Ormai è più di un anno che si studiano, si sfiorano e quasi si annusano, in attesa dei relativamente pochi scontri diretti che hanno in calendario. Juventus e Roma, regine designate di Serie A, sanno che il loro fato inevitabile passa anche per i colori dell’avversaria. I giallorossi per tornare grandi come sono stati in un passato anche recente, i bianconeri per rimanerlo e continuare a far capire all’Italia e al mondo che, semplicemente, se loro vogliono, non c’è trippa per gatti.
Eppure oggi sono finalmente di fronte, oggi sapranno a chi tocca la vita e a chi la morte, entrambe ben consapevoli che la possibilità di mettere ko l’altra duellante porterà in dote un enorme peso psicologico che tuttavia farà da contrappeso a una relativa importanza in classifica: troppo presto per essere matematicamente influente, Juventus-Roma arriva però nel momento perfetto per aprire una voragine di dubbio nella contendente eventualmente sconfitta. La pausa per le Nazionali che seguirà, infatti, potrebbe portare con sé domande, problemi di autostima e di motivazione a chi dovesse andare male. Il momento è delicato e lo scettro di “squadra migliore d’Italia”, per quanto etereo e metafisico, ha un’importanza capitale. Lo sanno i giocatori, lo sanno bene gli allenatori, che nei giorni scorsi hanno un po’ giocato a nascondersi e a gettare tutto il peso addosso all’altra (più Allegri, un filo meno Garcia).
Ad aggiungere benzina sul fuoco, poi, ci ha pensato come sempre la stampa specializzata, crocifiggendo la Juve per la prova al Calderón ed esaltando Totti e la Roma per la gara al City of Manchester: a leggere i giornali pare che la Zebra sia quasi in crisi e poco importa se quella con l’Atlético è stata l’unica sconfitta stagionale con il primo gol subito dopo ben sette uscite pubbliche (quindi parlare di crisi suona un po’ ridicolo, va detto. Forse c’era una malcelata voglia di trovare a tutti i costi qualche difetto dopo una prova di forza iniziale disarmante?). Allegri, furbacchione di tre cotte, non ha aspettato altro per cogliere la palla al balzo e utilizzare le presunte crepe nella corazza bianconera a suo favore, parlando di una Roma “Con molta più autostima della Juventus, in questo momento“, riuscendo così nell’impresa di far colare tutte le aspettative sulla compagine di Garcia come se fosse una manciata di ferro incandescente. Il mister francese ha risposto snocciolando la canonica formula della “Juventus ancora più forte di tutte, è la favorita” così, per non saper né leggere né scrivere, e rispedire al mittente il bollente metallo capitatogli addosso. Il solito ciapanò.
Quel che però aspetta tutto il resto d’Italia è la risposata alla domanda su quale sia la compagine più forte della Serie A di cui sopra e disquisire di quale sia la favorita, alla fine, è un passatempo buono solo per il bar sport. L’anno scorso è servito da semplice antipasto e la contesa arriva a oggi più vecchia di una stagione e ben consolidata nelle menti di tutti: Juventus-Roma è una dicotomia quasi classica, ormai, come Aristotele-Platone, mare-montagna, Hegel-Kant, bianco-nero, cani-gatti. E ne ha assunto anche il medesimo fascino a prima vista quasi banale e scontato ma in realtà sempre nuovo e coinvolgente.
Il momento, inutile nasconderlo, è carico di adrenalina e poco importa se per la classifica sarà ininfluente: le due bestie che duellano per il dominio della foresta stanno aguzzando le zanne e lustrando gli artigli perché entrambe vogliono vincere con ogni fibra del loro essere, sanno perfettamente che questa, inevitabilmente, sarà la prima di due sole occasioni per poter inviare forte e chiaro un semplice messaggio all’avversaria: Non ti mettere in mezzo tra me e la vittoria.
Che la battaglia abbia inizio.