Ivan Rakitić ha disputato i suoi primi mesi con la maglia del Barcellona, dopo essere arrivato ai balugrana in estate dal Siviglia. Ecco le parole del centrocampista croato sulla sua esperienza finora con Messi e compagni, sulla tattica e sui rivali del Real Madrid, contro cui è partito dalla panchina nel Clásico perso dalla squadra di Luis Enrique contro i “bianchi” di Ancelotti. Un’intervista a tutto tondo quella realizzata da Rakitić, in vista della partita di sabato contro il suoi ex compagni del Siviglia.
Ti è servita la partita con la Croazia per ritrovare buone sensazioni?
“Io preparo le partite tutte in modo uguale, però sì è stata importante perché ho fatto una buona gara e perchè abbiamo dominato contro l’Italia a casa loro. Ho ritrovato buone sensazioni e sono contento”.
Sei passato da essere un punto fisso a dover guardare dalla panchina la partita del Bernabeu, è stato un duro colpo?
“Io rispetto le decisioni dell’allenatore. Non mi dà più fastidio non giocare al Bernabéu che non giocare contro il Rayo Vallecano o contro l’Eibar, devo accettarlo e basta. Sono contento di quello che sto facendo, però so che non sono al 100% e che ci sono cose i cui devo migliorare. Per questo voglio dimostrare in ogni occasione all’allenatore che può contare su di me. E, se il mister lo vorrà, proverà a dimostrarglielo contro il Siviglia”.
Cosa ti sta risultando più complicato a livello tattico?
“Lo stile di gioco è diverso da quello del Siviglia. Anche se giocassi nella stessa posizione sarebbe differente percha lo stile del Barça è unico. Ho appreso velocemente le idee dell’allenatore, ma voglio migliorare. Sono autocritico”.
Con i tre fenomeni che sono in attacco, devi stare più attento anche alla fase difensiva?
“Sì, non solo per i tre davanti, ma anche percha sia lo stile del Barcellona che quello dei suoi avversari quando ci giocano contro cambia. È uguale alla Nazionale, in cui, sebbene abbia una posizione simile a quella che avevo nel Siviglia, il gioco è comunque diverso. Voglio giocare in questo nuovo ruolo nel miglior modo possibile, sapendo che non ho tanta libertà come avevo nel Siviglia”.
E in che ruolo ti vuole Luis Enrique?
“In generale, gli interni devono impostare il ritmo di gioco e innescare gli attaccanti. Se si attacca dal tuo lato, devi guardare come puoi creare gli spazi giusti. Se siamo in attacco, possiamo alzare la linea mentre se ci attaccano possiamo arretrarla. L’idea del Barça non è nuova, bisogna solo capirà e attuarla in campo”.
Il Barcellona è una squadra che solleva molti dibattiti. Uno di questi è la tua compatibilità con Xavi.
“Nessuno si può paragonare a lui, percha esiste solo un giocatore come Xavi, ovvero lui stesso. Io cerco do fare il mio, non di competere con Xavi o con altri giocatori, e poi lascio che sia il mister a decidere. Io mi alleno al massimo per poter giocare, come fanno tutti, e per vincere più partite possibili. Sono un giocatore molto professionale e per questo non ci sono dubbi per me riguardo a questo argomento”.
Quindi potete giocare insieme senza problemi.
“Con giocatori del livello di Xavi si può giocare sempre. Se possono essercene di più meglio, perché più buoni giocatori ci sono meglio si gioca”.
Un altro dibattito è sullo stile di gioco. Come gioca questo Barcellona?
“L’idea in generale non cambia molto. Quello che è diverso dall’anno scorso è che, mentre allora ci fu un solo acquisto (Neymar), quest’anno sono arrivati otto nuovi giocatori e un nuovo allenatore, oltre a essersene andati diversi altri calciatori. Noi non ci innervosiamo per due risultati negativi (le sconfitte contro Real Madrid e Celta Vigo, ndr), abbiamo comunque iniziato molto bene e ora vogliamo riscattarci. Sappiamo quali sono le nostre potenzialità, dobbiamo lavorare su alcuni dettagli e recuperare la fiducia dei tifosi”.
Cosa è successo al Barça perché in queste ultime partite non si sia visto il vero Barça?
“Sono i dettagli a fare la differenza, se al Bernabéu Messi fa lo 0-2 non so come finisce la partita. O se Piqué non scivola e non c’è il rigore, tutto sarebbe stato diverso. O, ancora, se nella sfida contro il Celta i quattro pali fossero stati gol, avremmo vinto due o tre a zero. Questo è il calcio. Non è tutto negativo, sappiamo che dobbiamo migliorare però restiamo positivi e l’importante è che tutti siamo convinti della nostra idea di gioco. Qualunque idea, anche se fosse la peggiore, è buona se tutti sono convinti di metterla in pratica. Siamo come una macchina che ha bisogno del rodaggio, quando avremo gli automatismi gusti tutto sarà più semplice”.
Quello che sorprende però è che la squadra è in calando.
“Bisognerà prestare più attenzione in generale e curare i dettagli. Questa pausa ci ha fatto bene per tornare con la mente lucida”.
