La dieta del centravanti

Consumato o quasi il primo quinto di campionato, nella graduatoria dei cannonieri pro tempore, lo zero assoluto spicca candido accanto ai nomi di alcuni tra i più attesi bomber di prima fascia.
Finora guidano la classifica dei virtuosi lo spagnolo Callejon e il nipponico Honda, brevilinei che amano giocare decentrati, abili nell’articolare le ripartenze e finalizzare infilando la palla nelle finestre aperte tra palo e portiere. Con loro l’argentino Tevez, altro attaccante di movimento, esplosivo nel breve e feroce nel rubare il tempo per concludere. Ma hanno ben figurato anche Gervinho, tra gli attaccanti esterni, Destro e Djordjevic come centravanti di movimento.

Forse avrà un peso anche il modo di giocare che va affermandosi in serie A. Molte vittorie esterne, conquistate con attendismo e ripartenze, accortezza tattica anche in fase offensiva, difficoltà nello scoprirsi e arrembaggi solo in mare aperto, quando si tratta di recuperare svantaggi o espugnare roccaforti difensive. E stretti lì, tra rocciosi faraglioni centrali, i centravanti di stampo classico, costretti a immolarsi in spazi angusti per cercare di favorire le sponde, lottando per carpire un piazzamento idoneo a sbalzare in porta una deviazione ravvicinata. Attaccanti muscolari, veri “nueve” e tuttavia spesso più utili per la carambola che per l’ultima zampata.

Tra gli “zeri assoluti” di quest’avvio di stagione, fa rumore il nome di Higuain. Il grande sconfitto del mondiale brasiliano sembra trascinarsi dietro un residuo di maledizione. Lasciato solo dai compagni, periferico e isolato come un quartiere senza servizi, al “Pipita” sembrano mancare i rifornimenti primari. Si incupisce, si lascia andare a conclusioni velleitarie, ciabattate dalla distanza a cercare ipotetiche nonne in tribuna. La tensione cresce, i cartellini si accumulano e le proteste salgono come imprecazioni sulfuree evaporate verso il cielo.

Con lui, un irriconoscibile Llorente. Il lottatore basco, così abile nella scorsa stagione a difendere il pallone e girarsi in area per conquistare spazi panoramici, oggi fatica ad affittare attici negli ultimi sedici metri. Tra le aspirazioni nobiliari della Juventus e la resa proletaria di Llorente, inizia ad aprirsi una frattura che nessun sindacato dei tifosi sembra intenzionato a comporre.

Un caso a parte invece è quello di Gomez. Il colosso dalle ginocchia fragili ha finora disputato dodici partite in due stagioni, con tre gol all’attivo. Nelle tre partite sin qui disputate, prima di ricadere nella labilità giunturale, ha mostrato una condizione approssimativa, una pesantezza esistenziale e a tratti anche una rassegnazione atletica poco rispondenti alle aspettative e alla fama con cui era giunto in Italia. Più zavorra che elemento trainante, l’ex bomber di Bayern e Stoccarda si sta trasformando in un Super Mario Godot, che è sempre più difficile attendere con pazienza.

Ma se questo è il rendimento delle stelle straniere del campionato di serie A, anche gli italiani all’estero stanno restituendo pallon per focaccia. Le impietose immagini di pochi giorni fa, che mostrano un altro Super Mario, questa volta Balotelli, mentre con un anti-miracolo pedatorio divora a porta vuota un gol praticamente fatto, espongono al pubblico ludibrio anche l’ex attaccante del Milan e della Nazionale. Finora, nella sua avventura a Liverpool, anche Balotelli è introvabile nella classifica dei marcatori, nascosto dietro uno zero che già sta facendo gridare al bidonaggio tecnico i sostenitori dei Reds.

Da qui a natale ci sarà modo di registrare qualche resurrezione tra i succitati nomi. L’entrata a regime della migliore condizione atletica, la spinta dell’orgoglio o la correzione dei meccanismi di gioco probabilmente favoriranno il ritorno del gol e smuoveranno il contatore personale di Higuain, Llorente e Gomez. L’appetito vien mangiando. Ma per ora, i bomber pesanti si sono messi a dieta.

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Paolo Chichierchia