Nel calendario della Formula 1 accade frequentemente di ritrovare circuiti imprescindibili per questo sport, ricordi e frammenti di istanti quasi epici, accostati ad altri di recentissima introduzione, la cui storia appare ancora tutta da scrivere. Accanto a Silverstone, Monza o Montecarlo, i quali non hanno bisogno di presentazioni, si avvicendano i nomi di Yas Marina di Abu Dhabi , inaugurato nel 2009, il Circuito delle Americhe di Austin, nel 2012, e Sochi in Russia, che per la prima volta quest’anno ospiterà una competizione di Formula 1.
Agli inizi del ‘900 le competizioni motoristiche, ancora ai primordi, fecero due fugaci apparizioni nella Russia zarista. Nel 1913, a San Pietroburgo, il pubblico festeggiò la vittoria di un pilota russo e l’anno successivo assistette al primo posto di un pilota tedesco. La Prima Guerra Mondiale e la Rivoluzione del 1917 crearono profondi mutamenti nella società russa; in seguito il comunismo ne modificò i rapporti con l’estero. Nell’URSS della Guerra Fredda, la Formula 1 e le sue sorelle, bollate come manifestazioni dell’Occidente capitalista, non trovarono più posto.
Nel 1980 l’organizzazione dei Giochi Olimpici in Russia, con il conseguente boicottaggio statunitense per protestare contro l’invasione dell’Afghanistan, riaccese l’interesse occidentale nei confronti dell’Europa dell’Est. Bernie Ecclestone, sempre sensibile a nuovi mercati e dotato di un istinto infallibile nel sapersi creare le relazioni politico-diplomatiche adatte per inserirvisi, provò a organizzare un Gran Premio oltre la cortina di ferro. Si rivolse direttamente al Leonid Brezhnev, all’epoca Presidente della Russia Federale e a Yuri Andropov, segretario Generale del Partito Comunista, individuando Mosca come sede privilegiata e arrivando ad accarezzare l’idea di riuscire a registrarla nel calendario provvisorio del 1983. Complice la situazione politica, non fu però possibile trovare un accordo. La nazione che ebbe l’onore di ospitare la prima gara di Formula 1 oltre la “Cortina di ferro” fu la più accomodante Ungheria, nel 1986, sulla pista dell’Hungaroring.
Con l’inizio degli anni 2000 Ecclestone tornò alla carica, scoprendo nel Presidente russo Vladimir Putin un entusiasta sostenitore. In Russia, infatti, la popolarità degli eventi legati alla Formula 1 è preceduta soltanto dalle Olimpiadi e dalla Coppa del Mondo di calcio. Continuare a ignorare un mercato così vasto, per un mondo in cui le spese restano sempre enormi e la scoperta di nuovi sponsor sempre più difficile, risultava non solo impossibile, finanche suicida.
Vennero individuate due opzioni: San Pietroburgo, nei pressi dell’Aeroporto Pulkovo, oppure Mosca, come auspicato negli anni ’80. Sebbene in quest’ultima area sia poi stato costruito un circuito, che negli ultimi anni ha ospitato gare di Formula 3 e Superbike, la scelta definitiva si è rivelata essere una terza.
Si tratta di Sochi, sul Mar Nero, reduce dalle Olimpiadi Invernali del 2014, che venerdì presenterà il varo di questo nuovo tracciato. Come quasi tutti i nuovi circuiti è stato disegnato dall’architetto Hermann Tilke ed è circondato dalla curiosità degli appassionati. Molti temono di rinvenirvi uno dei principali difetti delle creazioni dell’architetto tedesco: l’estrema difficoltà dei sorpassi.
Sembra probabile che, vista la sua velocità media e l’andamento non omogeneo delle sue curve, una delle quali molto simile alla curva 8 del Circuito di Istambul, si assisterà ancora a un dominio della Mercedes, con la Red Bull pronta ad approfittare di possibili errori. La Williams potrebbe rappresentare una sorpresa, mentre gli occhi di tutti saranno puntati su Daniil Kvyat, pilota autoctono tanto amato da avere una tribuna del circuito a lui dedicata. Il giovane pilota della Toro Rosso vorrà festeggiare la promozione in Red Bull per il prossimo anno, appena ufficializzata, davanti ai suoi tifosi, dimostrando di poter di ottenere risultati migliori rispetto al connazionale Vitalij Petrov, primo russo in Formula 1 a podio nel 2011, passato quest’anno al Campionato DTM.