Home » Moviola contro challenge: la teoria

Il dibattito principale scaturito da Juventus-Roma è quello sulla ipotizzata “moviola in campo”. Spesso, quando si entra in questo discorso, si tende a portare esempi derivanti da altri sport. Essi sono, tra gli altri, il tennis, il baseball, il football. Questi esempi sono molte volte portati senza confrontare il modo in cui la moviola in campo funziona negli altri sport e cosa vorrebbe dire adottare lo stesso modello al calcio.
Quindi in questo articolo non parleremo del mezzo tecnologico o delle differenze tra uno sport e l’altro, ma di come la possibilità di rivedere le azioni che danno adito a dubbi viene gestita.
Faremo il caso del football, perché si tratta di un regolamento molto chiaro, sia nelle regole di base che in quelle riguardanti il replay.Nfl logo
Più specificatamente, adotteremo il caso della NFL, la più famosa lega di football americana professionistica, che qui su MP vi raccontiamo ogni settimana con un rapporto settimanale e le classifiche aggiornate.

Esistono una serie di regole molto precise che consentono a una squadra di utilizzare quelli che si chiamano “challenge” in NFL. Le ricapitoliamo per poi adattarle una a una al caso nostrano.

  1. Ci sono solo due challenge a disposizione per squadra. Se il challenge non ha successo, un timeout viene tolto alla squadra che l’ha chiamato. Se tutti e due i challenge hanno successo, un terzo challenge viene consentito. Qualsiasi segnatura (touchdown) viene rivista dagli arbitri senza bisogno di un challenge.
  2. Il challenge è chiamabile solo su alcune situazioni di gioco. La lista è molto precisa. Per dare un’idea, si può chiamare un challenge sul posizionamento del pallone (su quello che si chiama “massimo avanzamento”) solo se coinvolto c’è un primo down. In parole povere, se e solo se il posizionamento errato della palla da parte degli arbitri preclude un nuovo set di quattro tentativi per avanzare il pallone. Se si è lontani dal primo down, anche se gli arbitri tolgono tre yard di avanzamento non ci si può fare nulla.
  3. Se un allenatore chiama un challenge su una giocata non rivedibile (punto precedente) non si hanno penalità, tranne se non ne approfitti per fermare il gioco (e quindi il cronometro).
  4. Il challenge va chiamato prima che la giocata successiva inizi. Una volta che il pallone è in gioco non è più possibile farlo.
  5. Perché la chiamata degli arbitri venga sovvertita è necessario che ci siano palesi prove visive del loro errore. Se il dubbio resta la chiamata degli arbitri, anche se errata, rimane.

Vediamo cosa potrebbe significare “tradurre” questo ferreo regolamento in termini calciofili:

  1. Se ci fossero solo due moviole a partita per squadra, sarebbero abbastanza? Probabilmente sì. Se poi le azioni che originano un gol fossero automaticamente riviste, anche la contestatissima Juventus-Roma sarebbe stata “limata” dei suoi errori. Rimane però il problema di non riuscire in alcun modo a “penalizzare” una squadra che richiede una moviola senza motivazioni. Non esistono timeout da togliere a una squadra di calcio. Togliere una sostituzione? Un punto in classifica? Una penalizzazione deve a nostro parere esserci, per far sì che le partite non siano prolungate da challenge, passateci il termine, ridicoli.
  2. Il secondo punto è il più spinoso: quali azioni possono essere giudicate con un replay nel calcio? Il posizionamento di un fallo (Pjanić su Pogba per il secondo rigore juventino, a esempio) lo sarebbe, ma forse il rigore dato a Totti contro Lichtsteiner non sarebbe rivedibile. In pratica, si potrebbe vedere DOVE si è commesso fallo ma non SE c’è stato, perché l’assegnazione di un fallo può non essere così intelligìbile. Il problema vero è che le regole del calcio rimangono “interpretabili”, quindi anche un replay a volte potrebbe essere inutile. Arriveremo a questo durante la spiegazione dell’ultimo punto.
  3. Come sopra, ci dovrebbe essere penalità. Per sua essenza, il football ammette che ci sia il tempo di chiamare un challenge tra una giocata e l’altra, il calcio no. Se si ferma un’azione senza motivo, bisogna essere penalizzati.
  4. Simile al punto precedente, sottintenderebbe che se l’arbitro non ferma il gioco, l’azione non può essere soggetta a moviola. Probabilmente un allenatore di calcio dovrebbe essere dotato della possibilità di fermare l’azione con palla in gioco, magari entro un certo lasso di tempo dal fallo o fuorigioco incriminato. Questo punto e il precedente sono disseminati di trappole per il legislatori del caso.
  5. Ultimo punto, se possibile ancora più complicato: Pjanić tocca il piede di Pogba all’esterno dell’area di rigore? Non ci sono prove visive evidenti, perché sulla questione, anche dopo il replay, nessuno sa esprimersi con certezza. In quel caso non sarebbe cambiato nulla, mentre forse il rigore per fallo di mano di Maicon sarebbe stato cancellato dalla moviola.

Domani, nella seconda parte di questo speciale, vedremo l’applicazione di questo metodo teorico a Juventus-Roma del 5 ottobre.