Potrei, ma non voglio
“Potrei, ma non voglio fidarmi di te, io non ti conosco e in fondo non c’è in quello che dici qualcosa che pensi, sei solo la copia di mille riassunti; leggera leggera si bagna la fiamma, rimane la cera e non ci sei più” diceva Samuele Bersani in un’indimenticabile Giudizi Universali qualche anno fa.
A questo punto potreste pensare “bello, bellissimo. Ma cosa c’entra col derby?”.
Probabilmente Samuele Bersani quando l’ha scritta non ha minimamente pensato a un Milan-Inter per avere l’ispirazione, ma io, da inguaribile romantico quale sono, vedendo la traversa colpita da El Shaarawy a poco più di dieci minuti dalla fine, non ho potuto fare a meno di pensare che le suddette parole le avesse pronunciate la palla poco prima di essere calciata dal 92 del Milan.
Perché, se ci pensate, è così: un amore nato presto, quello tra El Shaarawy e il pallone. Nella primavera del Genoa, prima, passando per Padova, poi, e arrivando al Milan. Un esterno sinistro che faceva sempre lo stesso movimento, ma che lo faceva dannatamente bene: si allargava per ricevere il pallone e iniziava a correre convergendo verso l’area di rigore, saltando gli avversari in velocità. Poi con incredibile naturalezza piazzava la palla sul secondo palo e faceva gol. Un’iradiddio fatta giocatore. Capace, grazie alla sua grande facilità di corsa, di dare una mano in fase difensiva e di rendere equilibrati anche i moduli più offensivi.
Poi, però, qualcosa si è rotto. Lo straordinario rapporto tra lui e il pallone non è stato più lo stesso. Gli infortuni, l’operazione, i mesi senza giocare, gli oltre 600 giorni senza segnare. Un distacco quasi inevitabile, una rottura senza il nemmeno canonico “restiamo amici”.
Non è El Shaarawy che ha perso fiducia nel pallone, è stata la palla a non averne più in Stephan. Si è sentita tradita, non amata, messa in disparte. E quindi ora fa fatica a lasciarsi andare, ad amarlo come faceva un tempo. Dovranno passare giorni, settimane, per ricucire il rapporto. Il gol con la Sampdoria è stato solo un tentativo di riavvicinamento.
E quando Bonaventura ieri sera ha trovato El Shaarawy da solo in campo aperto, la palla ha deciso all’ultimo di non fidarsi di lui ed è finita alta, colpendo la traversa e negando la gioia di un rapporto ritrovato al giovane di Savona e a tutto il popolo rossonero, che attende questa riconciliazione da mesi.
Una traversa come acqua sulla fiamma, che lascia l’esterno del Milan come una statua di cera in mezzo all’area di rigore avversaria. E quella sensazione di gioia per un amore ritrovato che all’improvviso non c’è più, svanita nel nulla.
Con la speranza che qualcuno prima o poi tagli il filo dell’aquilone e questo amore torni a volare in alto.