Serata inaugurale del weekend lungo di calcio dell’Immacolata, Fiorentina-Juventus si è chiusa con un nulla di fatto. Nessun gol, poche emozioni e anche pochi guizzi da parte dei campioni più attesi. Sono mancate proprio le occasioni, vuoi per la tensione del grande evento o per la sfida tatticamente bloccata. A casa o allo stadio, nessuno s’è divertito, ed è il caso di domandarsi il perché.
A un Tévez lasciato a lungo in panchina e a un Vidal meno brillante del previsto hanno fatto compagnia le difficoltà di Cuadrado e Gómez, mai realmente innescati da una Viola compatta eppure incapace di far tremare la Juventus.
Dal canto suo, la capolista è mancata – tra le altre cose – nel colpo del ko, non ha avuto il guizzo finale, ha lasciato a Firenze 2 punti. Vero che al Franchi è difficile per tutti, ma a chi vuol dominare la Serie A si richiede di sbloccare anche le partite più chiuse, magari vincendole di talento, quando non di sistema.
A quattro giorni dall’ultima giornata di Champions League, ci saremmo aspettati che i primi della classe ingranassero anche rinunciando al loro calciatore più forte, per dimostrare di non essere Tévez dipendenti, reggere la scena anche col turnover. Come fanno le grandi squadre, come farebbero un Chelsea e un Real Madrid.
Nulla di tutto questo e ora la Roma può riavvicinarsi, ridare un senso alla lotta scudetto. Battere il Sassuolo all’Olimpico restituirebbe certezze a un gruppo mentalmente in difficoltà, a causa di un discorso Champions League complicato parecchio dal pareggio in extremis del CSKA Mosca, anche per la paura dello scontro diretto di mercoledì. Contro il Manchester City, superiore sul piano del tasso tecnico, in ripresa in campionato, sarà vivere o morire, coltivare il sogno europeo o ridimensionarlo per sempre.
Alla Roma, data per spacciata in sede di sorteggio eppure favorita, il compito di conciliare gli impegni. Scindere i pensieri, far cassa col City ma ancora prima col Sassuolo: lo chiede la classifica, lo chiede la stagione.