Daspo di gruppo, blocco trasferte e inasprimento delle pene per frode sportiva. Queste le tre novità principali di un decreto sugli stadi diventato legge nelle ultime ore. Finalmente, no? Finalmente qualcosa si muove, si potrebbe pensare, e forse è così. Dunque, finalmente una legge sugli stadi, che consentirà di gestire in maniera migliore una situazione che tuttora, nonostante tornelli, steward, biglietti nominali e tessere del tifoso, non è assolutamente migliorata. I fatti di Roma, riguardanti la finale di Coppa Italia con la morte di Ciro Esposito, ne sono un chiaro esempio.
La novità delle novità, comunque, è un’altra: la pistola elettrica. Da usare con moderazione eh, sia chiaro. Cioè, bisognerà utilizzarla (cito dal documento ufficiale) “per lo svolgimento dei compiti di pubblica sicurezza e polizia”, e soprattutto “dovrà avvenire con le necessarie cautele per la salute e secondo principi di precauzione”. Una pistola elettrica da usare preservando la salute di chi ne viene colpito. Chapeau.
A prescindere dal suo utilizzo, comunque, e a prescindere dall’utilizzo di tutte le altre “novità”, si può affermare che nulla cambierà per davvero se non cambierà, in Italia, la cultura sportiva. Nei tifosi, principalmente. Il calcio, qui da noi, è vissuto in maniera esclusivamente maleducata. Lo schieramento in fazioni è naturale, è innato nella mente umana; l’approccio con cui si associano comportamenti e passioni nel calcio, però, è fondamentalmente sbagliato, qui nel Belpaese soprattutto. E non vogliamo appellarci a quei falsi buonismi che quando emergono sono sia controproducenti, sia fastidiosi: è bene che nel calcio ci sia rivalità, è bene che ci siano sfottò e anche quel pizzico di odio sportivo che dona sale alle competizioni. Quando tutto ciò scade nell’odio puro, ecco: le cose sono preoccupanti.
Sotto questo aspetto bisogna lavorare. Decreti, leggi e pistole elettriche? Ok, utilizziamo tutte queste cose, ma vedrete: saranno inutili se non si prenderanno provvedimenti a priori. Bisogna cambiare la cosa alla base, ed educare fin da bambini a seguire lo sport, il calcio, come una profondissima passione, non come un motivo per sfogare le proprie frustrazioni. “Prevenire è meglio che curare” diceva un famosissimo spot, qualche anno fa. Le misure che si sono prese finora sono cure inutili. Prevenire, quello, si pensa a farlo sempre quando poi tutto diventa troppo tardi.