A volte ritornano, come recita un famoso detto. E’ proprio il caso di Carlos Vela, il talentuoso attaccante messicano tornato in Nazionale pochi giorni fa, dopo un’assenza di oltre tre anni. In contrasto con alcune decisioni tecniche sfavorevoli in passato, Vela aveva deciso di non giocare più con la Tricolor per dedicarsi al club. Un vero peccato. Ma il C.T. Herrera lo ha riportato in maglia verde e lui ha timbrato due volte contro l’Olanda. Gli esili/ritorni internazionali auto-imposti sono stati diversi in passato, per svariati motivi. Ripercorriamo i più celebri.
1992 – Franco Baresi (Italia)
Il glorioso numero 6 del Milan, fedelissimo di Sacchi, decide di chiudere con l’azzurro al termine della stagione 1991-92. A fine campionato l’Italia si reca negli States per la U.S. Cup e poi lui comunica al C.T. di volersi fare da parte. Iniziano le qualificazioni al Mondiale ’94: gli azzurri rischiano clamorosamente a Cagliari, rimontando lo 0-2 alla Svizzera in extremis. La difesa traballa e Sacchi convince il libero rossonero a rivestirsi d’azzurro. Diventerà leggendario il suo recupero per la finale del Mondiale con il Brasile, dopo il menisco rotto ad inizio torneo. Sbaglia il primo rigore calciandolo alle stelle. Le sue lacrime a fine gara rappresentano l’ultima istantanea con la Nazionale, che onora in 81 gare segnando una rete.
1993 – Michael Laudrup (Danimarca)
E’ già tra i più grandi danesi di sempre, Miki Laudrup. Però nel novembre 1990 decide di lasciare la Nazionale a causa di dissidi con il selezionatore Richard Møller-Nielsen. La Danimarca ha già disputato in quel momento tre gare di qualificazione per Euro 92. Laudrup fa ritorno nella rappresentativa solo nell’agosto 1993, dopo la pace con Nielsen, benché il suo apporto non basti per approdare a USA ’94. Ormai affermato protagonista della Liga spagnola, Michael non riesce però più a raggiungere con la selezione i livelli dell’era Piontek. Disputa invece l’Europeo inglese nel 1996 e poi la sua seconda Coppa del Mondo. In Francia resta memorabile un assist “no-look” per Sand contro la Nigeria.
2002- Henrik Larsson (Svezia)
Originariamente avrebbe voluto chiudere la storia con la Svezia al termine dei Mondiali 2002. Poi, al momento di stilare la lista dei convocati per Euro 2004, la coppia Söderberg-Lagerbäck convince l’ex treccioluto cannoniere del Celtic a rivestire i colori nazionali. E sarà un successo: il suo gol di testa in tuffo contro la Bulgaria venne votato quale più bello del torneo. Si ritira dalla Nazionale nuovamente dopo il Mondiale 2006. Ed un’altra volta ancora, verrà richiamato alla vigilia di Euro 2008. Nell’ottobre 2009 lascia definitivamente il giallo-blu, con all’attivo 106 gettoni e 37 reti.
2005 – Luis Figo (Portogallo)
Il Pallone d’Oro 2000 è il leader della famosa “Generazione di fenomeni” che trascina il Portogallo ad ottimi risultati. Dopo la cocente delusione della finale europea 2004 persa in casa contro la Grecia, lascia la rappresentativa. All’origine del clamoroso addio ci sarebbero dissapori con il C.T. Scolari. Nel giugno 2005 torna però sui suoi passi e riconquista la fascia di capitano. Al Mondiale tedesco contribuisce all’arrivo in semifinale, ma viene escluso dalla finalina, poi subentrando. E’ il miglior risultato lusitano ai Mondiali dai tempi di Eusébio. Colleziona 127 presenze e 32 reti in Nazionale.
2007 – Ruud van Nistelrooy (Olanda)
Il superbomber di Oss gioca la sua prima grande manifestazione con gli Orange nell’Europeo portoghese del 2004 e partecipa poi al Mondiale 2006, con Van Basten in panchina. In Germania comincia da titolare tutte le gare della prima fase, venendo poi sempre sostituito. Per gli ottavi, contro il Portogallo, viene lasciato fuori e l’Olanda esce. Nei mesi successivi, dopo l’esclusione per un’amichevole, rifiuta di rispondere alla successiva chiamata di Van Basten, annunciando il ritiro internazionale, probabilmente per ripicca. Van der Sar si offre da paciere e ricuce i rapporti: Van Nistelrooy torna in Nazionale fino al 2011, chiudendo con 70 presenze e 35 reti in maglia arancione.