Mondoblob (3): pillole di calcio internazionale

Mondoblob, la nuova rubrica di MondoPallone che vuol far rivivere le emozioni del calcio internazionale, puntando i riflettori sui personaggi, le storie e gli aneddoti del mondo ‘pallonaro’ di tutto il globo. Un focus sulle vicende meno note, con video, immagini e curiosità prese dalla rete. 

La partita

Una gara apparentemente “normale”, con una nobile decaduta in crisi e una squadra alla ricerca di una propria dimensione. Amburgo-Eintracht Francoforte al “Volkparkstadion”aveva il sapore di un’ultima spiaggia per i padroni di casa, ancora a secco di goal dall’inizio del torneo e desolatamente all’ultimo posto della Bundesliga. Una gara spigolosa, subito intensa e poco spettacolare. Le aquile dell’odiato Thomas Schaaf (bandiera degli arcirivali del Werder Brema) agiscono in contropiede, mentre i biancorossi faticano a creare a gioco. All’intervallo l’Amburgo prosegue l’astinenza da goal, che supera i 450 minuti (!!), ma non tutti i mali vengono soli. Ultima azione di gioco della frazione: contropiede di Chandler sulla sinistra, cross in mezzo per Seferovic e goal del vantaggio dopo il liscio di mezza difesa dell’HSV. Nella ripresa l’agonismo locale scalfisce la retroguardia ospite e, “incurante” del pericolo di entrare nella storia, Nicolai Müller sigla il goal che manda in estasi un intero popolo. In pochi attimi, i fantasmi della Zweite e del Bochum 1979-80 (l’ultima a squadra a detenere l’analogo e poco invidiabile record, con circa 370 minuti senza reti all’attivo) vengono scacciati. Ma non per molto.

Il forcing finale degli anseatici è tanto commovente quanto confuso e irrazionale. E quando sembra che la gara si avvii verso la parità, Piazon – eterna promessa incompiuta di Chelsea e Vitesse – pennella su punizione il punto del 2-1, lasciando di sasso un attonito Drobny.  E cosi, nonostante la lunga militante nella massima serie (55 anni in Bundesliga con pedigree da big del calcio tedesco), l’avventura nell’elite del calcio teutonico dell’Amburgo rischia di interrompersi in una stagione che sembra maledetta. Ancor più di quella passata.

Il personaggio

Ritornato alla ribalta dopo la sfortunata e intensa avventura in terra basca (terminata con due finali perse), Marcelo Bielsa è tornato in pista nella Ligue 1 con il Marsiglia. La precedente travagliata stagione iniziata con Baup in panchina, aveva gettato nello sconforto i passionali tifosi dell’OM, che si auguravano una svolta in questo nuovo campionato.  L ‘ingaggio del tecnico di Rosario ha subito riportato entusiasmo. E polemiche. Dalla campagna acquisti deludente (“Mi avevano promesso dei rinforzi seri, e invece il progetto si è rivelato una bufala” –  ha dichiarato dopo la prima sconfitta stagionale Bielsa) alle frecciatine con l’ex presidente Tapie, fino ad arrivare alle ultime velenose affermazioni sui dirigenti del club biancoceleste, ritenuti senza mezzi giri di parole degli “incapaci”.

Il campo finora ha emesso i suoi verdetti, e dopo un inizio infarcito di sconfitte, il Marsiglia ha inanellato sei vittorie consecutive (l’ultima delle quali contro il Saint Etienne), siglando ben 18 reti e conquistando la vetta in solitaria della classifica. Sotto la cura de “El Loco” sono rinati Gignac e Imbula, solo qualche mesi fa abulici e criticati dall’intera tifoseria, e sono state assorbite in modo inimmaginabile le cessioni di Ayew, Mendes e Valbuena. Un miracolo del tecnico argentino, che non ha di certo paura ad affrontare sfide ardue e salite ripide.  Del resto, a un uomo a cui hanno intitolato uno stadio (il “Colosso Marcelo Bielsa di Rosario”) da vivo e che non ha avuto paura ad affrontare i tifosi del Newell’s persino con una bomba a mano, poteva mai spaventare una sfida del genere?

La curiosità

Jonjo Shelvey sugli scudi. Non per una dribbling mozzafiato o un tiro sotto l’incrocio dei pali. E neanche per un recupero in tackle o un prodigioso salvataggio difensivo. Niente di tutto questo. Il centrocampista in forza allo Swansea si è reso protagonista di un gesto di grande umanità aiutando Harry Jacobs, un bambino di otto anni tifosissimo dei “Cigni” gallesi e innamorato alla follia del numero otto bianco. Il ragazzo, affetto anche lui come il famoso calciatore da alopecia totale, ovvero una  malattia che impedisce la crescita del pelo su tutto il corpo umano, aveva chiesto – tramite una lettera – al suo idolo di poter essere accompagnato a scuola. Shelvey, ricevuta la missiva ha deciso di invitare tutta la famiglia al “Liberty Stadium” per assistere alla sfida con il Southampton, regalando al piccolo Harry l’ulteriore gioia di calcare il prato verde insieme, mano nella mano. Un piccolo grande gesto di solidarietà umana, accolto con enfasi dall’intera tifoseria.

 

Il video

A 38 anni “El Chino” Recoba continua a stupire con il suo genio e la sua sconfinata classe. Al “Parque Central” proprio l’ex Inter (tra le altre) sblocca la difficile sfida interna del Nacional contro il Montevideo Wanderers direttamente da corner, siglando il “goal olimpico” dell’anno. Non è la prima volta, però, che Recoba inventa reti del genere direttamente dalla bandierina. Dal suo ritorno in terra charrúa, infatti, anche Argentinos Juniors e Liverpool di Montevideo si sono dovute arrendere alla debordante classe del fantasista uruguagio, che ha castigato da corner più squadre nel corso della sua carriera. Il marchio di fabbrica di uno dei talenti più cristallini del panorama calcistico internazionale.

La frase

Non esistono squadre imbattibili su questo mondo. Il River Plate sta giocando bene, ma noi siamo il Boca Juniors. E domenica andremo in campo con un solo obiettivo: vincere. Il resto, a partire dalle chiacchiere e dai moduli tattici non mi interessa”

Rodolfo Arruabarrena, allenatore del Boca Juniors prima del “Superclásico”