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E adesso tracciamo le conclusioni. Una due giorni fatale per le italiane, in Champions League; la Roma si sgretola a causa delle martellate bavaresi, la Juventus inciampa per lo sgambetto ellenico. Due risultati dolorosi, il primo per come è avvenuto, il secondo per chi l’ha causato.

Poco da dire per quanto riguarda Roma e Bayern; i tedeschi sono una macchina da guerra, e seppur il risultato sia esagerato la sconfitta giallorossa c’è tutta. Garcia ha, diciamolo, peccato di presunzione, facendo perfino bene: non voleva snaturare la sua squadra e il suo stile di gioco, ci ha rimediato una figuraccia ma anche una lezione di vita. Quella che ti insegna a volare basso e a non esagerare con le esaltazioni: la Roma sembrava, infatti, troppo convinta delle proprie forze, dopo un avvio di stagione esaltante sia in campionato che in Europa. Troppa convinzione ha portato a una batosta assurda, che dovrà servire, come detto, da insegnamento per il futuro. Rialzarsi e ripartire, consapevoli che non bisogna mai volare troppo in alto perché c’è sempre qualcuno più forte di te e non solo, addirittura capace di farti fare una figura barbina dinanzi agli occhi del mondo intero.

Poi, passano ventiquattr’ore e… la Juve inciampa in Grecia per mano dell’Olympiacos. Tutti spenti i bianconeri, spezzati in due dalla rete dell’ex Palermo Kasami, e non in grado di reagire. Qualificazione, adesso, decisamente complicata per gli Allegri-boys. Ripresa un po’ migliore, ma troppo poca roba in confronto a ciò che serviva per rimediare a quella che… sì, è anch’essa una figuraccia. Perché l’Olympiacos sarà pure una buona squadra, ma la Vecchia Signora doveva dimostrare di aver imparato a far male anche fuori dai nostri confini. Macché: passeranno gli anni, cambieranno gli allenatori, il risultato è sempre lo stesso. Le cause? Nella testa: in Italia leoni, in Europa… continuate voi.

Tracciamola dunque, questa linea, e diamole le conclusioni: rimandati – e con voti bassissimi – in Europa, stavolta. Figuracce: due, ed entrambe di egual misura. Una per il risultato, l’altra per l’avversario. Lavorare adesso, e sodo, perché il calcio italiano merita di tornare ai fasti di un tempo.