Non è stata una settimana qualunque per gli appassionati di sport australiani. Non lo è stata per nessuno, non poteva esserlo: Phillip Hughes non ce l’ha fatta e, a seguito del trauma al collo riportato durante la partita di cricket tra New South Wales e South Australia, ha perso la vita.
Una notizia che ha fatto il giro del mondo, perché di fronte alla morte le differenze tra sport saltano e tutti vogliono in qualche modo partecipare al dolore. Condividere il lutto per una scomparsa davvero prematura, perché la tragedia di un ventiseienne tocca corde emozionali che ci ricordano che in fondo siamo tutti uguali, da questa o dall’altra parte del mondo.
Gli australiani, del resto, hanno una concezione tutta loro dello sport come modo di aggregazione sociale. Pur nelle distinzioni tra regioni dominate da questo o quell’altro codice del football, sentono un affetto particolare verso chiunque abbia mai indossato la casacca della nazionale. Nel calcio, con i Socceroos sotto l’occhio attento di media e tifosi durante ogni Mondiale, come nel rugby league, nel rugby, nel football australiano (nell’International Rules). Figurarsi nel cricket, re degli sport estivi, in qualche modo “universale” e teatro di sfide storiche come le Ashes contro gli inglesi.
Le emozioni e i sentimenti dell’addio a questo “eroe nazionale” hanno reso indimenticabile un fine settimana di campionato interessante (sul campo) e ricco di spunti. Tanta era l’attesa, per esempio, per la prima di Frans Thijssen sulla panchina dei Roar, alla ricerca di una scossa nel dopo Mike Mulvey. Lontani dalle posizioni che contano, i campioni in carica si sono avvicinati alla delicatissima sfida contro la capolista con in testa il solo pensiero dei 3 punti, per risalire la classifica e segnalare a tutto l’ambiente che la squadra c’è e non ha intenzione di abdicare. La verità è che però il primo tempo del Suncorp Stadium è stato molto difficile, con i Glory avanti al 20′ grazie a una straordinaria volée di Dino Djulbic e tutto sommato in controllo, anche per l’incapacità di Brisbane di giocare rilassata. Ancora una volta, il gioco degli arancioni è parso bloccato e la manovra farraginosa, in un caos che descrive la delicatezza del momento, della transizione: finita l’era Berisha-Mulvey, non si capisce ancora cosa sia iniziato. Ripresa più coraggiosa e positiva e partita meritatamente impattata a 4′ dalla fine col solito Henrique, ora terminale offensivo di riferimento. Resta la sensazione che i Roar ci metteranno tanto a riprendersi, mentre Perth ha mantenuto la testa della classifica nonostante il successo dei Melbourne Victory nel pirotecnico anticipo contro Adelaide (3-2).
In Nuova Zelanda, è tornato coi piedi per terra il Melbourne City, abbattuto dalla cinquina di una Wellington seria candidata ai playoff (5-1), mentre Newcastle e Central Coast producevano il classico pareggio che non serve a nessuno all’Hunter Stadium.
Nel recupero della quarta giornata, scivolone interno dei Wanderers, battuti a domicilio dai Roar grazie al rigore trasformato da Henrique al 5′.
Hyundai A-League – 8/a giornata
Melbourne Victory-Adelaide United 3-2
Brisbane Roar-Perth Glory 1-1
Western Sydney Wanderers-Sydney FC 1-1
Wellington Phoenix-Melbourne City 5-1
Newcastle Jets-Central Coast Mariners 1-1
CLASSIFICA: Perth 19, Melbourne Victory 18, Adelaide 17, Sydney FC 16, Wellington 12, Brisbane 7, Central Coast, Melbourne City 6, Newcastle 4