Quindici partite, quasi un terzo di Serie A, e il Palermo è nono in classifica, a pari punti con Milan e Udinese (che però hanno una gara in meno) e a sole cinque lunghezze dal provvisorio terzo posto della Lazio. Ampiamente la migliore delle neopromosse, forse una delle sorprese più grandi del campionato al netto del rendimento spropositato delle genovesi ma, soprattutto, una gran bella squadra.
Il piazzamento, a questo punto della stagione, è roba grossa, qualcosa che si nota, figlio soprattutto degli ultimi sette risultati utili consecutivi (nel novero anche quattro vittorie, compresa quella prestigiosa di San Siro contro il Milan, e il pareggio di Marassi contro il Genoa, dove fior di più blasonate compagini sono cadute) le cui radici affondano nelle sette sberle rimediate tra Empoli e Lazio nei giorni che chiudevano settembre e aprivano ottobre. Due mesi fa. Poi sono arrivate la vittoria allo scadere contro il Cesena e la sconfitta allo Juventus Stadium, com’era prevedibile, dove però il passivo è stato ben più contenuto delle previsioni. Da lì in poi solo punti, compresi i tre di ieri sera, acciuffati ancora una volta in pieno overtime, contro una squadra in forma come il Sassuolo, a testimonianza soprattutto del carattere dei ragazzi di Iachini che, al netto di tutto, ci provano sempre e comunque con grinta, cuore e fegato. Perché non si vince nel recupero senza nessuno di questi tre “ingredienti”.
Una rosa ben costruita, che trae la sua origine in quella che lo scorso anno ha dominato la Serie B e a cui sono stati aggiunti elementi di spessore ed esperienza (Rigoni) e giovani promesse per il futuro (Belotti o Quaison), senza dimenticare anche un ruolo imprescindibile consegnato a un giocatore che, un anno fa, non era nemmeno inserito nella lista dei giocatori eleggibili per il campionato cadetto: Franco Vázquez. Il trequartista argentino è passato da oggetto misterioso a titolare inamovibile sotto la gestione di Iachini, il vero e autentico deus ex machina della squadra, diventando sostanzialmente il metronomo della manovra offensiva, colui che decide quando e come accelerare o rallentare il ritmo. Dotato di grande dinamismo, molta garra (nonostante il ruolo apparentemente “delicato”) e ottimi mezzi tecnici, il numero 20 ha nel repertorio anche azioni travolgenti e numeri pazzeschi in grado di esaltare il Renzo Barbera.
I meriti maggiori della felice situazione nel capoluogo siciliano, però, li ha proprio Beppe Iachini, il quale ha preso un’accozzaglia senza forma di giocatori molto forti lo scorso anno, in una situazione ben confusa dopo gli scempi di Gattuso, e ha saputo plasmarla in una squadra vera, in grado di venire promossa con agio e in anticipo, arrivando fino a saper anche ovviare alle cessioni estive di elementi importanti come Hernández e Lafferty, potenziando lo spirito vincente rosanero e la sua combattività in modo che rimanessero vivi e stimolanti anche nella massima serie.
Il 3-5-2 di Iachini (spesso un 3-4-1-1 con Vázquez dietro Dybala) è un modulo efficace, che mette bene in luce le migliori individualità della rosa e che si sta rivelando ostico un po’ per tutte le avversarie: tanto dinamismo, grandi capacità di corsa e piedi educati negli elementi chiave del modulo sono le qualità più evidenti del collettivo siciliano, che ha trovato nel suo giovanissimo numero 9 un killer spietato e pronto a colpire quando serve. Il mister rosanero ha poi dimostrato di saper osare spesso e volentieri, ricorrendo a un tridente con l’inserimento di Belotti per un centrocampista in caso di svantaggio da recuperare o in situazioni di difficile sblocco, senza guardare in faccia nessuno e senza uniformarsi al luogo comune che vuole le neopromosse sempre timorose, catenacciare e remissive.
L’unico dato che rende un po’ amare la visione della classifica attuale rosanero nonché getta più di qualche ombra sul futuro della squadra è ovviamente l’imprevedibilità del suo numero uno, il presidente Zamparini, il quale potrebbe sempre e comunque essere sul punto di vendere a cifre altissime qualcuno dei suoi gioielli, finendo così per smontare il giocattolo che, peraltro, ha lui stesso costruito e assemblato. Inutile puntualizzare quanto ciò sarebbe un peccato ma con l’ex proprietario del Venezia (e non solo) si sa che può accadere di tutto da un momento all’altro.
Fintanto però che la sessione di mercato è chiusa (anche se ancora per poco) si può ancora ammirare la squadra rosanero là nella metà superiore della classifica, piena e luminosa proprio come la luna in una placida notte d’estate. E, magari, sperare che l’alba che porta il sole, le cessioni e gli stravolgimenti della rosa vari ed eventuali arrivi il più tardi possibile.