Spartak, non cambi mai

La sconfitta nella neve di Ekaterinenburg ha scatenato la bufera in casa Spartak. Dopo un inizio incoraggiante la squadra di Yakin ha seguito le orme delle versioni precedenti, cominciando piano piano a deludere le aspettative iniziali. Una piazza molto complicata quella dello Spartak, che pretende subito i risultati e, con l’aumentare delle delusioni, rende ancor più difficile l’instaurazione di un progetto a lungo termine, ovvero di ciò che realmente necessità la compagine biancorossa.

Ci risiamo. Di chi è la colpa stavolta? Come d’abitudine dopo un inizio relativamente convincente (soprattutto perchè privo di gare casalinghe) lo Spartak fatica a dare continuità ai suoi risultati e alle sue prestazioni, nonostante la totale assenza di impegni infrasettimanali. Nemmeno lo specialista Yakin sembra aver trovato la soluzione per questi problemi di lungo corso che affliggono la più tifata squadra moscovita, apparsa, come la nazionale (paradossalmente, dato che al mondiale era stato snobbato), troppo dipendente da Artem Dzyuba. Se l’ex Rostov gira, lo Spartak va, altrimenti ogni idea offensiva è spenta sul nascere. E la difesa, noto tallone d’achille dei biancorossi, non riesce a trovare i meccanismi giusti per dare stabilità alla squadra.

Una vittoria in casa dell’Ural (che non aveva mai vinto tra le mura amiche su sei incontri disputati) avrebbe regalato la terza piazza solitaria allo Spartak, che ora comincia ad accusare un sostanzioso ritardo rispetto a CSKA e Zenit, abili a fare il vuoto nonostante il gravoso impegno in Champions League e una serie di scontri diretti.

Oltre ai problemi già noti ai tifosi non sono andate giù alcune scelte dell’allenatore. L’arretramento di Yakovlev sulla linea difensiva ha destato non poco stupore e il campo ha sancito l’inadeguatezza della decisione; la mancanza di un piano b, di fantasia può creare problemi per il futuro, dato che la dipendenza da singoli schemi, come la palla lunga per Dzyuba, alla lunga può risultare un enorme freno: se all’Ural è bastato bloccare l’arcigno centravanti russo per avere la meglio nell’incontro di ieri come può pensare lo Spartak di vincere il titolo?

Esistono però due fattori che possono far sorridere quelli dello Spartak: uno porta il nome di Roman Shirokov, l’altro è il calendario. L’ex Zenit è tornato dopo l’infortunio è può consegnare quella intercambiabilità di opportunità in fase offensiva della quale i biancorossi scarseggiavano. Come ha detto Arshavin, inoltre, Shirokov sa cosa vuole dire vincere e può prendersi sulle spalle tutto il gruppo. Ma non è tutto: avendo giocato molto fuori casa, otto volte su dieci, e già passato le trasferte di San Pietroburgo e Krasnodar, lo Spartak può trovare un forte aiuto nel nuovo stadio, la Otrkitye Arena, impianto eccezionale voluto fortemente dal presidente Fedun.

Senza l’ombra di Karpin, abituale sostituto degli stranieri che hanno allenato in passato lo Spartak, Yakin ha più libertà per lavorare. Ma attenzione, a Mosca esigono i risultati. E in breve tempo.

 

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Michael Braga