Dopo sei stagioni dalla sua introduzione e numerose polemiche cambia il limite sugli stranieri vigente in Russian Premier League. La modifica porterà vantaggi o si rivelerà controproducente?
Uno dei tanti temi trattati nell’incontro di fine anno dai vertici del movimento calcistico russo ha riguardato il limite sugli stranieri, elemento che ha risentito della decisione più importante della giornata: come preannunciato dal nostro portale, è stato abolito il precedente sistema che si basava sui giocatori in campo, costringendo spesso gli allenatori a vere e proprie acrobazie tattiche; nato come 6+5 e poi allentato a 7+4 (con l’obbligo quindi di avere, in qualsiasi momento della partita, almeno quattro calciatori russi), questo emendamento ha subito parecchie critiche nel corso degli anni, consentendo a molti calciatori autoctoni di dubbia caratura di conquistare un posto pressochè fisso in squadre che non li avrebbero mai cercati sul piano prettamente tecnico. L’abbassamento della concorrenza ha fatto sì che molti giocatori si sono sentiti sicuri del posto e quindi restii a migliorarsi, e la situazione della nazionale russa, complice anche una generazione non esaltata, è la logica conseguenza. Ma di discorsi a riguardo ne abbiamo già fatti tanti su questo sito, con l’aggiunta del curioso contrattempo occorso nel 2009: Advocaat, allora tecnico dello Zenit, inserisce il forte centravanti turco Fatih Tekke per Pogrebnyak, dimenticandosi della norma; l’immediata sostituzione Krizanac-Shirokov non basta a placare le polemiche, anche se alla fine l’1-1 finale della sfida con la Lokomotiv non verrà modificato.
Il bello della polemica sul limite è che nessuno la pensa allo stesso modo: secondo Giner, presidente del CSKA Mosca, dovrebbe essere tolto, altri vorrebbero addirittura renderlo totale, privando il campionato russo di tutti gli stranieri indistintamente. Alla fine è stata scelta una via di mezzo intrigante. Su 25 calciatori tesserabili solo 10 possono essere stranieri (per stranieri si intendono tutti quelli non eleggibili per la nazionale, per cui anche i giocatori ex sovietici che non possiedono un passaporto russo). Le reazioni sono state diverse: i conservatori temono di vedere squadre di dieci stranieri con un portiere russo, secondo altri è la situazione migliore, perchè vengono tagliati gli stranieri inutili, aumenta il numero di russi selezionabili da Capello e questi stessi giovani calciatori locali possono crescere gradualmente in prima squadra. Probabilmente sarà così, soprattutto con la situazione del rublo che potrebbe bloccare gli investimenti all’estero delle compagini russe.
Tutto questo si riflette in un altro aspetto. In Russia sarà una primavera caldissima, con alcuni giocatori “legionari” (così vengono definiti) che saranno obbligatoriamente tagliati. Si prospetta quindi una rivoluzione in Russia, l’ultima prima del mondiale, dato che per i prossimi quattro anni non verranno più ridiscussi questi punti, ubicazione nel calendario del torneo compresa. Si adegua anche la serie cadetta, con soli 5 stranieri tesserabili. Si rivelerà una mossa vincente o controproducente? Ai posteri l’ardua sentenza.
Ecco i pareri degli addetti ai lavori:
Evgenij Giner (presidente CSKA): “Il limite è una fesseria totale. Soltanto grazie alla concorrenza gli sportivi possono migliorarsi. In Germania non mi pare ci sia, eppure sono campioni del mondo. Italia, Portogallo, Spagna, Inghilterra…ragazzi, dove il limite?”
Yuri Semin (allenatore Mordovia): “Sono contento di questa decisione; i tecnici avranno più varietà di scelta e la concorrenza sarà più ampia, nonostante i russi avranno una sorta di vantaggio nell’entrare nelle squadre”
Valery Gazzaev (ex allenatore CSKA): “Va bene così, gli stranieri scarsi non ci saranno e i russi hanno bisogno di giocarsi il posto con la concorrenza straniera”
Gadzhi Gadzhiev (allenatore): “Mi sembra sia meglio così. Oggigiorno abbiamo 200 stranieri, così facendo saranno massimo 160, con maggiore possibilità quindi per i russi”
Anatoly Bishovets (allenatore): “E’ controproducente per lo sviluppo del nostro calcio. In questo momento nemmeno i calciatori della nazionale giocano titolari nelle loro squadre di club. Il migliore rimane ancora il 6+5, questo limite creerà solo problemi”
Roman Askhabaze (direttore Spartak Mosca): “Dovevamo trovare un compromesso e ci siamo riusciti”