Alle spalle del duopolio che governa le altitudini del campionato, il Napoli sembra aver ripreso un ritmo di marcia più in linea con le proprie ambizioni mentre Lazio, Inter e Milan procedono a corrente alternata, ma pur sempre nella colonna principale della classifica. In questo fluido posizionamento del primo tratto di stagione, lì dove non batte il sole, sembra essersi incastonata la Fiorentina.
La squadra che tante attenzioni aveva suscitato per la capacità di esprimere un gioco attrattivo e coordinato, sembra aver smarrito la patina di brillantezza della propria proposta, tra infortuni, malintesi e calo del desiderio di stupire.
Un dato racconta più degli altri la difficoltà della compagine allenata da Montella: quei soli dieci gol segnati in undici incontri, al pari del Sassuolo e per una resa superiore solamente a Torino, Chievo, Cesena e Atalanta (per i bergamaschi, i gol segnati sono addirittura solo quattro). La difesa, dove spicca il vistoso calo di rendimento di Gonzalo Rodriguez, ne ha incassati altrettanti, per un saldo pari a zero, che riassume bene lo stato dell’arte dei lavori in corso: tanto entra, tanto esce, e la classifica ha il sapore di una ribollita stantia.
In cima ai condizionamenti, sicuramente svetta la cabala avversa degli infortuni, ormai da mesi causa primaria delle tribolazioni fiorentine. Senza i gol e l’estro tattico di Giuseppe Rossi, con Gomez che ancora parla la lingua dei turisti e Bernardeschi gelato dalla grandine di un infortunio al momento dell’infiorescenza, la costruzione della fase offensiva montelliana sembra essersi involuta in una sorta di scalinata di Escher, priva di sbocchi finalizzati. Nonostante quel 40% di realizzazioni messe a segno dal lodevole Babacar.
La stella di Cuadrado brilla a fasi alterne. Trattenuto a Firenze dopo aver intravisto balenare approdi stellari nel firmamento della Champions, il colombiano sembra ballare un ritmo proprio. Uomo in più ma anche passero solitario, pur festeggiando il suo tempo migliore, di tanto in tanto sembra rimanere pensoso in disparte a mirarsi i compagni.
Né manca un vistoso calo fisico dei trascinatori carismatici, i capireparto delle passate stagioni. Detto di Rodriguez in difesa, anche Borja Valero si ritrova spesso ad aggirarsi come un fantasma per il campo, nonostante non lesini mai l’impegno. Ma quel navigatore satellitare che lo portava a presenziare sempre nel vivo del gioco, sembra essersi inceppato. Nel suo vagare lontano dal gioco, c’è la chiave dell’alienazione che, come una nausea improvvisa, ha attecchito nel meccanismo prima giovane ed esuberante della Fiorentina.
Né hanno spalle adatte a reggere la croce gli eterni incompiuti, i Mati Fernandez e gli Aquilani, quei giocatori che alle promesse giovanili hanno fatto seguire rendimenti perennemente in bilico tra un 5,5 di opaca ordinarietà e un 6,5 di sole ingannatore.
Dal mercato estivo è arrivato poco. Badelj, Brillante, Kurtic e Basanta non sono sbarcati recando in capo un cesto di frutta esotica e un carico di vitamine, ma semplice apporto di calorie sostitutive, che non hanno inciso sul bilancio energetico globale. Il volenteroso Marcos Alonso, che pure ha soffiato il posto in squadra a Pasqual, non sembra convincere sul piano tecnico. Mentre il talentuoso Marin, tanto per cambiare, finora s’è visto protagonista soprattutto in infermeria.
Un caso a parte, quello rappresentato dallo sloveno Ilicic. I rari spunti positivi mostrati non sono bastati a placare un crescente sentimento di impopolarità, per le prestazioni inconcludenti. La residua pazienza rimasta al popolo viola, al limite può spendersi ancora un po’ per attendere Gomez, ma per Ilicic sembra essersi esaurito il credito di fiducia accordato in virtù del talento.
E’ sempre stato Montella a tenere insieme tutto, organizzando quel giro di satelliti intorno all’orbita del pallone che poteva tenere insieme come una forza gravitazionale l’assetto della costellazione viola. Ma ora che un buco nero minaccia di risucchiare i suoi teoremi di gioco, è forse giunto il momento di cercare qualche variante che consenta di tenere più saldamente i piedi a terra e, magari, usarli per catapultare qualche pallone in più verso le porte avversarie. Per alcuni, come Vargas e Richards, potrebbe essere giunto il momento di reclamare un posto fisso in squadra. All’esangue Fiorentina fin qui vista, in questo momento può servire nerbo ed energia, per sospingere la squadra con vigore, laddove si sia incartata la tattica e la qualità, verso il miraggio del goal.
Ben diverso il rendimento dei Viola in Europa, dove la gestione del girone è saldamente in mano alla Fiorentina. Quasi a suggerire l’idea che sia stata fatta una scelta, assegnando la preferenza all’Europa League. Del resto, l’ex Coppa UEFA è da sempre un sogno viola, più volte corteggiato. Quasi un conto in sospeso, da regolare magari a primavera, con un sussulto dal gusto botticelliano, tanto caro a Firenze. Sarà stata questa, la scelta di Montella?