Continua il viaggio curioso e critico di MondoPallone nel calcio femminile. Questa volta abbiamo deciso di andare un pochino fuori dagli schemi e di intervistare un professionista del calcio femminile, un agente con molta esperienza alle spalle e un vero amore per il calcio in rosa, ovvero Alessandro Pennestri, agente e responsabile per Italia e Svizzera della LTA Agency, agenzia che ormai da 5 anni opera nel calcio femminile italiano La nostra chiacchierata ci ha portato lontano, ad indagare sulle radici dei problemi del calcio femminile in Italia, senza risparmiare critiche e consigli.
Buongiorno Alessandro, da molti anni segui il calcio femminile da una prospettiva diversa, ovvero quella di procuratore per la LTA Agency. Cosa ti ha portato a fare questa scelta?
Le motivazioni che mi hanno avvicinato al femminile fondamentalmente sono di carattere molto personale, quando ho perso una persona a me cara. conosciuto poi questo mondo pieno di passione e puro senso dello sport, non l’ho più lasciato.
La LTA Agency è un’agenzia basata non solo sul Football management e sulla promozione di calciatrici e sulla cura dei loro interessi, ma anche sulla consulenza ai club. Cosa vuol dire lavorare in questo mondo?
Nel professionismo l’alta specializzazione e le grandi risorse permettono ai club di sapere sempre come muoversi sul mercato. Nel femminile, al contrario, i club partono dal basso, dalle atlete, dai dirigenti che con passione fanno muovere una macchina, che è quella dilettantistica, schiacciata da mille problemi. Noi vogliamo aiutare i club a superare la difficoltà che si frappongono affinchè si possa accrescere il livello tecnico. Questo va oltre il semplice reperimento delle calciatrici, ma passa anche da una consulenza che nasce dalla nostra esperienza nel calcio femminile mondiale. Vedere come i club recepiscano le nostre sollecitazioni, modulandole per le loro possibilità e interessi, è molto gratificante.
Avete nel Vostro carnet atlete del calibro di Veronica Boquete, Natalia Pablos Sanchón, Vera Dyatel e Caroline Seger. Cosa vuol dire lavorare con queste calciatrici?
Il fulcro della nostra agenzia è l’agente FIFA Anton Maksimov. lui ha anni di calcio femminile ad altissimo livello alle spalle, ed è oggi, senza dubbio, uno dei maggiori operatori mondiali per il femminile. Noi, grazie a questo background, negli ultimi 5 anni abbiamo operato ben 100 trasferimenti nel femminile e tutti di alto livello. Queste calciatrici, che sono una parte delle nostre assistite, vivono il calcio in modo estremamente professionale e quindi il nostro lavoro deve di forza essere di pari o superiore livello. Ma non ti nego che avere calciatrici che firmano per il PSG (la Seger), o che lottano per il pallone d’oro (Vero Boquete) è molto gratificante.
In Italia curate gli interessi di Pamela Conti, Manuela Giugliano, Saida Akherraze, Kristina Erman, Kaja Jerina e Marina Agoues. Cosa vuol dire fare il procuratore per il calcio femminile in Italia? Che differenze ci sono rispetto alle altre nazioni europee?
A loro aggiungerei anche la Flaviano della Torres. L’Italia è un passo indietro, ma non ritengo che il freno venga solo dall’interno del movimento, dove negli ultimi anni sono cresciute professionalità e progetti di sviluppo, ma anche da una cultura dello sport al femminile, che ricalca una società ancora troppo sessista. Per alcuni stolti le ragazze che fanno calcio, non sono atlete, ma invito questi, a conoscere le atlete delle nazionali, quelle dei maggiori club italiani, che non lesinano impegno, dedizione e grande spirito di sacrificio, tipico dei grandi atleti. Noi oggi paghiamo tecnicamente questa cultura che limita lo sviluppo del calcio femminile, e non permette una crescita esponenziale che il movimento meriterebbe per la passione di chi ne fa parte. Forza fisica, preparazione atletica, e sopratutto investimenti mirati nel calcio femminile. Questo è ciò che manca al calcio femminile in Italia.
