Sassuolo, Di Francesco: “Siamo come il Chievo, puntiamo a conquistare la credibilità e a mantenere la categoria”
In un’intervista a La Gazzetta dello Sport, Eusebio Di Francesco si racconta, parlando di calcio e non solo a 360°.
Il primo tema toccato riguarda il suo grande maestro, Zdeněk Zeman, un allenatore che negli anni trascorsi a Roma gli ha insegnato davvero molto. “Parlerei per ore con lui senza rischiare di annoiarmi, mi ha insegnato la cultura del lavoro“, sottolinea l’attuale tecnico del Sassuolo.
La Roma, appunto, un capitolo importante della storia di Di Francesco come calciatore: “Se penso alla Roma penso a Totti, fortuna che c’è lui. Un giocatore con una qualità immensa. I ricordi dello scudetto del 2001 conquistato insieme a lui sono tuttora vivi: il mio primo gol al Napoli, un ragazzino di nome De Rossi che si allenava con noi; c’era poi Damiano Tommasi che noi chiamavamo “anima calda“: per me era come un gemello, dato che giocavamo nello stesso ruolo. Già a quel tempo si capiva che avrebbe fatto una carriera importante fuori dal campo, gli piaceva parlare e discutere. Lo vedrei bene come presidente della FIGC”.
Riguardo a Capello: “Con lui non avevo un gran rapporto e soprattutto non giocavo, però posso dire che è un vincente: ha un carattere forte ma non arrogante.”
Di Francesco parla anche di un’eventuale esperienza all’estero come allenatore: “Prima o poi mi piacerebbe andare in Spagna o Inghilterra ma prima devo studiare. Una cosa di cui sono convinto è che non vorrei allenare mio figlio: lui deve fare il suo percorso e mantenere sempre viva la passione per questo lavoro. Lui tifa Roma, come tutta la mia famiglia.”
Il tecnico neroverde si esprime anche sulle passioni dei calciatori moderni, soffermandosi in particolar modo su tatuaggi e videogiochi: “I tatuaggi non li capisco: secondo me dovrebbero avere un significato importante, non ha senso coprirsi il corpo. I videogiochi invece tolgono energia e concentrazione, è stato dimostrato scientificamente. Preferisco il sesso prima della partita, è meno dannoso”.
Tornando al calcio giocato, Di Francesco parla poi dei suoi inizi da allenatore: “Quando ho finito di giocare non avrei mai pensato di fare il tecnico: facevo il team manager alla Roma ma mi mancava l’adrenalina del campo.”
Su Berardi: “Si tratta di un talento, di un giovane che spesso sbaglia ma che può esplodere. Qualcuno lo ha paragonato a Balotelli: secondo me non ci sta per niente come paragone, Domenico si rifiuta di apparire.”
Su Zaza: “Non è abituato a certe pressioni e sta pagando questa situazione per lui inedita.”
Su Acerbi: “Il suo gol? Qualcosa di incredibile, come la lettera che Borgonovo mi ha inviato prima della gara promozione con il Livorno: ‘Avete paura di salire’, ci ha scritto. Magnanelli l’ha letta a tutti. Mi piace aiutare i bimbi in difficoltà, lo faccio con la onlus William Bottigelli. Una cosa che non sopporto le bestemmie”.
Il tecnico del Sassuolo chiosa, infine, cercando di dare una dimensione alla sua società: “Siamo come il Chievo, puntiamo a conquistare la credibilità e a mantenere la categoria”