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Paulo, Antonio e la storia (infinita) degli oriundi

Una nonna napoletana. Quando Antonio Conte è venuto a conoscenza di questo importante particolare, gli deve essere scattata in testa una schiera di grilli cantanti e fischiettanti, di quelli che non ti fanno chiudere occhio la notte.

D’altronde, a quattro mesi dal prossimo impegno ufficiale (Bulgaria-Italia), bisogna pur dare un senso alle “visite di cortesia” che il commissario tecnico della Nazionale sta facendo in giro per i ritiri della Serie A (mercoledì il Palermo, ieri il Cagliari). E un senso il cittì l’ha dato all’incontro con i rosanero di Iachini. Perché Paulo Ezequiel Dybala è molto più di un’idea, quasi una speranza. E, se continua così, un’ossessione.

Classe ’93, argentino di Laguna Larga (Córdoba), ma con la nonna materna della provincia di Napoli (e il nonno paterno polacco), Dybala ha un soprannome che è di per sé un gran biglietto da visita: la Joya, il ‘gioiello’ in spagnolo. E di gemma preziosa si tratta, perché è stato acquistato da Zamparini nell’aprile del 2012 per dodici milioni di euro. Una cifra niente male per uno che allora aveva appena diciannove anni.

Ora, ne vale molti di più (circa quaranta) e per lui il presidente rosanero ha sprecato paragoni eccellenti (“Diventerà meglio di Messi e CR7”). Esuberante ed eccessivo come sempre Zamparini, ma i cinque gol del suo gioiello nelle prime dodici uscite stagionali (l’ultimo contro il Genoa davvero delizioso) hanno stuzzicato le fantasia dei grandi club italiani (Napoli e Inter) e stranieri (si parla di Arsenal e Benfica), oltre che quella di Antonio Conte.

Dybala, infatti, non ha mai esordito nell’Albiceleste, anche se è stato convocato, senza mai giocare, nell’Under 17 e nell’Under 20 dell’Argentina. Per cui, sono reali le possibilità di vederlo in futuro con l’azzurro indosso. Molto dipenderà da lui, però, che sembra preferire la maglia del suo Paese (“Sogno l’Argentina, ma se Conte mi chiama, ci penso”, ha detto il ragazzo a RaiSport), anche se là davanti sarebbe chiuso dai vari Messi, Higuaín, Agüero, Tévez e Icardi.

Conte, intanto, ha aperto una pista affascinante, rinnovando quella storia infinita fra la Nazionale e gli orundi. La speranza, sua e nostra, è che possa avere più fortuna rispetto al suo predecessore, che, a conti fatti, si è affidato agli oriundi sbagliati (Paletta, Ledesma, Amauri).

Si può essere d’accordo o meno con la convocazione di un giocatore non al cento per cento italiano, soprattutto dopo la riforma Tavecchio, ma bisogna tenere presente il contesto e la presenza di alternative di valore sul “mercato” nostrano. Nel caso specifico, l’attacco azzurro sembra attraversare un momento di confusione e incertezza: Immobile e Zaza sono partiti col piglio giusto, ma si sono un po’ persi per strada, Balotelli è un’incognita in tutti i sensi, per non parlare di Pepito Rossi; Pellè, Destro, Osvaldo, Giovinco sono nomi utili alla causa, ma non danno quel pizzico di fantasia e imprevedibilità che serve a una selezione che vuole ridiventare grande.

In questo contesto, appunto, Dybala potrebbe ritagliarsi il suo spazio. A soli 21 anni ha fantasia, qualità, velocità, tecnica, discreta fisicità e, particolare non da poco, vede la porta. Non sarà Messi, e nemmeno Agüero o Cristiano Ronaldo, e magari neanche Montella a cui pure è stato accostato, ma una piccola Joya sull’albero azzurro, a nostro avviso, ci starebbe davvero bene.