Un giocatore come gli altri
Questa volta Antonio Conte ha stupito tutti. È il caso di dirlo: nessuno avrebbe pensato a una convocazione in azzurro per Mario Balotelli, che vive un momento tutt’altro che brillante a Liverpool e con la Nazionale non si era lasciato proprio bene.
In barba a chi, comunque, incolperebbe Balotelli anche per il buco nell’ozono e la crisi globale che tormenta il mondo, il commissario tecnico ha scelto di ridare un’occasione a un attaccante ancora alla ricerca del primo gol in Premier League con la sua nuova maglia, molto poco di moda prima di questa chiamata.
Potremmo dire la chiamata, perché a chiunque è venuto da chiedersi “cosa vuole fare Conte con Balotelli?”, o molti addirittura si sono lasciati andare alla dietrologia più spicciola (che è sport nazionale), scomodando complottismi e ingerenze dello sponsor. Cose poco commentabili in verità, ma che di sicuro fotografano il clima che si respira, che è teso il giusto alla vigilia di un appuntamento importante come quello contro la Croazia: con questo formato è quasi impossibile non passare, ma a San Siro ci tieni a fare bene.
Acquista allora un sapore particolare questa convocazione di Mario, sinora un (non) rigorista di lusso come ha scritto qualcuno, mina vagante in grado di risolvere partite (Liverpool-Middlesbrough) ma anche di porre problemi tattici ben precisi.
Ne sanno qualcosa dalle parti di Anfield, dove in tutta franchezza Balotelli è solo uno dei problemi, neanche il più grave. A Liverpool – anche se dalle nostre parti non se ne parla mai – si vive un’involuzione tecnica desolante, un’avaria. Una squadra che ha mille problemi, solo una sorella sbiadita della schiacciasassi rivelazione del passato campionato inglese, ha provato il rischio calcolato, acquistando un giocatore in fuga dal campionato del suo paese, a prezzo ridotto (almeno rispetto alle valutazioni circolate negli anni precedenti) ma non certo in saldo.
Il risultato, sinora, non è stato dei migliori, perché i gol (seppur decisivi) sono arrivati solo in Champions League e Coppa di Lega, contro avversari di second’ordine. Ma forse prima di gettare la croce addosso a un giocatore tornato oltremanica con la voglia di rilanciarsi (ma a piccoli passi), è il caso di parlare della squadra allo sbando, con una difesa che farebbe fatica nella serie cadetta, un centrocampo che ha poca gamba in certi elementi e poca tecnica in altri. O di una campagna acquisti fatta per ovviare alla partenza di Suárez con l’aumento della creatività, l’abuso delle ali e dei trequartisti. Di un allenatore – ammirato dalla platea globale nel 2013-2014 – ora in crisi e ostaggio delle sue convinzioni, ostinato a dimostrare di aver ragione piuttosto che mettere tutti (attaccanti in primis) nelle condizioni di fare meglio.
In tutto questo, Balotelli doveva essere un di più. Un piano B per quando le partite non giravano e serviva una scossa, attaccante di rottura da utilizzare quando la via maestra del gioco non produceva dividendi. Un buon giocatore, nazionale del suo paese con certi lampi in passato: nulla più, nulla meno. Ma il problema è che, vuoi per l’infortunio di Sturridge, vuoi per la voglia di Rodgers di vincere la sua scommessa personale, il buon giocatore è tornato al centro dell’attenzione, sotto i riflettori. Punta unica di un undici che produce poco movimento e non trova la velocità di un tempo, terribile corpo estraneo in un campionato che se non vai a mille ti uccide.
In questo Conte vuole differenziarsi, considerando Mario uno qualunque, uno come gli altri. Un giocatore nel giro della Nazionale, che può essere convocato oggi ma non domani.
Non un Buffon, un De Rossi, un Marchisio, perché come loro non lo sarà mai e forse è giusto così.
Però uno, lasciatemelo dire, uno che può accendersi quando i fuoriclasse sono altri. Vuoi vedere che a Liverpool questa settimana tiferanno tutti Italia?