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E’ mancato tutto. Non solo la personalità, è mancato veramente tutto: carattere, forza, voglia, reazione, qualità, testa, grinta, fiducia. E’ mancata la Roma, nella partita più importante di questa prima parte di stagione. Perché dalla sfida persa con il City si scatenano una serie di concause che porteranno i giallorossi ad affrontare il mercato prima, il resto della stagione poi, in maniera del tutto diversa da come soltanto qualche settimana fa immaginava di poter fare.

I giallorossi dovevano categoricamente vincere. Il pareggio non sarebbe bastato, e non intendo classifica alla mano; parlo in termini di convinzione, perché la Roma si era giocata tutti i bonus che aveva a disposizione. Ha perso contro il Bayern (per due volte, e la prima in maniera disastrosa), ha perso con Juve e Napoli, ha pareggiato con Sampdoria, Cska Mosca e Sassuolo, e prima della sfida con il City il destino aveva comunque fatto in modo di lasciarla lì dov’era, artefice del proprio destino. Seconda in campionato, seconda nel girone di Champions, con Juve a un passo e con la qualificazione assolutamente alla portata.

Dunque: bonus finiti, bisognava vincere. Bisognava dimostrare voglia – di passare il turno – e carattere, quello che al cospetto dei campioni di Germania e d’Inghilterra non si è assolutamente stati in grado di riversare sul terreno di gioco. Il risultato? Un’Europa League da giocare con la stessa voglia di chi è costretto a bersi un litro di olio di ricino, e il rischio di minare ulteriormente una psiche già piuttosto traballante. La conseguenza? A gennaio il mercato sarà di seconda fascia. Perché andare avanti in Champions avrebbe costretto Sabatini a rinforzare veramente la rosa, in vista di una seconda parte di stagione da disputare da protagonista sia dentro che fuori i confini italici.

Non sarà così. Peccato. La Lupa doveva tirare fuori i denti, nel momento in cui veramente doveva farlo. Non l’ha fatto, e allora ci risiamo: com’era, dopo la partita con il Cska? Stessa musica: non lupi, polli.