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Formula 1 – Hamilton allunga. Angoscia per Jules Bianchi

Esistono Gran Premi in cui ciò che si verifica in pista diviene meno interessante e importante di quanto avvenga all’esterno, prima e, soprattutto, dopo la gara.
Il Gran Premio di Suzuka di ieri ne è la dimostrazione. Nel week end ha tenuto banco l’avvicendamento fra Fernando Alonso, con relativi sussurri sulla possibile destinazioni dello spagnolo, e Sebastian Vettel, in procinto di legarsi alla Ferrari con il sogno di ricalcare le orme del suo idolo giovanile, Michael Schumacher.

Terminata la gara, l’attenzione di tutti è è immediatamente rivolta a Jules Bianchi, ricoverato in ospedale in condizioni critiche a seguito di un incidente frutto di una concatenazione di eventi in cui un minimo di attenzione da parte della Federazione avrebbe potuto modificarne l’epilogo.
A molti ha riportato alla mente quanto accaduto a Clay Regazzoni a Long Beach nel 1980: il pilota italo-svizzero piombò contro la Brabham di Ricardo Zunino dimenticata dai commissari a bordo pista, uscendone incredibilmente vivo, ma paraplegico.

I più giovani non possono invece non ricordare l‘incidente del 2003 in Brasile, protagonista Michael Schumacher, il quale terminò la sua uscita di pista a pochissimi metri da una gru collocata lungo le barriere. In quell’occasione il campione tedesco innescò una polemica, subito sopita, lamentandosi di come una simile leggerezza avrebbe potuto produrre un esito drammatico. Oggi queste immagini assumono i contorni di un fosco presagio e non si può non condividere l’opinione di quanti puntino il dito contro la Federazione, rea di non aver voluto migliorare questo aspetto, che già aveva fatto suonare più di un campanello d’allarme.

Dopo la domenica nera di Imola, con le morti di Roland Ratzenberger e Ayrton Senna e lo spaventoso incidente in cui fu protagonista un giovane Rubens Barrichello, la Formula 1 parve aver concluso quel processo che, da sport mortale per eccellenza, l’avrebbe condotta a divenire uno sport in cui i rischi per l’incolumità dei suoi interpreti parrebbero essersi quasi azzerati.

Oltre ai miglioramenti relativi alle monoposto (niente più ruote volanti dopo un contatto) e all’equipaggiamento dei piloti, si procedette a radicali rettifiche dei circuiti già esistenti e alla creazione di nuovi rispondenti a precisi requisiti. Se ciò, da una parte, portò la Formula 1 a una diminuzione progressiva della spettacolarità, dall’altra la traghettò verso una dimensione mai raggiunta prima, rendendola simile a un film, in cui l’eroe, dopo esplosioni e botti scenografici, emerge completamente illeso.

A Suzuka l’incidente di Bianchi ha ribadito che un requisito fondamentale della sicurezza rimane l’attenzione: è obbligatorio rimanere sempre vigili, evitando di compiacersi per i progressi raggiunti, ma ragionando invece sugli elementi da ottimizzare. Sebbene la FIA si sia affrettata a rimarcare come, nel punto dove è avvenuta l’uscita di pista del francese, fosse esposta la doppia bandiera gialla, ovvero un invito alla prudenza superiore rispetto alla singola bandiera gialla, resta la sensazione che ciò rappresenti la foglia di fico dietro cui la Federazione si nasconde per sollevarsi dalle responsabilità. Assodato che l’istinto porta sempre un pilota ad accelerare per guadagnare secondi, dopo l’incidente di Sutil l’ingresso della safety car avrebbe evitato ogni rischio e cancellato il susseguirsi di eventi che hanno portato allo schianto contro la gru.

La gara si è invece dispiegata su un canovaccio che ormai assume i contorni di una replica troppo spesso inscenata quest’anno. La partenza si è effettuata dietro alla safety car, a causa delle condizioni proibitive della pista. Dopo la momentanea interruzione, seguita ai due canonici giri che sanciscono la validità della competizione, i piloti sono rientrati in pista, con le due Mercedes a condurre le danze. La Ferrari prosegue il suo Annus Horribilis, ormai vicina a concludere un Campionato senza alcuna vittoria. Alonso ha mestamente abbandonato la contesa al terzo giro per un guasto, mentre Räikkönen si è classificato dodicesimo, fuori dalla zona punti.
I problemi alla monoposto di Rosberg hanno spianato a Lewis Hamilton la strada verso la vittoria, avvicinandolo ulteriormente al titolo: sono ora dieci i punti di vantaggio sul compagno di squadra. Vettel, autore di una gara corsa quasi oltre i limiti, completava il podio.

Nel giorno in cui tutti siamo in apprensione per le condizioni di Jules Bianchi, non si può non citare la morte di Andrea “Mandingo” De Cesaris, a causa di uno schianto in moto avvenuto sul Grande Raccordo Anulare. De Cesaris si va ad aggiungere ai tanti piloti che, per un paradosso del destino, sono sopravvissuti agli innumerevoli rischi in pista, spegnendosi infine su una strada normale, come avviene a tante, troppe, persone ogni giorno.