov, che pare essere già del Krasnodar) è soltanto l’ultima strampalata decisione di un semestre da dimenticare. Se per alcuni la Russia fa bene (ne abbiamo parlato a proposito di Frimpong), per altri è diverso. Basti vedere la trasformazione di Yakin in pochi mesi.

Ringrazio lo Spartak per avermi dato la possibilità di scoprire cosa è la Russia

Si è congedato così Tino Costa, uno dei migliori interpreti di quel calcio veloce, d’attacco, che ha caratterizzato troppe poche volte, in proporzione alla rosa dalla mediana in su, lo Spartak nelle ultime stagioni. Dotato di un piede decisamente educato, Costa possiede una grande visione di gioco, ed è stato spesso impiegato sulla linea dei trequartisti della squadra moscovita. L’argentino, nella sua esperienza russa, non si è fatto mancare anche l’appuntamento col gol, conquistato tre volte in 27 partite. Yakin l’ha considerato poco ed è stato il principale fautore della sua cessione, in attesa degli improbabili ma richiesti acquisti di Salah e Frai. Una scelta piena di punti interrogativi, soprattutto perchè collegata al probabile addio di Shirokov. Con una gestione delle risorse di questo tipo, lo Spartak dove vuole andare? La rinascita deve essere graduale, costruita mattone per mattone; questi continue ricostruzioni servono soltanto a rendersi sempre più ridicoli di fronti ai propri tifosi, ormai stufi di essere scherniti in ogni angolo del globo. Yakin si è preso una grossa responsabilità, ora sta a lui dimostrarne la bontà.