Ogni Campionato del Mondo di Formula 1 che si rispetti ha sempre avuto il suo momento topico. Vale a dire quel frangente, quell’episodio simbolo al quale associare la vittoria iridata di quel pilota e la conseguente sconfitta del suo avversario. Esempi? Gli scontri di Suzuka tra Prost e Senna nel 1989 e nel 1990, che hanno visto entrambi i fuoriclasse buttarsi fuori a vicenda segnando il successo definitivo del francese nel primo caso e del brasiliano nel secondo. Oppure, il mancato speronamento di Schumacher su Villeneuve a Jerez nel 1997, con il tedesco che “non riuscì nell’intento” spianando la strada al trionfo del canadese della Williams. Ebbene, quello che è accaduto al giro numero 23 sul circuito di Austin, Gran Premio degli Stati Uniti, 17esima gara del Mondiale di Formula 1 2014, acquisisce di diritto la nomination per vincere l’Oscar di “Episodio Simbolo” di questa stagione. Il sorpasso di Hamilton su Rosberg ha avuto due conseguenze immediate. In primis, ha permesso all’inglese di conquistare la decima vittoria stagionale, la quinta consecutiva, la trentaduesima in assoluto. E poi ha fatto sì che Hamilton aumentasse di sette punti il proprio vantaggio sul compagno di squadra, portandolo da 17 a 24 punti. Quando alla fine della fiera mancano due GP e sono a disposizione 75 punti, in quanto nell’ultima gara di Abu Dhabi si raddoppiano i punti assegnati. Matematicamente parlando, i giochi sono apertissimi.
E invece, il sorpasso di Austin potrebbe rappresentare per Rosberg una mazzata psicologica dalla quale sarà molto difficile riprendersi. Perché questo a stelle e strisce avrebbe dovuto essere il fine settimana della svolta in chiave Mondiale. E, per due terzi, lo è stato. Con la ciliegina sulla torta della pole position, la nona stagionale. Poi il tedesco è pure scattato ottimamente dal via. Ma Rosberg non aveva fatto i conti con un oste dal nome Lewis Hamilton. L’inglese ha messo nel mirino il compagno di squadra della Mercedes e lo ha infilato al giro 23. Nico aveva ragione. Questo è stato il fine settimana della svolta. Peccato che questa svolta non è avvenuta nella direzione che avrebbe auspicato.
Ovviamente le “Frecce d’Argento” non hanno corso da sole. Però anche gli altri piloti lo sanno che in questi ultimi due fine settimana di gara dovranno recitare il ruolo di comprimari. Comunque, per quanto riguarda questo argomento, Ricciardo si conferma terza forza. L’australiano di Sicilia pone le ruote della sua Red Bull davanti alle Williams di Massa e Bottas e resta “primo degli umani”. Le Ferrari? Come al solito quasi non pervenute con Alonso sesto e Räikkönen tredicesimo. I tifosi della Rossa si consolino. Ricorre in questi giorni il trentennale della morte del grande Eduardo De Filippo. Speriamo che anche a Maranello possano dire – proprio come fece il Maestro in “Napoli Milionaria” – “Adda passà ‘a nuttata“.