Il bello e contraddittorio Sassuolo
Scorrendo la classifica attuale di Serie A, al netto delle due gare di stasera che chiuderanno l’assegnazione dei punti di questa giornata, non può non destare impressione l’ottimo decimo posto del Sassuolo di Eusebio Di Francesco. Squadra quadrata, costruita bene con un calciomercato efficace e ben ponderato, con una solida idea di gioco che, quest’anno, si sta rivelando un avversario ostico più o meno per chiunque (tranne la solita Inter, a quanto pare, che sembra azzeccare ogni anno la #partitaperfetta – hashtag d’obbligo – solo contro i neroverdi).
Ai nastri di partenza del campionato, nonostante un mercato intelligente e un’ossatura quasi invariata rispetto ai sei mesi precedenti, in pochi hanno sponsorizzato gli emiliani nonostante l’arrivo in rosa di calciatori di cui si dice un gran bene da anni (Consigli, Taïder), con un grande avvenire di fronte (Vrsaljko) o con l’esperienza giusta per rendere bene in una realtà come quella del Mapei Stadium (Peluso). Colpi mirati, saggi, che sono andati a colmare le lacune che la squadra ha mostrato lo scorso anno e che hanno consegnato nuova linfa a una rosa che ha potuto conservare tra i suoi effettivi uomini di talento e prospettive come Zaza e Berardi. Ovviamente nessuno di quanti abbiamo nominato è un fenomeno né abbiamo certezza alcuna sul fatto che i più giovani possano diventarlo davvero, ma per fare buona figura in questa Serie A è già più che sufficiente.
Anche perché più che i 19 punti, fa notizia che il podio è solo a sette lunghezze e la zona Europa a quattro. In un campionato come quello attuale, composto da compagini il cui valore è livellato chiaramente in basso e nel quale chiunque può battere chiunque altro (a eccezione delle prime due, che lasciano punti per strada solo quando le varie contendenti fanno una gara persino migliore della #partitaperfetta di cui sopra), è anche lecito sognare per società che, almeno fino a pochi anni fa, mai ne avrebbero avuto la possibilità concreta. E il Sassuolo guida la fila di queste realtà emergenti che sgomitano per farsi notare. Non male per una squadra che è appena al secondo anno di Serie A della sua storia.
Di Francesco è stato molto bravo a trarre dai suoi tutto quel che poteva sin qui, specialmente insistendo sulla solidità dei suoi ragazzi: i neroverdi hanno perso appena tre partite (l’ultima due mesi fa, con la Lazio, che però avrebbe potuto finire in maniera diversa; più netta quella precedente col Napoli), giocandosela con tutti e mettendo in fila otto risultati utili. Certo, le vittorie sono solo quattro ma sono tutte arrivate nelle ultime sette uscite, segno di una quadratura del cerchio trovata verso metà ottobre e mai più abbandonata da allora. In particolare appare solida la difesa, che ha incassato solo quattro gol nelle ultime cinque partite (la metà dalla sola Roma, peraltro). Strano destino per la compagine nota, dopo che per la proprietà, soprattutto per essere “quella che ne prende sempre sette dall’Inter”; eppure è proprio così: una delle tante contraddizioni degli emiliani. Segnare al Sassuolo è complicato, ne sa qualcosa proprio la squadra di Garcia che, sabato all’Olimpico, ha fatto una discreta fatica a rientrare in partita e che, oltre a un Ljajić mostruoso, deve ringraziare anche la sua buona stella.
La partita contro la Roma non è stata affatto un caso, anche la Juventus era stata bloccata sul pari dai neroverdi e anche la Juve, come la sua rivale principale, era stata messa sotto nel punteggio da Simone Zaza. Merito certamente di Di Francesco, analista meticoloso e preciso delle avversarie nonché spregiudicato maniaco della fase difensiva (il suo 4-3-3 sa approfittare delle falle nel gioco avversario come poche altre squadre ma, soprattutto, sa ripiegare con un ordine veramente notevole), in una nuova contraddizione palese tra modulo apparentemente offensivo e interpretazione contenitiva dello stesso.
Altra contraddizione ancora sta nei pochi gol segnati: il reparto che indubbiamente conta più talento della squadra è senz’altro quello offensivo eppure Zaza e compagni, per ora, contano appena 15 gol messi a segno in 14 giornate. Media bassina per chi si schiera con un 4-3-3 e può contare su Berardi, Sansone, Floro Flores, Floccari e lo stesso Zaza. Eppure, risultati alla mano, funziona proprio perché tutta l’ensemble sa di essere parte del piano difensivo del mister ma anche di poterci contare appieno e, alla fine, in un campionato conta più vincere sei partite 1-0 che una 6-0 (chiedere in casa Inter per conferma), come diceva Boškov – uno che di campionati se ne intendeva.
In attesa (curiosa e divertita) di sapere dove terminerà la corsa della creatura di Squinzi non resta che osservare la crescita che si prospetta di fronte agli elementi più interessanti dell’intera società, dall’allenatore fino a Berardi, Consigli o Zaza, perché potrebbero essere figure chiave del futuro panorama calcistico italiano. C’è poco da scherzarci, a proposito: chi sapeva che il Sassuolo avesse in rosa solo quattro stranieri?