MondoPallone Racconta… Thierry Henry, il gol nel sangue

Ha appena annunciato il ritiro un campionissimo del calcio internazionale. Sebbene gli ultimi anni siano stati lontani dal grande calcio, la carriera di Thierry Henry è lastricata di momenti luminosi. Un grande bomber, partito giovanissimo dal Monaco alla conquista del mondo. Ecco la sua parabola.

Da Clairefontaine al Principato

Thierry Daniel Henry nasce a Les Ulis (sobborgo di Parigi, Francia) il 17 agosto 1977. Le sue origini rimandano alle Antille: il padre Antoine viene da Guadalupa e la madre dalla Martinica. Il piccolo Henry è già talentuoso ma non ancora troppo preso dal pallone, e così il padre lo incoraggia a prendere sul serio gli allenamenti. Dopo i primi passi nel Les Ulis e poi nel Viry-Châtillon, viene notato da uno scout del Monaco all’età di 13 anni. Il club monegasco lo mette sotto contratto, ma con l’obbligo di completare un corso di formazione al celebre centro di Clairefontaine. Il direttore della struttura, riluttante al suo ingresso a causa di mediocri risultati scolastici, infine acconsente. Il tecnico della prima squadra, Arséne Wenger, non impiega molto tempo per notarlo.

Esplosione

Il giovane Thierry Henry è un attaccante molto veloce. Viene impiegato largo sulla sinistra, nonostante manifesti già una certa familiarità con la rete. Wenger, come detto, lo prende sotto la sua ala protettrice. Il 31 agosto 1994, a 17 anni appena compiuti, debutta da professionista contro il Nizza. Nel 1996 viene eletto Miglior Giovane della Ligue 1 e nella stagione dopo vince il campionato. In attacco forma un’affiatata coppia con David Trezeguet, centravanti coetaneo di Thierry. I “baby terribili” del Monaco approdano anche in Nazionale e partecipano al trionfo transalpino nel Mondiale casalingo del 1998. Henry realizza una rete al Sudafrica (propiziando anche un’autorete) ed una all’Arabia Saudita.

Trezeguet ed Henry nel Monaco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Flop bianconero

Nel gennaio 1999 si trasferisce in Italia alla Juventus. Il suo arrivo porta grandi aspettative: d’altronde, è uno dei giovani più talentuosi d’Europa. Ma l’avventura a Torino non decolla. Si trova già maggiormente a suo agio in posizione più centrale, ma viene schierato sulla fascia. L’attenzione delle squadre italiane alla difesa e le briglie di tipo tattico, incompatibili con il suo estro, determinano una parentesi deludente che si chiude a fine campionato. Come poi confermato dai fatti, Henry diventerà uno dei più grandi rimpianti della storia juventina e della Serie A.

Insieme ad Arséne Wenger

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Leggenda dei Gunners

Nell’agosto dello stesso anno passa all’Arsenal, riunendosi così al suo ex tecnico Wenger. Il quale lo imposta definitivamente come punta centrale e ne verrà abbondantemente ripagato. Il giocatore francese a Londra si afferma gradualmente tra le stelle del campionato, mietendo consensi e vette realizzative considerevoli. Fino al 2007 realizza in totale 226 reti in 369 partite ufficiali con i Gunners, di cui diventa miglior marcatore di tutti i tempi. Si laurea capocannoniere della Premier per quattro volte, in due occasioni conquista la Scarpa d’Oro quale miglior bomber europeo e mette in bacheca innumerevoli trofei individuali. Oltre a conquistare due Premier League, tre FA Cup e due Community Shield. Una leggenda. Omaggiata addirittura con una statua fuori dal nuovo Emirates Stadium.

Trofei in Catalogna

Nel 2007 lascia Londra per trasferirsi al Barcellona. In Catalogna Henry dovrà dividere lo scettro di stella della squadra con altre grandi personalità: su tutti, un emergente Lionel Messi e l’africano Samuel Eto’o. Il club miete un’incredibile serie di trionfi: nel 2009 realizza il record di sei trofei conquistati. Coppa del Re, Liga, Champions League, Supercoppa di Spagna, Supercoppa Europea e Mondiale per club. E’ indubbiamente la parentesi più fruttuosa della carriera di Thierry Henry, non più centro nevralgico della sua squadra ma uno dei tanti gioielli di un collettivo stellare.

Con la Champions League 2008-09

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Welcome to the U.S.A.

Nel 2010 l’attaccante francese, ormai appagato e carico di gloria, accetta la sfida del campionato statunitense accettando l’offerta dei New York Bulls. Ovviamente, il livello tecnico non può essere lo stesso a cui era abituato. Ma “Titi” entra rapidamente in sintonia con la nuova realtà e, come era logico aspettarsi, diventa subito protagonista. Tra il 2010 ed il 2014 viene puntualmente eletto nell’All Star Team. Nel gennaio 2012 ritorna per un prestito bimestrale all’amato Arsenal, in carenza di attaccanti.  Si ritira il 16 dicembre 2014, per entrare a far parte dello staff di Sky Sports.

In Nazionale

Debutta l’11 ottobre 1997 a Lens contro il Sudafrica. La prima di 123 presenze, condite da 51 reti che ne fanno il più grande realizzatore nella storia dei “galletti”. Oltre al Mondiale di Francia ’98, conquista anche l’alloro europeo due anni dopo e la Confederations Cup 2003. Calca il palcoscenico iridato anche nel 2002, 2006 e 2010, quello continentale nel 2004 e nel 2008. Sempre indossando la maglia numero 12.

Con la maglia della Nazionale francese