In una lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, il portiere della Roma, Morgan De Sanctis, alimenta nuovamente le polemiche del post Juve-Roma. Il numero uno giallorosso, assente per infortunio in casa dei bianconeri, ha dichiarato: “I vincitori dovevano abbassare i toni e invece è stato il contrario. Con 20 anni di calcio alle spalle, Totti ha fatto bene a parlare dopo il match. Si fa fatica ad accettare certe decisioni perché si ha la sensazione di non giocare ad armi pari. Come la Supercoppa persa col Napoli, l’amarezza più grande della carriera – spiega De Sanctis – Io e Buffon siamo anziani e forse stiamo perdendo la memoria. Come dicono a Torino? ‘Vincere non è importante: è l’unica cosa che conta’. Dovrebbero aggiungere: ‘E non ci interessa tanto come’. Non parlo di furti, intendo dire che dovrebbero ammettere di essere stati fortunati e non trincerarsi dietro la tesi dell’accerchiamento. Io a Gigi posso insegnare come si perde; un giorno però spero di potergli insegnare anche come si vince. A Torino, del resto, abbiamo dimostrato di essere migliori di loro“.
Un De Sanctis scatenato che poi parla anche di sudditanza: “La sudditanza psicologica esiste. Sulla Juve occorre fare una valutazione generale: tutto quello che ha vinto nel calcio italiano non è proporzionale a quello che ha vinto all’estero. Ed è un qualcosa che fa riflettere – conclude – Il sistema italiano si muove con leggi non scritte in cui il potente ha sempre ragione e gli si può concedere tutto. Ho ancora nella memoria i flash dopo il primo rigore per il mani di Maicon e dopo il gol di Totti: è assurdo che 4-5 juventini debbano andare a protestare da Rocchi, che è bravissimo. È una situazione studiata che usano nei momenti d’indecisione“.