Rugby League, Inghilterra: St Helens batte Wigan a Old Trafford e fa sua la Super League 2014
Grande impresa di St Helens, che grazie al 14-6 rifilato a Wigan nella finalissima porta a casa il titolo di campione d’Inghilterra 2014, per la tredicesima volta nella sua storia. La Grand-Final, giocata davanti agli oltre 70mila di Old Trafford (Manchester), si conferma uno degli appuntamenti più elettrizzanti dell’anno sportivo britannico, per tensione, gesti tecnici e importanza della posta in palio. Come al solito ottimo il supporto canoro dei tifosi giunti dalla Merseyside e della Greater Manchester, data anche la rivalità storica tra i due club.
In cronaca, il momento di cui tutti hanno parlato e parleranno: la finale non è iniziata che da 2′ quando il pilone gallese Ben Flower colpisce dopo uno scontro diretto il neozelandese Lance Hoaia con un pugno al volto, con l’ex Kiwis praticamente fermo a terra. Phil Bentham, data la gravità dell’accaduto, non ha dubbi ed estrae il cartellino rosso: mai nell’era moderna c’era stata un’espulsione diretta in una Grand-Final ma la gravità del gesto di Flower – che il giorno dopo la partita ha chiesto scusa all’avversario e sconterà una lunga squalifica – lascia poco margine di scelta, oltre che poco spazio per la polemica. In 12 contro 13 Wigan, alla vigilia data per favorita anche per le assenze di diversi uomini chiave in casa Saints (Walsh, Lomax e altri), è costretta a difendere e limitare i danni, cercando di colpire nelle poche occasioni concesse dall’avversario con l’uomo in più. Il piano perfetto, aggiustato in corsa da Shaun Wane, sembra anche funzionare quando Joe Burgess, fresco di convocazioni con l’Inghilterra per il Four Nations, va oltre e segna la meta del 2-6, poco prima del riposo; prima avevano mosso il tabellone i calci di Percival e Matty Smith.
Nella ripresa, Wigan inizia a sentire la fatica di giocare tutta una finale con l’uomo in più. Il problema è che dall’altra parte St Helens, già alle prese con l’infermeria piena e una serie infinita di aggiustamenti in corsa (Makinson estremo), con l’affaire Flower ha perso l’ultimo mediano di ruolo rimasto a disposizione: difficile, senza playmaker, creare gioco e scardinare la difesa dei Warriors. Ci penserà allora James Roby – miglior tallonatore del campionato e Man of the Match a Old Trafford – insieme al pacchetto di mischia a piegare la resistenza dei campioni in carica, complice anche la serata no di Bowen, lontano parente dell’asso ammirato da estremo negli anni di North Queensland. Risolveranno tutto, dopo una gara di sacrificio, Soliola e Makinson e l’urlo di Paul Wellens – capitano e leader di una squadra sconfitta negli ultimi 5 viaggi al Teatro dei Sogni – è il grido di chi ha lo stemma dei Saints cucito sul cuore e gioisce per la stagione perfetta.
Dal canto suo Wigan, certo condizionata dalla follia di Flower ma anche da certe superficialità nelle scelte individuali (ad esempio Charnley libero largo a destra più volte ignorato), può dirsi soddisfatta di un secondo posto raccolto nella stagione successiva agli addii di Sam Tomkins e Pat Richards, ma avrà provato l’amarezza di una finale persa contro i rivali di sempre.
Per via di questo risultato, St Helens guadagna il diritto a partecipare all’atto decisivo del prossimo World Club Challenge, contro i South SydneyRabbitohs campioni d’Australia. Sarebbe bello, per l’importanza dell’evento e l’arrivo in Gran Bretagna di uno dei club più famosi nella storia del rugby league, giocare questa “intercontinentale” ad Anfield ma è più probabile l’impiego di Langtree Park, capace di contenere 18mila spettatori. Prenderà parte alla serie contro le franchigie NRL anche Wigan, tuttavia relegata alla sfida contro Brisbane.
Archiviata la stagione di club sia in Europa che nell’Emisfero Sud, ora l’attenzione degli appassionati di rugby league si concentrerà sul Four Nations, che dal 25 ottobre 15 novembre vedrà le nazionali di Australia, Nuova Zelanda, Inghilterra e Samoa sfidarsi con girone all’italiana e finale tra le prime classificate. Favoriti, al solito, i Kangaroos, che però devono fare i conti con tantissimi infortuni, come quelli di Johnathan Thurston e Billy Slater. Inghilterra e Nuova Zelanda colpite dalle assenze di Sam Burgess e Sonny Bill Williams, passati al rugby union a fine stagione.