Da poco tempo il calcio femminile italiano sta attuando una rivoluzione per poter essere più competitivo a livello internazionale. Secondo te si sta andando nella giusta direzione? Cosa potrebbe essere ulteriormente fatto?
Potremmo prendere ad esempio ciò che altri hanno fatto per crescere. Agli inizi degli anni ‘80 il femminile italiano era tra i primi in Europa, poi noi ci siamo fermati (e forse anche arretrando sensibilmente) gli altri si sono dati regole, hanno fatto investimenti e realizzato progetti mirati di sviluppo. Noi al contrario, abbiamo aperto alle scuole calcio solo maschili, guardando alle ragazze che calciavano, con scetticismo per non dire scherno. Ci si sta muovendo ed anche i più scettici si stanno ricredendo, ma quanto c’è costato questo atteggiamento? Sento di centri federali specializzati e squadre maschili unite a realtà femminili. Normalmente ci sarebbe da essere fiduciosi, ma io temo che si facciano le cose “all’italiana”. Centri federali finanziati per il femminile, dove giocano e si allenano squadre solo maschili, e per l’unione con club professionistici….. cosa offriamo come movimento a queste realtà che hanno molto? Se vincolassimo le realtà professionistiche ad avere la femminile, per avere vantaggi (poter costruire uno stadio con finanziamenti agevolati, contributi/incentivi su costi annuali, e persino obbligo per chi si iscrive in A o B ad avere una squadra femminile, vincolare i diritti tv alle reti digitali e via satellite, a trasmettere il calcio femminile di serie A), allora potrei capire un interesse ed un vantaggio, ma sono sogni che non si avvereranno con l’attuale assetto federale e la crisi imperante. Ma è davvero avvilente che nel maschile non si veda oltre il mero guadagno e si cerchi solo un vantaggio, piuttosto che vedere le prospettive che altri paesi hanno potuto apprezzare?
Domanda sulla Nazionale: secondo te quante possibilità ha l’Italdonne di Cabrini di battere l’Olanda e qualificarsi per i Mondiali Femminili in Canada? Su cosa dovrebbero puntare le Azzurre?
La nostra Nazionale ha nel suo DNA tecnico la capacità di far sua la partita e quindi la qualificazione. Ho stima nel gruppo assemblato da Cabrini, ma si doveva osare contro la Spagna per non arrivare a giocarsela qui in un “dentro/fuori” che è sempre un rischio. L’Olanda ha forza e tecnica per dire la sua, ma non possiamo perdere questa occasione, ne vale del movimento. Il palcoscenico del Mondiale può portare consapevolezza al movimento, e riconoscimento mediatico al calcio femminile nazionale. A noi resta solo che tifare, ed in questo la scelta di Verona come sede della gara interna con le olandesi, mi sembra una scelta intelligente. Speriamo che il pubblico veneto (e nazionale) sappia ripagare questa fiducia.
Ultima domanda: quale acquisto consiglieresti al momento ad una squadra di calcio femminile che volesse prendere una giovane interessante?
I recenti successi dell’Under 17 di Sbardella (per me il miglior tecnico federale nel femminile con la Guarino), hanno dato grande risalto a tante giovani interessanti, che a distanza da quegli impegni oggi hanno trovato molto spazio in club di A. Sono interessanti e con grandi prospettive, ma è fondamentale accompagnarle in questa crescita senza dargli troppe pressioni, ma nel contempo farle crescere sopratutto nell’aspetto mentale. Lo sport è sacrificio e dedizione, avere la “testa” per affrontare le innumerevoli difficoltà di chi fa sport partendo dal dilettantismo, è fondamentale. direi sicuramente Boattin del Brescia, la Simonetti della Res Roma, la Marinelli della Grifo Perugia ed ovviamente la nostra Giugliano sono le prime (e nemmeno le uniche) di una nidiata di giovani calciatrici che mi sento di suggerire ad un club che vuole costruire in prospettiva una squadra competitiva e piena di talento. Ma come dicono alle mie calciatrici, tutto dipende da loro, sono loro che devono e possono fare la differenza, vivendo questo sport in modo pulito, e riuscendo a crescere e mentalizzare di volta in volta gli obbiettivi che ci si è prefissati.
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