C’era in Europa: lo Spartak Trnava e il calcio ginnico della Cecoslovacchia
Negli anni in cui Repubblica Ceca e Slovacchia erano unite sotto l’unica bandiera della Cecoslovacchia, il movimento calcistico nazionale era stato capace di distinguersi in diverse circostanze.
Fu due volte finalista ai Mondiali, nel ’34 contro l’Italia di Pozzo e nel ‘58 contro il Brasile di Pelé, pur senza mai raggiungere l’ultimo alloro, nonostante avesse saputo esprimere fuoriclasse assoluti, come la mezzala Masopust.
A livello continentale tuttavia, la Cecoslovacchia riuscì a raggiungere un successo significativo, allorché si aggiudicò gli Europei del 1976, disputati in Jugoslavia, superando ai rigori la Germania Ovest di Beckenbauer, Hoeness, Bohnof e Vogts. In quella squadra, brillavano due individualità: l’attaccante Zdeněk Nehoda, stella del Dukla Praga negli anni ’70 e ’80 (convocato anche nella selezione europea che partecipò all’incontro benefico contro gli azzurri, in seguito al terremoto dell’Irpinia nell’80) e Antonin Panenka, centrocampista del Bohemians Praga. Fu proprio Panenka, nella finale di Belgrado, a realizzare il rigore decisivo contro il portiere tedesco Sepp Maier, con una sorprendente esecuzione “a cucchiaio”. A lungo quel colpo all’epoca insolito fu chiamato “rigore alla Panenka”.
A livello di club, un successo europeo arrivò nella Coppa delle Coppe del 1969, e ne furono artefici gli slovacchi dello Slovan Bratislava, ai danni del Barcellona (come abbiamo raccontato qualche settimana fa).
Tuttavia, nello stesso anno, si consumò il rapido passaggio europeo anche di un’altra compagine slovacca, lo Spartak Trnava, che raggiunse le semifinali di Coppa dei Campioni e, per alcuni momenti, sembrò poter cambiare il corso della storia calcistica, mettendo in grave difficoltà la nascente stella dell’Ajax di Michels e Cruyff. A raccontare e divulgare la storia dei rossoneri dello Spartak Trnava, è stato in anni recenti il giornalista Sandro Modeo, ottimo saggista e analista delle vicende tattiche del pallone (in “Il Barca” e “L’alieno Mourinho” è possibile leggere le sue preziose osservazioni). Impossibile parlarne senza attingere al suo pozzo.
La squadra della “Roma slovacca” (così era nota la città), conobbe un periodo di splendore calcistico tra il 1966 e i primi anni ’70, quando divenne un laboratorio tattico del calcio orientale. Erano gli anni in cui ad Est iniziava ad allenare anche il colonnello Lobanovsky, che con la sua Dinamo Kiev e poi con l’URSS, stava costruendo il “calcio del 2000”. Una visione del calcio basata più sul movimento di squadra che sul talento individuale, prediligendo il gioco collettivo e la memorizzazione di schemi veloci, intensificando l’aspetto atletico e podistico. Nel caso di Lobanovsky, non mancava nemmeno il ricorso all’analisi computerizzata dei parametri atletici e a preparatori di altre discipline, come Petrowski, il mago dell’atletica leggera, allenatore del velocista Borzov.
A Trnava, il mentore e demiurgo della squadra fu l’allenatore Anton Malatinský. Uomo forgiato da esperienze di vita extracalcistiche, come la detenzione per aver favorito l’espatrio di alcuni connazionali, Malatinský propugnava un 4-2-4 offensivo, che evidenziava tutti gli aspetti atletici summenzionati. Di lui, gli ex giocatori ricordano le infinite sedute di allenamento passate a ripetere schemi per interiorizzare gli automatismi, il rigore tattico e la ferrea disciplina. Capace di far allenare i propri giocatori con ripetuti saliscendi da colline innevate, riuscì a raggiungere posizionamenti probabilmente irripetibili per la piccola squadra slovacca. Cambi di gioco improvvisi, scambi rapidi in “dai e vai” e inserimenti programmati caratterizzavano un gioco basato sull’attacco continuo.
Dopo aver riportato lo Spartak nella massima divisione, Malatinský nel 1967 raggiunse il successo nella Mitropa Cup. La coppa che in qualche misura era stata la prima Coppa dei Campioni europea, aveva perso prestigio, ma tuttavia conservava un proprio fascino, né era diventata ancora la coppa delle neopromosse, come è stata conosciuta negli anni ’80 e ’90. Lo Spartak Trnava nel suo percorso eliminò l’Honvéd Budapest, la Lazio, la Fiorentina e superò in finale l’Újpest FC. A questa prima vittoria seguirono i successi nazionali: 5 campionati quasi di fila, dal 1967 al 1973, e due coppe di Cecoslovacchia.