Come vedi Luis Enrique, preoccupato o tranquillo?
“Lui è come sempre convento della sua idea. Ci trasmette sempre lo stesso pensiero, sapendo che noi lo capiamo. Stiamo andando in una direzione e lo capiamo al 100%. In questo caso poi bisogna dire che non è uguale allenare un Barcellona con tutti i giocatori che si conoscono o allenarne uno in cui ci sono oteo calciatori nuovi, è un cambio importante. Però siamo convinti delle sue idee e sono sicuro che nella prossima partita miglioreremo. Prima della pausa avremo un mese e mezzo molto duro con incontri molto importanti e dovremo dimostrare quello che sappiamo fare per passare un buon Natale”.
Si parla molto di Luis Enrique e di quello che vuole a livello tattico.
“Per questo sto dicendo queste cose, siamo convinti di tutto ciò che ci insegna. ha la sua idea e noi la seguiamo. Il Barça è il Barça, con alcune differenze che ci devono essere, Di cento allenatori nessuno è uguale, tutti hanno qualcosa di diverso”.
Ti aspettavi un cambiamento così grande quando sei arrivato al Barcellona?
“La verità è che volevo sentire le mie sensazioni dall’interno. Sono molto contento e voglio continuare sulla stessa linea di quello che ha fatto il Barça per tanti anni (vincere) e do un anno di digiuno tornare a far festeggiare i tifosi vincendo nuovi titoli”.
Se dovessi scegliere tra Champions League, Liga e Copa del Rey, opteresti per un titolo in particolare?
“No, si cerca sempre di vincere il più possibile. Dopo la vittoria dell’Europa League con il Siviglia, ho capito quanto questo valesse per il club, i tifosi e la città; sono momenti memorabili che vorresti vivere ogni anno. Quindi vorrei vincere tutti i titoli possibili”.
Come si risolvono i dubbi tra allenatore e giocatori?
“Quando c’è qualche dubbio lo si risolve sul momento, le cose non vengono fatte a caso. Il calcio, oggi e in generale, è così dettagliato che nulla si fa per caso. Si lavora su tutti i minimi dettagli”.
Rimanendo in tema, ti ha sorpreso quando sei dovuto entrare al Bernabeu e battere subito un calco d’angolo quando eri ancora freddo?
“No, perché era una giocata preparata. Non p andata come doveva andare però era una giocata su cui avevamo lavorato. Da fuori si poteva rimanere sorpresi, ma è una cosa su cui lavoriamo tutti”.
Si lavora sulla strategia però non avete realizzato un gol su nessuno degli ultimi centro calci d’angolo battuti.
“Su un calcio d’angolo ci sono tante cose che devono andare bene per i questi corner sono stati abttuti lunghi e quanti corti. È lo stile del Barça, diverso da quello che c’era lo scorso anno a Siviglia. Se hai giocatori diversi anche lo stile di gioco è diverso.Cerchiamo di segnare su calcio d’angolo e non è detto che il gol non possa arrivare proprio sabato. Con giocate così si può aprire una partita ‘chiusa’”.
Come vedi il Real Madrid, il gran rivale per Liga, Copa del Rey e Champions League?
“Al momento sono triste percha credo che abbiano perso il loro miglior giocatore, Luka Modrić (fuori tre mesi pe infortunio, ndr), che è anche uno dei mie migliori amici. Lo stile del Real è completamente diverso da quello del Barcellona. Li rispettiamo esattamente come il Siviglia, il Valencia e l’Atlético Madrid. L’importante è guardare cosa facciamo noi”.
Credi che sarà difficile sostenere un tridente così offensivo (Messi, Neymar e Súarez) per tutto l’anno?
“Bisogna trovare l’equilibrio. Ahí hay que encontrar el equilibrio. Quando si può fare pressione bisogna farla perchè così ci oso più possibilità per i tre davanti. Se rubiamo i palloni più vicino alla porta avversaria abbiamo più probabilità di segnare. Però dobbiamo essere bravi a capire quando possiamo salire a pressare e quando è meglio attendere per evitare di perdere i punti di riferimento”.
Messi ha sorpreso tutti dicendo che non sa se in futuro rimarrà al Barça. Cosa pensi di queste dichiarazioni?
“Questa domanda è più per lui che per me. Come compagno l’unica cosa che posso dire è che voglio che resti qui. È il migliore del mono e della storia, andrei anche sulla Luna pur di giocare con lui. So che ha un contratto molto lungo e spero che resti ancor amoldo tempo. E non lo dico sol oler me, ma anche per tutta la gente che viene al Camp Nou e per tutti i tifosi blaugrana”.
Dani Alves è sempre stato il grande “animatore” dello spogliatoio. È ancora così?
“Dani è il DJ dello spogliatoio e a me piace quello che mette. Non c’è un giorno che ripeta la stessa musica. Ognuno ha il suo ruolo nello spogliatoio: Xavi, come capitano, carica tutti quando passa”.
Esulterai se segnerai sabato contro il Siviglia?
“No, non festeggerò in segno di rispetto verso una squadra che sarà sempre nel mio cuore”.