Il calcio russo e le distanze, un amore infinito

*Per una migliore lettura di questo articolo si consiglia di tenere sottomano un atlante o di aprire google maps

Uno degli aspetti più affascinanti e al tempo stesso meno noti del calcio russo è contrassegnato dalle clamorose distanze, da affiancare anche all’imperioso numero di fusi orari da attraversare, che separano abitualmente le trasferte dei club che si trovano all’interno di questo movimento. Un fattore da tenere in considerazione quello dei chilometri che separano le sedi in fase di preparazione e di commento delle partite, perchè unico nel suo genere.

Gli europei non possono comprendere appieno questo aspetto, dato che le maggiori trasferte dei campionati del vecchio continenti sono comunque estremamente ridotte rispetto a quanto stiamo trattando. Per intenderci, giocare infrasettimanale a Komsomolsk na Amure, villaggio dell’estremo est russo vicino Khabarovsk, come ha fatto quest’anno in coppa nazionale lo Spartak, non è la stessa cosa che organizzare una trasferta a Parma per l’Inter o in casa del West Ham per il Chelsea. Diecimila chilometri, nove fusi orari: anche la preparazione fisica deve essere diversa, perchè l’organismo dei calciatori ha davvero pochissimo tempo per recuperare da un vero e proprio viaggio in giro per il mondo.

Il record di distanza in un torneo nazionale è stato ritoccato quest’anno. Dopo che nel 2008 in coppa di Russia il Luch Vladivostok fece visita al Baltika Kaliningrad (perdendo 3-0), in questa stagione a far visita alla squadra dell’estremo ovest del paese ci ha pensato il Sakhalin, isolotto più a est del Giappone. Curiosamente la sfida tra Sakhalin e SKA Energiya Khabarovsk (club siti entrambi più a est di Shanghai) si è disputata in campo neutro per problemi di agibilità dell’impianto dei primi: nessuna stranezza, se non fosse che la sede prescelta è stata Mosca.

Nel 2008 il Luch Vladivostok ha partecipato per l’ultima volta alla massima serie. In quell’anno produsse molte risate la sfida casalinga con lo Zenit, disputata nel mese di luglio, di mercoledì perchè la squadra di Advocaat aveva un sacco di recuperi da effettuare. Un nubifagio si abbattè sul capolinea della transiberiana, trasformando lo stadio in una piscina di pallanuoto. Il pareggio a reti bianche fu la naturale conclusione dei novanta minuti di agonia per i giocatori e di risate per gli spettatori.

In questa edizione della Russian Premier League l’ultimo avamposto verso est è dato dall’Ural Ekaterinenburg, data la retrocessione del Tom Tomsk (nel 2010 la Siberia contava addirittura due rappresentati e, quindi, il derby). A proposito di Siberia, crea curiosità anche il discorso analogo che si riflette nelle coppe europee. Tralasciando lo Shakhter Karagandy, l’Europa League si è spinta fino a Perm (2009, Amkar-Fulham 1-0) e a Novosibirsk (2010, Sibir-Apollon 1-0, Sibir-PSV 1-0). E bisogna ringraziare il Luch Vladivostok, che nel 2007 ha terminato a ridosso delle posizioni valevoli per l’Europa e che negli ultimi anni mette i brividi in coppa di Russia. Una bella sfida di giovedì nella città sul mar del Giappone, magari per il Nacional Madeira, sarebbe un sogno per tutti. Magari non per le due squadre.

Dodici mesi fa lo Zenit fu costretto a tre gare in 7 giorni. Non una novità per un top club europeo, direte voi. Ecco, allora calcolate la distanza tra Oporto, Ekaterinenburg e Tyumen’. Non una biciclettata di salute insomma.

La Russia è vasta ed è proprio questa sua sconfinata estensione che ne aumenta il fascino, perchè la diversifica e fa sì che l’interesse verso la sua totale scoperta aumenti. Il calcio, riflesso del paese nel quale viene praticato e seguito, non fa altro che seguire questa affermazione. Ed è per questo che, aprioristicamente, è possibile dire che il campionato russo è unico nel suo genere e che merità una minima parte del vostro tempo, perchè voi lo conosciate sempre di più senza giudicarlo attraverso frettolosi, superficiali e ignoranti pregiudizi.

Published by
Michael Braga