Violenza nei palazzetti, partita di pallavolo in Afghanistan interrotta da strage: 61 morti

Violenza negli stadi durante le partite di calcio: argomento del quale siamo abituati a sentir parlare. Abbiamo ancora nitide nella memoria le immagini degli scontri durante la finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina, e quelle della guerriglia durante Serbia-Albania.

Non sono solamente gli stadi di calcio, però, i luoghi della violenza sportiva. Ce ne dà prova quello che è successo due giorni fa in Afghanistan durante una partita di pallavolo in un palazzetto.

Nel bel mezzo della partita, infatti, un kamikaze si è fatto esplodere. A due giorni dall’avvenuto, prosegue ancora la conta dei morti e dei feriti: sessantuno i primi e quasi altrettanti i secondi. Una strage senza paragoni nel mondo della pallavolo e peggiore, per numero di vittime, addirittura alla tragedia dell’ Heysel, in cui perirono trentanove tifosi.

L’attacco, in cui le principali vittime sono state bambini e ragazzi (ovvero, due delle categorie di soliti innocenti che si recano a una manifestazione sportiva solamente per divertirsi e tifare onestamente), non è ancora stato rivendicato da alcun gruppo politico. In questo caso la natura politica dell’attentato appare, col beneficio del dubbio, molto chiara. L’attentato arriva infatti poche ore dopo la deroga a dodicimila soldati internazionali, accordata dal Parlamento afghano, a rimanere sul territorio nazionale oltre il termine inizialmente previsto di dicembre.

L’attentato sembra l’ennesima prova di come, purtroppo, spesso sia difficile scindere lo sport dalla politica. Il presidente afghano Ashraf Ghani ha chiaramente stigmatizzato l’ attacco, e sta in queste ore visitando le strutture dove sono ricoverati i feriti.