Home » Il Gran Premio del Brasile nella storia

Fin dall’inizio del Novecento in Brasile si sviluppò un evidente interesse verso il mondo dei motori, sebbene le prime competizioni ufficialmente riconosciute dalla federazione Brasiliana risalgano agli anni Trenta. Negli anni successivi le gare si alternarono fra i circuiti di Rio de Janeiro e di Interlagos, costruito nel 1940 a São Paulo, con una brevissima parentesi, negli anni Cinquanta, del Gran Premio di Boa Vista.

Nel 1972 venne organizzata una gara inaugurale a Interlagos, vinta da Carlos Reutemann su una Brahbam, ma non valida per il campionato. Il debutto ufficiale della Formula 1 in Brasile avvenne l’anno dopo e, a coronamento della festa, al primo posto si classificò Emerson Fittipaldi, idolo dei tifosi locali, alla guida di una Lotus. I primi tre anni, dal 1973 al 1975, videro sventolare sul pennone più alto proprio la bandiera verdeoro, grazie a Carlos Pace e a una doppietta di Fittipaldi.

São Paulo ospitò altre sei edizioni, fino a quando, nel 1980, le richieste relative alla sicurezza sempre più pressanti, non convinsero la FIA a cancellarlo nell’attesa di modifiche al tracciato. Il Gran Premio del Brasile si spostò dunque per una decina d’anni a Rio de Janeiro, sul circuito di Jacarepaguá, dal 1988 intestato a un (vivente) Nelson Piquet. Nel 1990, fresco di una serie di interventi che modificarono profondamente il tracciato e aumentarono il livello di sicurezza, l’autodromo venne riammesso nell’elenco dei palcoscenici adatti alla competizione della Formula 1.

Il nuovo debutto nel 1990 si avvicinò a condividere con quello del 1973 un trionfo brasiliano, grazie a un Ayrton Senna che, alla fine di quel Mondiale, avrebbe vinto il Titolo. Il brasiliano, partito in pole position e in testa alla gara, a causa di un’incomprensione al momento del doppiaggio con l’ex compagno di squadra alla Lotus Nakajima, dovette tornare ai box per sistemare la vettura danneggiata. Nonostante una rimonta forsennata, dovette accontentarsi del terzo gradino del podio, accanto a Prost e Berger.

L’anno successivo poté però gustarsi il trionfo davanti al proprio pubblico. Vittoria resa ancora più epica dalle condizioni in cui fu costretto ad affrontare gli ultimi 20 giri. Dopo aver resistito a un Nigel Mansell in versione “Leone” che, superata la foratura di una gomma, venne costretto al ritiro da un inconveniente al cambio, si ritrovò egli stesso ad accusare problemi con le marce. Affrontò dunque l’ultima ventina di giri con il cambio bloccato sulla sesta, a prezzo di uno sforzo fisico tanto gravoso e doloroso da farlo uscire urlante dalla monoposto, trascinato infine quasi a braccia sul podio.

Le ultime edizioni a Interlagos sono state contraddistinte dall’imprevedibilità. I tifosi della Ferrari difficilmente dimenticheranno l’edizione del 2007, con un Räikkönen terzo incomodo fra gli alfieri McLaren Alonso e Hamilton. Il finlandese, alla vigilia sfavorito per i punti che lo distanziavano da Hamilton (sette) e Alonso (tre), come nel proverbio godette i frutti della diatriba fra i due litiganti, andando a vincere la gara e il titolo. Per qualche ora parve che, a causa di una ventilata squalifica di BMW e Williams per irregolarità del carburante, i verdetti sarebbero stati ribaltati, ma la decisione della FIA di non comminare sanzioni permise, finalmente, ai fedeli delle Rosse di festeggiare un Mondiale quasi insperato.

L’anno successivo gli eventi non si ripeterono e Massa, nonostante una corsa audace e volitiva, dovette arrendersi proprio a Lewis Hamilton, incoronato più giovane vincitore di un campionato Mondiale. Primato che gli verrà strappato da Sebastian Vettel, che proprio in Brasile, nel 2013, vinse il suo quarto Mondiale, superando Fernando Alonso per soli 3 punti, dopo una gara tutta in rimonta a causa di un contatto con Bruno Senna.

Domenica a Interlagos la rivalità fra i due piloti Mercedes, con Hamilton avanti di 24 punti su Rosberg, potrebbe originare una gara sorprendente, come da tradizione del Brasile. Tutti gli appassionati si domandano chi potrà essere il vincitore e, soprattutto, se verrà accolto sotto il traguardo come nel 2002, quando Pelé, investito del compito di sventolare la bandiera a scacchi, divenne protagonista di una scena memorabile.