Un anno fa la grandine, con la complicità dell’ex nerazzurro Wesley Sneijder, eliminava la Juventus di Antonio Conte. Quella Juve dei record, dei 102 punti in classifica che verrà ricordata come una delle squadre più forti e continue della Serie A. Oggi Massimiliano Allegri può dire di aver superato il maestro, portando i bianconeri all’ottavo di finale di Champions League, nonostante un girone ampiamente abbordabile che, con qualche disattenzione in meno, sarebbe anche potuto terminare con un primo posto in classifica. Allegri ha avuto il coraggio di aspettare il momento giusto di cambiare: i primi mesi li ha fatti prendendosi li critiche di chi diceva che “fosse ancora la Juve” di Conte, fregandosene del giudizio altrui e cercando di mettere la squadra nelle condizioni di giocare meglio, ossia rispettando i diktat degli ultimi tre anni. Poi è arrivato il cambio di modulo che ha rilanciato, per esempio, uno come Evra, mettendo anche a tacere eventuali dubbi posti intorno a Bonucci e Lichtsteiner, giudicati non adatti alla difesa a quattro da più di un accreditato.
Nonostante un Vidal non in grandissime condizioni, un Marchisio out e un Llorente che fatica sempre più a trovare la via del gol, la Juventus c’è e lo ha dimostrato aggredendo la partita, provando sino a un certo punto a segnare le due reti necessarie per conquistare il primo posto, salvo poi arrendersi e inserire il pilota automatico, con destinazione ottavo di finale. Un sintomo di squadra compatta che non vive dei singoli, Tevez a parte, e che ha in Buffon l’elemento cardine della squadra; quella parata sul tiro di Koke vale una partita, nonostante fosse appena iniziata, perché troppo spesso la Juventus si è complicata gli incontri con un errore iniziale (vedi gol di Drogba l’anno scorso allo Stadium) che, a conti fatti, ha causato la precoce eliminazione.
Quest’anno si può puntare più in alto, pur volando bassi. L’accoppiamento non sarà sicuramente facile ma i bianconeri possono contare su un modulo più adatto all’Europa, un Tevez ritrovato anche fuori dall’Italia e un Pogba formato stella mondiale, pronto a sbocciare definitivamente per diventare uno dei cinque calciatori più determinanti al mondo. Riuscisse a essere più concreto e costante nei novanta minuti staremmo parlando di uno dei mediani più forti al mondo, ma ci sono ancora delle situazioni in cui Paul si eclissa dalla partita, regalando solo qualche vezzo e poco altro. Probabilmente se avesse già tutte queste peculiarità, però, non avrebbe 21 anni e solo un paio di campionati da titolare alle spalle.
Quel destro a incrociare di Sneijder sembra finalmente solo un brutto ricordo. Adesso c’è la possibilità di far crescere un gruppo che, onestamente, credo non abbia problemi a riconfermarsi vincente in Italia, specie se la Roma dovesse continuare a buttare punti qua e là. Due mesi per trovare uno spirito europeo da grandi notti di Champions, le stesse che Allegri potrebbe aver appreso da anni sulla panchina del Milan. Magari con un Morata in più al centro dell’attacco, uno che l’anno scorso ha visto i propri compagni alzare al cielo la decima: tutte esperienze che, sommate, formano un gruppo vero, quello che con un pizzico di fortuna è riuscito a ribaltare il risultato contro l’Olympiacos, quello che si è imposto per due volte contro il Malmo, laddove altre formazioni hanno fallito. Insomma, una squadra vera.