Mbemba, il ragazzo senza età
Si chiama Chancel Mbemba Mangulu difensore dell’Anderlecht, protagonista del match di mercoledì sera contro il Galatasaray di Prandelli, autore di una doppietta che ha cacciato fuori da ogni competizione europea la squadra di Instanbul e ha posto fine all’avventura turca del tecnico italiano.
Basterebbe questo per prendersi titoli e copertine di giornali, ma il ragazzo è ben noto per altri motivi prima di quelli per meriti sportivi. Nato in Congo il difensore è al centro di una indagine Fifa a causa di una curiosa situazione anagrafica.
Il giocatore infatti risulta nato in data 08 Agosto 1988 nei documenti in possesso delle società congolesi in cui ha militato (E.S. La Grace, Mputu e MK Étanchéitéas). Tuttavia nella lista dei giocatori stilata dalla federazione per le qualificazioni olimpiche della nazionale, Mbemba risulta nato il 30 novembre 1991, questo al fine di rendere il centrale un Under 23 e quindi convocabile.
Notato dal calcio europeo il ragazzo nel 2011 passa all’Anderlecht. Affidatosi a Texeira, agente abile nelle trattative tra Europa e Africa, il ragazzo trova scritto nel proprio passaporto la data di nascita del 08 agosto 1994. Mossa abile dell’agente per ottenere l’indennità di compensazione per la formazione dei giovani calciatori. La novità anagrafica però inguaia la società belga, perché l’articolo 19 del Regolamento Fifa sullo Status e sul Trasferimento dei Calciatori impedisce il trasferimento internazionale di minorenni.
Quindi Mbemba può giocare in Coppa d’Africa, dove è nato nel 1991 o nel 1988, ma non potrebbe nel campionato belga, dove risulta nato nel 1994. Lui attualmente gioca in tutte le competizioni dal campionato alle coppe europee con chiaro imbarazzo della federazione Belga e della Fifa che come organismo di controllo non ha certo ben figurato nella vicenda.
Proprio l’organismo massimo internazionale aveva istituito il Transfer Matching System per controllare i dati anagrafici dei calciatori soggetti a trasferimento e limitare la tratta di ragazzini prelevati dai paesi poveri con la promessa di un futuro importante e poi finiti a fare tutt’altro sottopagati.
Purtroppo gli interessi economici calpestano diritti e regole create appositamente per evitare certe situazioni. Ancora oggi la falsificazione di documenti internazionali è un pratica utilizzatissima per lucrare sulle speranze e i talenti dei ragazzi, mossa da varie motivazioni. Fingersi più giovani, ma già talentuosi e maturi, permette ai calciatori di strappare ingaggi migliori, permette inoltre alla federazioni di schierare dei fuori quota in maniera occulta ed essere quindi maggiormente competitivi.
Africa e Sudamerica ancora oggi faticano a gestire questo problema che muove importanti capitali e forse trova l’appoggio di procuratori, allenatori e società che non hanno interesse ad approfondire controlli in merito. Casi come quelli di Luciano, Taribo West e Mbemba, forse Eto’o fanno sorridere, ma nascondo storie tristi che non hanno nulla a che vedere con il calcio.