Il capitano dell’Inter Andrea Ranocchia ha espresso le sue opinioni in merito al cambio allenatore e all’attuale situazione della sua squadra, raccontandosi in un’intervista alla Gazzetta dello Sport.
Ecco cosa ha detto su Mancini e sui suoi desideri per questa stagione: “Ci crede da morire: a tutto ciò che si può pensare di buono per l’Inter futura, a tutti noi e alla Champions. Lo vedi quando ci parla: nelle riunioni, singolarmente, quando fa tattica e il resto, trasmette serenità e fiducia. Alzare un trofeo, questa stagione, sarebbe splendido. E credo che vincere l’Europa League sia la strada più accessibile per arrivare in Champions. La mentalità che ci ha dato Mancini è diversa”.
Un commento anche sulla situazione di grande tensione dell’ultimo periodo e su Walter Mazzarri: “Negli ultimi due mesi entravamo in campo con tanta pressione e tensione. Era una ‘guerra’ continua: titoli, titoloni, critiche. C’era bisogno di maggior serenità. Mazzarri? Non voglio dare colpe all’allenatore, non sarebbe corretto: parlo di responsabilità, sue ma anche nostre. Forse lui doveva gestire meglio tutta questa pressione, ma anche noi. Solo che dentro alla nostra squadra ci sono anche ragazzi di 21 e 22 anni, che fra qualche anno saranno top player europei, ma pur sempre 21-22 anni hanno… E se appena sbagli un pallone senti borbottare, ecco, non è esattamente facile”.
Il giocatore ha svelato quali sono i suoi modelli: “Javier? Non posso e non potrei mai paragonarmi a lui, ma è vero che fra otto anni vorrei essere ancora qui, da capitano e dopo aver alzato tanti trofei. Modelli? Walter Samuel. E in assoluto, Giacinto Facchetti. Credo nel poter dare messaggi positivi, perché esiste e deve esistere un modo di comportarsi sano. Il rispetto dell’avversario, dell’arbitro, del compagno che magari ti para il culo in campo. Essere una bella persona è una cosa prioritaria: così mi hanno insegnato i miei genitori e così insegnerò a chi vorrà ascoltarmi”.
Secondo il giocatore, questo è ciò che è mancato all’Inter: “La mentalità vincente, quella che sta inculcando Mancini. In dieci giorni non si possono vedere già i grandi cambiamenti, ma fiducia, mentalità, serenità e lavoro sono punti-base dai quali stiamo ripartendo”.
Infine, un pensiero sul compagno di squadra Rodrigo Palacio e sul presidente Thohir: “Palacio? Ne verrà fuori, sono sicuro, non aspetta altro che fare gol. Prima o poi a Rodrigo passa, i suoi gol arriveranno e saranno importanti come sempre. Thohir? Mi auguro che torni presto. Ricordo che poco prima del match contro l’Atalanta mi prese da parte e mi disse: ‘Capitano, prendi in mano la squadra e vinciamo questa partita’. Vinta, 2-0. Altri replay così non mi dispiacerebbero…”.