Malatinský guidò la squadra per una ventina di stagioni a più riprese, il 1956 e il 1981. A lui oggi è intitolato lo stadio di Trnava. Dal 1968, dopo la Primavera di Praga e le ricadute politiche, la squadra passò a Ján Hucko che ne finalizzò la lezione.
In seguito alle vittorie nazionali, lo Spartak Travna ebbe accesso anche alla Coppa dei Campioni, dove raggiunse la semifinale, nel 1969. Ed è proprio in questa circostanza che incrociò i propri destini con la stella nascente del calcio europeo e mondiale, l’Ajax di Rinus Michels, per molti la più forte squadra di club di sempre. In quegli anni, Michels ancora non aveva raccolto i frutti della propria semina, tuttavia poteva già contare sul talento del giovane Cruyff e sul difensore Suurbier.
Fino a quel punto, lo Spartak Trnava aveva dimostrato di essere una macchina da gol, soprattutto in casa. Aveva eliminato lo Steaua Bucarest (perdendo 3-1 e poi vincendo per 4-0), sommerso i finlandesi dello Lahden Reipas con punteggi di altre epoche (1-9 e 7-1) poi l’Aek Atene (3-1 ed 1-1). Nella partita di andata però, l’Ajax aveva messo una seria ipoteca sul passaggio del turno, imponendosi per 3-0, anche per colpa di due papere del portiere slovacco.
Il 24 aprile 1969 a Trnava, tuttavia i tifosi non intendevano rinunciare al sogno di vedere in finale la propria squadra. Vennero allestite tribune aggiuntive per ampliare la capienza dell’impianto e la sfida fu preparata con disciplina militare. Dopo 22 minuti, Cruyff fu costretto ad abbandonare il campo e al 28’ il centrocampista Ladislav Kuna portò in vantaggio lo Spartak. Al 49’, il secondo gol, sempre di Kuna. In un vertiginoso assedio sospinto da un pressing costante, lo Spartak raccolse 15 calci d’angolo (a zero), costrinse Suurbier a due salvataggi sulla linea e fu fermato da due prodezze del portiere Bals, che nel dopopartita affermerà di non aver mai desiderato tanto la fine di un incontro. Anche Michels fece i propri complimenti ai giocatori avversari. Quella sera sembrò che la squadra destinata a cambiare le sorti del calcio mondiale non fosse l’Ajax, ma gli slovacchi dello Spartak Trnava.
Passò quindi l’Ajax, ma i tempi non erano ancora maturi per la rivoluzione del calcio totale. L’Ajax avrebbe vinto due anni dopo, per tre edizioni consecutive. Lo Spartak Trnava non raggiunse più quei vertici, sebbene per altre due volte in quegli anni raggiunse i quarti di Coppa dei Campioni. A vincere la Coppa del 1969 fu invece una squadra che rappresentava (nel modo migliore) il calcio tattico e speculativo tradizionale: il Milan di Nereo Rocco, con un netto 4-1 inflitto ai lancieri.
Al termine della competizione, gli slovacchi Adamec e Svec raggiunsero entrambi quota cinque nella classifica dei cannonieri.
E’ questo l’ambiente di formazione proprio anche del boemo Zdeněk Zeman (classe ’47), che infatti ha sempre affermato “da piccolo, a Praga, mi dissero: ‘prendi quella posizione’ e non ‘prendi quell’uomo’; da quel giorno, non ho più cambiato idea” (curiosamente, lo Spatak Trnava veste maglie rossonere che possono ricordare proprio quelle del Foggia di Zeman).
L’ultima espressione memorabile del calcio ginnico e tecnico della Cecoslovacchia, si è avuto agli Europei del 1996, quando però già si era consumata la separazione tra le due entità nazionali. A stupire l’Europa, con un calcio veloce, atletico e tecnicamente valido, fu la Repubblica Ceca del giovane Nedved, di Poborsky, Berger e Kuka, che arrivò sino in finale ancora una volta contro la Germania, arrendendosi solo al golden goal di Biehroff (1-2 finale, per quella che fu la rivincita tedesca per la sconfitta del ‘76).
Di seguito, il tabellino della semifinale di Trnava e un video, non propriamente nitido, ma comunque importante per chi voglia vedere lo Spartak Trnava in azione.
Trnava, 24.04.69
Spartak Trnava: Kozinka, Dobiáš, Majerník, Jarábek, Hagara, Hrušecký, Kuna, Martinkovič, Adamec, Farkaš, Kabát. Allenatore J. Hucko.
AFC Ajax Amsterdam: Bals, Suurbier, Hulshoff, Vasović, Van Duivenbode, Pronk, Muller, Groot, Swart, Cruijff (Danielsson), Keizer (Suurendonk). Allenatore: R. Michels.
Marcatori: Kúna 27’ e 49’.
Qui, il video della gara d’andata