Sembrava dovesse essere l’ultimo “sfizio” costosissimo di Florentino Perez ma a suon di gol, assist e prestazioni sempre positive, James Rodríguez ci ha messo poco più di due mesi a conquistare Madrid e la critica. Il 10 della Nazionale colombiana, autore di un Mondiale stratosferico, è intervenuto al programma spagnolo “El Larguero”: “Per realizzare i propri sogni bisogna avere le idee chiare, mete chiare. E poi, indirizzarsi decisi verso quelle. Mia madre è sempre stata il mio esempio da seguire, persona che non ha mai smesso di lottare. Sempre al mio fianco. Sentivo dentro di me il talento per poter arrivare, ma nella vita ci vuole anche fortuna. Ho debuttato come professionista a 14 anni, poi a 16 me ne sono andato in Argentina, al Banfield. Ho pianto molto, perché ero solo e molto giovane. Ma che ricordi: il calcio argentino è passione. E poi sfidare Riquelme e Almeida… “.
Dall’Argentina all’Europa in pochissimo tempo: “Al Porto c’erano campioni. La tifoseria è molto esigente ma la società ha una mentalità vincente. Da piccolo vedevo sempre il Real, aveva grandissimi campioni. Quando mi trovavo a Monaco di Baviera e mi sono visto sfilare davanti agli occhi l’autobus del Madrid, mi sono detto ‘un giorno vorrei esser li’. E guarda adesso… “.
Sul Mondiale: “É andato meglio di quello che sperassi, ho sempre sognato di fare molti gol in una competizione del genere. Già prima del Mondiale si parlava della possibilità di vestire la maglia del Real, ma ero molto tranquillo. Ero concentrato a far bene le cose in Brasile, per poter dimostrare. E lasciare poi la Francia. In passato c’ero già stato al Bernabéu, quando avevo giorni liberi andavo a vedere le partite qui a Madrid insieme a Falcao. Fin da subito mi sono sentito a mio agio a Madrid, anche in campo. Non avevo la pressione di far bene perché comparato a Di Maria. Avevo solo bisogno di tempo per adattarmi, e ora va bene. Ma son sempre stato tranquillo. Adesso corro molto di più rispetto al passato, ma sono felice: sono nel mio club ideale. Certo, voglio fare gol ma non sono un goleador. Non faccio 60 gol all’anno come Cristiano. Io, di mio, sono molto sereno. Ma sabato contro il Barcellona… ah, si che ho avvertito pressione. Ma ero fiducioso. Mi porterò sempre dentro il mio cuore certe immagini, bellissime. La cosa più impressionante? I tifosi che cantavano e gridavano al nostro arrivo in autobus. Una cosa incredibile”.
Infine, la sorpresa: “Per la sua qualità dico Isco mentre Cristiano è il migliore del mondo, una macchina da gol. E una gran persona. Merita di vincerlo ancora“.