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Esclusiva – Simone Braglia: “Questo Genoa duttile può sognare in grande”

Il Grifone va, come dice l’inno rossoblù scritto da Piero Campodonico e musicato da Giampiero Reverberi nel lontano 1972. Quindici punti in nove di gare, con una partenza in salita nelle prime tre giornate (Napoli, Lazio e Fiorentina), il derby perso, i fischi alla squadra, la rabbia di Gasperini e la vittoria contro la Juventus. Simone Braglia, la saracinesca di Bagnoli che i genoani non hanno mai dimenticato, ci racconta in esclusiva le sue impressioni su questo primo quarto di campionato.

Impossibile non partire proprio dalla gara con la Vecchia Signora, Simone. Quel che mi piace di questo Genoa è la sua duttilità ad adattarsi a ogni avversario: ho letto molte cose sulla prestazione dei bianconeri e sono rimasto basito, se la Juventus non ha segnato mica è colpa del Genoa! Da tifoso non troppo coinvolto sono fiducioso anche in un piazzamento in Uefa vista la mediocrità del campionato, mi dispiacerà molto se cancelleranno il mio record del 1991… naturalmente scherzo, glielo auguro con tutto il cuore!”.

Tatticamente che partita è stata? L’unico modo per fermare una squadra di quel calibro è proprio quello di aspettare compatti nella propria metà campo e ripartire: se il Genoa avesse giocato a viso aperto non so come sarebbe finita… Va dato risalto e merito a Gasperini e alle sue scelte: è un allenatore cui piace la sperimentazione e che non si accontenta, spreme sempre tutti (ricordo che i calciatori sono dipendenti pagati per questo)” ride, ndr.

A proposito di Gasperini, che idea ti sei fatto dei fischi dopo Genoa-Empoli? Reputo Gasperini l’anello d’equilibrio fra la società e la squadra, non un semplice allenatore: a caldo credo che si sia dimenticato della situazione emotiva extracalcistica dei genovesi dopo l’alluvione. Quella sfuriata è stata un passaggio impopolare ma necessario a dimostrare la sua salda tenuta delle briglie del Grifone”.

Che rischi si corrono dopo una simile vittoria? Ben pochi perché l’entusiasmo genera positività: il gruppo è molto coeso (la dimostrazione è la foto pubblicata da Perin dopo la gara di Verona) e da adesso qualcosa è cambiato psicoemotivamente: gli avversari sanno che dovranno far fatica contro questo Genoa. Analogicamente associo questo 1-0 al derby che vincemmo con la cartolina di Branco, fu l’inizio di una grande cavalcata”.

Ci sono delle analogie col Genoa di Osvaldo Bagnoli? Molte, sono sincero: giocavamo con un modulo che sulla carta era un 5-3-2 ma in campo assomigliava più a un 4-4-2, lo stesso accade anche oggi. Però la somiglianza più netta la vedo tra le persone, tutti bravi ragazzi dediti alla maglia: Perin, Lamanna, Pinilla con l’abbraccio alla figlia in mezzo al campo, Antonini col gesto di grande spessore umano tra il fango e i genovesi e il bacio dato alla moglie dopo il gol vittoria assomigliano ai miei compagni di squadra Torrente, Eranio, Branco, Signorini… Chi vince è sempre l’uomo, ricordatelo. Infine Gasperini e Bagnoli, molto simili per la professionalità, e il preparatore dei portieri Spinelli: è in Nazionale, se lo merita ma non se ne vanta”.

Le genovesi sono un modello virtuoso perché hanno totalizzato due punti in meno delle torinesi spendendo un quarto; Conte ha fatto i complimenti al Genoa per i giovani che sta lanciando. Il cambiamento parte dalla Liguria? Ha fatto molto discutere il robusto taglio di 22,5 mln di fondi del Presidente Malagò al calcio italiano: lo trovo corretto perché le squadre di Serie A fanno fronte a degli indebitamenti mostruosi e bilanci imbarazzanti. Ben venga allora un modello Genoa e ben vengano giocatori come Mandragora, un debuttante di 17 anni: in Italia fa notizia mentre all’estero è consuetudine”.