Durante gli anni in cui l’Europa era divisa in blocchi contrapposti, ad Est della cortina anche il calcio slovacco (ma potremmo anche dire ceco-slovacco, parlando dell’epoca) raggiunse traguardi importanti in Europa. Ancora una volta, il palcoscenico fu quello della vecchia Coppa delle Coppe.
Il valore calcistico della locale scuola danubiana aveva una lunga tradizione, che a livello di nazionale partiva dalla finale mondiale del 1934, persa contro l’Italia, a quella disputata contro il Brasile in Cile, nel 1962, persa anche in quell’occasione. Portatori sani di un calcio basato tradizionalmente e sulla condizione atletica (tanto più nell’era sovietica), i cecoslovacchi hanno sempre goduto di buon prestigio. Tra tutti, forse il calciatore più importante fu Masopust, stella della nazionale e del Dukla Praga, elogiato a più riprese anche da Pelé.
Ma a livello di club, uno storico successo fu quello raggiunto nel 1969 dallo Slovan di Bratislava. Ancora più risplendente se consideriamo che l’avversario superato in finale fu il Barcellona, che, per colpa di quella sconfitta dovette aspettare ancora diversi anni, prima di raggiungere la prima agognata vittoria europea.
Il primo ostacolo superato dallo Slovan furono gli jugoslavi del Bor. In una sfida dell’Est – tra squadre di nazioni che oggi non esistono più come tali – lo Slovan si impose per 3-0 in casa e nonostante la sconfitta per 2-0 in trasferta, riuscì a passare il turno. Negli ottavi l’avversario divenne più temibile: il Porto. In questo caso, lo Slovan invertì la direzionale vettoriale dei risultati, mantenendo immutato il passaggio finale del turno: prima perse per 1-0 ad Oporto, poi travolse in casa i lusitani per 4-0. Nei quarti, toccò ad una squadra italiana arrendersi: il Torino (con Agroppi in campo e Mondonico tra le riserve). Lo Slovan riuscì a imporsi sia in casa che in trasferta (0-1 e 1-2). In semifinale, contro gli scozzesi de Dunfermline, l’agonismo degli slovacchi prevalse in 180 minuti serrati, conclusi con un 1-1 in Scozia e una vittoria di misura per 1-0 in casa.
Questo l’onorevole ruolino di marcia dello Slovan Bratislava, fino alla finale che si disputò al St. Jacob Stadion di Basilea, il 21 maggio 1969, davanti a circa ventimila spettatori.
Si trattò di un incontro ricco di suggestioni anche extracalcistiche. Da pochi mesi, si era esaurita, con l’invasione sovietica quella che fu definita “la Primavera di Praga” e che aveva messo alla prova il regime comunista filosovietico. Ora, la finale di Coppa delle Coppe metteva di fronte a una parte lo Slovan Bratislava, dall’altra il Barcellona, proveniente da una Spagna dove vigeva il regime di destra del ‘Generalisimo’ Francisco Franco.
Fu una partita ricca di emozioni e di reti. Il Barcellona, partito coi favori del pronostico, si ritrovò sotto di un gol già al secondo minuto, tuttavia dopo un quarto d’ora riuscì a pareggiare. Ma lo slancio dello Slovan non subì contraccolpi: prima alla mezzora, poi al 42’, mise a segno altre due reti.
Nella ripresa il Barcellona provò sin da subito ad avviare una rimonta e dopo soli sette minuti accorciò le distanze. Tuttavia lo Slovan non capitolò e andò a vincere la Coppa delle Coppe.
Per il calcio slovacco, resta ad oggi l’unico successo europeo conseguito da una formazione di club.
Di seguito, il tabellino.
SLOVAN BRATISLAVA: Vencel, Filo, Horvath; Hrivnak, Zlocha, Hrdlicka; Josef Capkovic; Cvetler, Moder (Hatar), Jokl, Jan Capkovic
BARCELLONA: Sadurni, Franch (Pereda), Eladio; Rife, Olivella, Zabalza; Pellicer, Castro (Mendoza), Zaldua, Fuste, Rexach.
MARCATORI: 2′ Cvetler, 16′ Zaldua (BA), 30′ Hrivnak, 42′ Jan Capkovic, 52′ Rexach (BA).