Marsiglia, Gignac alla Gazzetta: “Bielsa era quello che ci voleva ma a fine stagione andrò via”

11 gol per far volare il Marsiglia. E’ un periodo davvero d’oro per Andrè-Pierre Gignac, l’attaccante modello che spopola in Ligue 1 ma sul quale un po’ tutti i top club europei hanno messo gli occhi. Il centravanti transalpino ha rilasciato un’interessante intervista alla Gazzetta dello Sport, ha parlato della cura di Bielsa e del suo futuro che con ogni probabilità sarà lontano da Marsiglia.
Bielsa ha rivoluzionato tutto: strutture, mentalità, allenamenti, restituendoci fiducia. E poi tutta la squadra aveva sete di rivincita. C’è vera vita di gruppo: pranziamo insieme, abbiamo le nostre stanze per la siesta. Ogni allenamento è preceduto da una spiegazione teorica. Gli allenamenti sono intensi, ma illuminanti tatticamente, tecnicamente. E poi tanti video: una o due sedute al giorno. A volte ce li danno da studiare in stanza, su chiavette usb. Bielsa ha ingrandito lo spazio ricreativo, che prima nessuno usava, e fatto costruire campi da pallavolo, basket, calcio-tennis. Era quello che ci voleva per il Marsiglia e per me in particolare – spiega Gignac – Bielsa ha competenza. Sa tutto, al dettaglio. In allenamento facciamo decine di esercizi diversi. Ho sbirciato le sue schede: ce ne sono a centinaia. E tutte tratte dalle partite che analizza. Ci insegna calcio vivo, reale. Con Bielsa c’è molta più esigenza, ciò che cercavo da sempre. E anche lui si è addolcito un po’. Non è un tipo espansivo, ma adesso i gol li festeggia come uno di noi, ti abbraccia per congratularsi“.

Su Ibra e sul futuro: “Non mi fisso limiti, ma Ibrahimovic viene da un altro pianeta e finirà capocannoniere. Io mi considero generoso, come lo era il mio idolo Van Nistelrooy. Lavoro per la squadra. Mi sento più maturo e meglio di quando finii miglior marcatore al Tolosa. Da piccolo sognavo di diventare professionista e giocare a Marsiglia, ma ormai penso che a fine stagione andrò via, anche se voglio vedere che farà Bielsa. Cerco nuove sfide, di alto profilo. L’Inter è un’istituzione, Mancini un grande. Sarebbe una bella prospettiva. Vivo di calcio, guardo tutti i grandi campionati, ma anche quello turco e russo. E quando non gioco, seguo le giovanili. Dell’Italia ammiro la cultura tattica. E poi ho giocato a Marassi, contro la Sampdoria, in amichevole nell’agosto 2013, e ho pure egnato: un tifo stupendo. Valuterò ogni proposta con attenzione e l’esigenza trasmessami dagli insegnamenti di Bielsa“.