Se non hai le disponibilità economiche del Real Madrid o del Bayern Monaco, non c’è nulla da fare. L’unico modo per emergere dalla mediocrità è avere una struttura societaria composta da un allenatore carismatico, un buon direttore sportivo e un presidente capace di lasciar andare i propri talenti nel momento di massimo valore, comprando giovani da valutare. Ciò che sta mettendo in pratica la Sampdoria: una squadra umile ma che non ha paura di interfacciarsi con le grandi del calcio italiano, con qualità in mezzo al campo e il giusto mix tra esperienza e gioventù.
La società inoltre sta gestendo in maniera eccellente la questione Manolo Gabbiadini. Una società acerba l’avrebbe trattenuto a forza sino a giugno, scontentando la richiesta del calciatore e svalutandolo sul mercato: invece Osti ha immediatamente reperito sul mercato un calciatore in grado di sostituirlo, possibilmente più giovane e da poter inserire piano piano, senza rompere i delicati equilibri trovati. In pratica l’identikit di Joaquin Correa, trequartista pronto a conquistare l’Italia a suon di gol e assist: Gabbiadini, invece, andrà a prendere il posto lasciato vuoto dall’infortunio di Insigne al Napoli. Tutti contenti, almeno così sembrerebbe.
Chi invece mi sta davvero stupendo è Sinisa Mihajlovic. Tutti lo considerano il classico coach emotivo, in grado di cambiare le partite soltanto con le strigliate a metà partita e poco altro: in realtà il serbo ha più competenza tattica di quanto si possa pensare, e lo si è visto anche nell’ultimo turno di campionato quando, dopo un primo tempo giocano tutto sommato male, ha inserito Gabbiadini per alzare il baricentro e trovare quelle soluzioni balistiche che erano venute a mancare prima. Ed è per questo motivo che, prima o poi, gli verrà data l’opportunità di sedere sulla panchina di un grandissimo club; specie se dovesse continuare a inanellare questa serie di risultati e se continuasse soprattutto a valorizzare i vari Rizzo, Okaka e Obiang. Il secondo magari non sarà mai parte del progetto futuro della Sampdoria, ma chi vuole rinunciare a una plusvalenza di questo tipo? Nessuno, non in questo periodo storico e non in questa Serie A. Ma le plusvalenze fanno da spartiacque tra provinciali – in senso calcistico – che resistono e altre che invece affondano.
Adesso non resta che superare il periodo probabilmente più duro per qualunque squadra sorprendente. Ossia gennaio, il mese dopo la sosta, una vera tragedia per quelle squadre partite fortissimo che devono, sostanzialmente, iniziare tutto o quasi da capo. La fase di stallo era avvenuta anche alla Sampdoria di Cassano e Pazzini e vedo questa Sampdoria leggermente più solida in difesa ma meno concreta davanti, quindi più esposta a partite difficili come quella giocata a Cesena. Il tempo dirà chi aveva ragione ma, per il momento, Mihajlovic può dire di averlo mangiato eccome il panettone.