Il Gran Premio del Giappone nella storia

Il Gran Premio del Giappone simbolizza, per piloti e tifosi, un crocevia di emozioni: un miscuglio di ricordi sui duelli incandescenti del passato e attese speranzose verso le sfide ancora da correre.
La sua conformazione a “8”, con una serie di curve lente e veloci che ne amplificano la spettacolarità e il fatto che, sovente, sia stato il proscenio per l’assegnazione del titolo mondiale la rendono una pista unica e amatissima.

Progettato originariamente dalla Honda per effettuarvi i propri test, dagli anni ’80 Suzuka è divenuto un approdo fisso sia per la Formula 1 che per il Motomondiale.
La prima immagine che balena agli occhi osservando questa pista racchiude una panoramica delle sfide da cui, spesso, è emerso il vincitore del titolo mondiale.

I più celebri in assoluto rimangono quelli occorsi,  fra Ayrton Senna e Alain Prost, il primo dei quali risale al 1988. La gara rimane una delle più incredibili nella storia della Formula 1 moderna, grazie soprattutto alle funambolica cavalcata del brasiliano; partito dalla pole position, scivolato nelle retrovie per aver fatto spegnere il motore, fu autore di una rimonta entusiasmante che lo portò a tagliare il traguardo davanti al francese, laureandosi così campione del mondo. Agli intervistatori che gli domandavano incuriositi cosa avesse provato durante quei concitati sorpassi, dichiarò di aver veduto il volto di Dio davanti a sé.

L’anno dopo la battaglia in pista, complice il contatto fra i due che eliminò Prost dalla competizione mentre Senna, con una avvincente rimonta molto simile alla precedente giungeva primo al traguardo, si trascinò oltre l’asfalto, trascinandosi uno strascico giudiziario che a molti parve un’ingiustizia. Su pressioni del francese e di Flavio Briatore, all’epoca Team Manger della Benetton giunta seconda con Alessandro Nannini, il brasiliano venne squalificato per aver tagliato la chicane rientrando in pista.

Senna, infuriato per la decisione, si sfogò con i mass media utilizzando parole di fuoco contro Jean-Marie Balestre, all’epoca Presidente della FIA, il quale reagì con una decisione senza precedenti.
Privò Ayrton Senna della “super-licenza”, indispensabile per correre in Formula 1, assicurando che l’avrebbe restituita una volta ricevuta un’ufficiale e pubblica lettera di scuse da parte del pilota.
La lettera giunse poi sulla sua scrivania vergata dai vertici McLaren e, per non rischiare di organizzare il successivo campionato senza una delle sue stelle più fulgide, i vertici della FIA si affrettarono a restituire al brasiliano la “super-licenza”, credendo di aver chiuso la contesa.

Con questi prodromi si può giungere a comprendere le sensazioni con cui Ayrton Senna si approcciò alla gara di Suzuka, nel 1990 che, per la terza volta di fila, lo vedeva contrapposto ad Alain Prost, migrato alla Ferrari. In vantaggio di una decina di punti in classifica generale sul francese, dopo aver invano invocato l’inversione della posizione in griglia fra primo e secondo classificati nelle qualifiche, affinché l’autore della pole potesse partire dal lato pulito, Senna alla partenza tamponò Prost con una manovra molto maliziosa. Il brasiliano divenne per la seconda volta Campione del Mondo, mentre la Ferrari dovette nuovamente abbandonare la speranza di poter conquistare un titolo mondiale che mancava da molti anni.

La squadra di Maranello attese fino al 1999 per riconquistare, proprio a Suzuka, il titolo costruttori e, nell’edizione successiva, a 21 anni dal trionfo di Jody Scheckter, un pilota Ferrari vinse finalmente il titolo mondiale di Formula 1. Non poteva che essere Michael Schumacher a compiere l’impresa di riportare il Cavallino Rampante in vetta alla classifica, dopo un esaltante testa a testa, reso ancor più appassionante dalla pioggia scrosciata negli ultimi giri, con il rivale Mika Häkkinen che tallonò il tedesco fino al traguardo.

A oggi Michael Schumacher , con 6 vittorie, è il pilota con il maggior numero di successi ottenuti su questo circuito, mentre in seconda posizione staziona Sebastian Vettel, ben deciso ad aumentare i 4 allori fino ad oggi conquistati.
La Red-Bull, però, quest’anno non riveste il ruolo di grande favorita, palma che spetta invece di diritto alla Mercedes. Domenica il duello fra Hamilton e  Rosberg potrebbe riservare nuove sorprese e il circuito giapponese si è dimostrato il palcoscenico ideale per i colpi di scena inaspettati.