Mondo A-League, 6/a puntata: si risvegliano i campioni

Riavvolgiamo il nastro, torniamo allo scorso 4 maggio. Brisbane Roar-Western Sydney Wanderers è la finalissima della A-League 2013-2014, in quel gioiello d’architettura che risponde al nome di Suncorp Stadium.

Meglio specificare: Grand-Final, come dicono da queste parti per tutti gli sport, calcio compreso. Davanti a oltre 51 mila spettatori – in uno stadio praticamente tutto esaurito – arancioni e rossoneri si danno battaglia per 90′, tanto tattici quanto poco produttivi sul piano del gioco. Perché la tensione è tantissima, gli Ono e i Petratos non riescono a illuminare e spezzare l’equilibrio, con l’accumularsi dei minuti. Il primo squillo lo porta Špiranović, il classico nazionale australiano dal cognome slavo che racconta la storia di questa grande nazione, al 56′ ed è un gol pesante, che rischia di scrivere la storia. Solo che Berisha la pensa diversamente e, da vero uomo della provvidenza, impatta a 4′ dalla fine. Recupero compreso, qualcosa come 7 o 8 minuti prima che Western Sydney possa esplodere al pub e in piazza, in tutta la crudeltà del gioco del calcio. La finale la risolverà Henrique – al secolo Henrique Andrade Silva – nei supplementari per il secondo titolo nella storia dei Roar.

Tutto questo per descrivere un paesaggio profondamente diverso, oggi. L’attualità, prima della sesta giornata, raccontava di Brisbane a secco di vittorie e dei Wanderers ebbri di gioia per la AFC Champions League portata a casa ma completamente cotti, nella pazzia di un calendario che ha attaccato al viaggio in Arabia Saudita della finale di ritorno le lunghe (e logisticamente complicate) trasferte a Wellington e Perth, Nuova Zelanda e Australia Occidentale: i due estremi del campionato, miglia su miglia. Ecco, prima del sesto turno le due finaliste stavano in fondo alla classifica. Davvero questa A-League è così indigesta ai campioni d’Australia e ai campioni d’Asia? Situazioni complicate, intricate, anche sul piano tattico: i primi hanno perso Berisha e non hanno un uomo d’area, i secondi non ci sono con le gambe e mancano della concretezza su cui hanno costruito il recente successo internazionale.

Al netto di questo panorama e della crisi dei due giganti del 2013-2014, la sesta giornata e il recupero tra Western Sydney e Central Coast ci hanno consegnato storie diverse. Brisbane, per esempio, ha schiantato Newcastle in trasferta (anche) grazie all’adattamento del suo uomo simbolo Thomas Broich a falso nueve, come dicono in Europa: il risultato è che Mike Mulvey ha aperto in due la difesa dei Jets (in verità non irresistibile) e creato superiorità a centrocampo. Sfruttare la perdita del punto di riferimento (Berisha) perché gli avversari perdano contatto e serenità: una tattica ben spiegata oggi da Richard Parkin sul Guardian (“A-League tactics“), che ha finalmente rilanciato gli arancioni dopo la partenza del suo rapace d’area, con la complicità di un Henrique in versione tripletta, maestro dei colpi di biliardo.

Da rivedere contro avversari più seri – per i commentatori di Fox Sports Australia quella di Newcastle “è la peggiore prova stagionale da parte di una squadra in casa” – ma ben augurante per il futuro: se playoff saranno passeranno probabilmente da un quinto-sesto posto, dopo di che i Roar saranno cliente scomodo per chiunque.

Dall’altro lato della medaglia, perdenti lo scorso maggio ma vincenti sul palcoscenico internazionale, i Wanderers si leccano ancora le ferite. Poco invidiabile il compito dello staff e dei preparatori atletici, che devono affrontare una stagione che è null’altro che il prolungamento della precedente: causa fase finale di coppa, pausa non ce ne è stata e alla lunga peserà. Difficilmente i rossoneri, il cui capitano Topor-Stanley dovrebbe giocare la Coppa d’Asia con i Socceroos, rifiateranno; difficilmente arriveranno alla loro terza Grand-Final consecutiva, dato il ritardo di classifica. Non hanno aiutato la sconfitta di Perth (2-1) e il frustrante pari interno contro i Mariners (0-0) e il tassametro corre: Tony Popovic sa come si fa, ma al suo posto nemmeno Ferguson e Ancelotti saprebbero che pesci pigliare.

In tutto questo, la rinascita (?) e l’apatia dei campioni nazionali e continentali non devono oscurare il momento d’oro dei Glory, autentici mattatori di questo avvio di campionato. In un mercato che ha purtroppo visto fallire squadre professionistiche in passato, Perth guida la A-League e ha in tasca la finale di FFA Cup. Sabato, 15 mila persone hanno assistito a una bella prova contro i Wanderers, assatanati alla ricerca dei primi punti. Di Djulbic e Jamieson i gol partita, che hanno reso inutile la rete di Sotirio all’85’. Primi con 5 vittorie in 6 uscite, Keogh e compagni possono serenamente ambire ad andare sino in fondo, a patto di dosare le forze e non affrettare i tempi: Adelaide (2-1 su Wellington), Sydney FC e Melbourne Victory (0-0 nello scontro diretto) restano vicine.

Nel posticipo della domenica pomeriggio, solo pari del Melbourne City contro i Mariners. È partito David Villa ma a mancare è la solidità difensiva e non la vena offensiva: tanto lavoro da fare per John van ‘t Schip, ricordo genoano dei primi anni 90 alle prese con un club che ha cambiato nome per diventare grande e non può permettersi nulla di meno.

Hyundai A-League – 6/a giornata 

Newcastle Jets-Brisbane Roar 0-4
Adelaide United-Wellington Phoenix 2-1
Sydney FC-Melbourne Victory 0-0
Perth Glory-Western Sydney Wanderers 2-1
Melbourne City-Central Coast Mariners 2-0

Western Sydney Wanderers-Central Coast Mariners 0-0 (recupero)

CLASSIFICA: Perth 15, Adelaide United 14, Melbourne Victory, Sydney FC 12, Wellington Phoenix 9, Melbourne City 6, Central Coast Mariners 5, Brisbane Roar 3, Newcastle Jets 2, Western Sydney Wanderers 2